LU – I dieci anni dello spumante dell’antica Malvasia Greca, un Grignolino “artistico” e la fine della vendemmia: tre ottimi motivi per far festa alla Casalone viticoltori. Invito in cantina domenica, dalle 19, per la presentazione della nuova etichetta del Grignolino storico che riproduce il dipinto «I Canonici di Lu» di Pietro Francesco Guala e lunedì 1° ottobre per la degustazione (su invito) dell’antico e raro vitigno di Malvasia Greca nelle versioni Metodo Classico, Passito e Bianco.
I Casalone sono una famiglia di viticoltori che da tre secoli, coltiva la vite in Monferrato. Capostipite fu Petrus Hieronymus Casalone che arrivò a Lu nel 1734, come colono e vignaiolo dei Marchesi Millo. Oggi l’azienda ha 10 ettari di vigneti e produce 40 mila bottiglie all’anno. È guidata da Paolo e Pier Angelo, anche se papà Ernesto, 85 anni, continua a vigilare su lavoro e scelte dei figli. Fu proprio lui, negli Anni 80, sostenuto dalla moglie Maria Luisa Terri, a credere in quella che allora, nella tradizione monferrina, si chiamava Malvasia Greca, oggi iscritta al Registro Nazionale delle varietà di viti con denominazione Malvasia Moscata. “Un nome che ricorda forse le origini del vitigno – spiegano i Casalone – la leggenda dice che partì dal porto di una piccola cittadina greca del Peloponneso, Monemvasia, dalla quale i Veneziani nel XIII secolo importarono in Italia i vitigni che presero l’attuale denominazione di Malvasie. Nostro padre ci ha scommesso in tempi in cui nessuno più vinificava quest’uva. A metà Anni 90 abbiamo deciso di fare dei reimpianti e un restyling dell’etichetta. Negli anni abbiamo continuato a impiantare e sperimentare diverse vinificazioni insieme al nostro enologo Giovanni Bailo. Quest’anno festeggiamo i dieci anni di produzione del Metodo Classico e lo facciamo con l’uscita di un’edizione speciale di uno spumante rimasto 60 mesi sui lieviti”. I Casalone coltivano la Malvasia Moscata in un ettaro e mezzo; un altro ettaro è appena stato impiantato. Si chiama Monvasia nelle sue tre versioni: acronimo di Monferrato e Malvasia. La Monvasia Bianca viene prodotta in 7 mila bottiglie; 3 mila la Monvasia Metodo Classico e mille di Monvasia Passito. L’anno scorso è iniziata una collaborazione col CNR di Torino. Il ricercatore Stefano Raimondi racconta:”la presenza in Piemonte di uve Malvasie, presumibilmente a bacca bianca, è attestata già dal 1468 negli statuti di Mondonio. Per la prima descrizione completa bisogna attendere la fine dell’800: ne parlano Demaria e Leardi riferendo anche la contrazione nell’utilizzo di questo vitigno. L’importanza storica della Malvasia Moscata è testimoniata non solo dai numerosi riferimenti, ma anche dalla distribuzione in ogni parte viticola della regione. Oggi infatti se ne sono recuperate piante, di solito ceppi isolati o porzioni di filari, nell’Alessandrino, Astigiano, Pinerolese, Chierese e perfino nel Nord Piemonte, a indicare una coltura diffusa e una presenza storica consistente”.
LA VITA CASALESE PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI ALL’EDITORIA.
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