CASALE – Questa mattina, giovedì 26 aprile, presso le Officine Meccaniche Cerutti, il Presidente d’Onore della Novipiù Casale, Dott. Giancarlo Cerutti, ha tenuto una conferenza stampa facendo un punto della situazione al termine della Regular Season.
IL BILANCIO – “Questa è una stagione che rimarrà nella storia del Club: iniziare e terminare primi in classifica con grande autorità è qualcosa di eccezionale e c’è grande soddisfazione. Se dobbiamo scegliere il momento più bello, forse scelto la vittoria con Biella in casa, impostata nello stesso modo – con aggressività e attenzione – nel quale poi l’abbiamo subito al ritorno. Ma sono stati tanti i momenti belli che ci hanno fatto chiudere la Stagione Regolare in questo modo. In quello che ci diciamo internamente, per me era chiaro che la squadra fosse più forte dell’anno scorso e che l’obiettivo fosse battersi per raggiungere le prime quattro posizioni: il fatto di essere addirittura arrivati primi è stato inaspettato, ma il percorso è studiato, non è stato un caso. Inoltre vorrei ricordare che abbiamo affrontato un campionato nobilitato dalla sfortuna: abbiamo giocato solo 5 partite su 30 a roster completo, il 20% scarso. Un altro motivo di grande soddisfazione è aver chiuso al secondo posto su 32, dopo averlo fatto anche l’anno scorso, tra le squadre che hanno avuto più minutaggio per gli U21: è un motivo di grande lode a coach Ramondino, oltre allo sviluppo dei giocatori stessi, che ha raggiunto questo risultato sportivo con giocatori giovani che hanno giocato con un elevato minutaggio“.
CASALE SORPRESA DEL CAMPIONATO – “Credo che certe volte i giornali siano un po’ troppo superficiali. Se prendiamo quelli di agosto, per esempio, e guardiamo quali erano considerate le regine del mercato e le potenziali regine del campionato, leggiamo nomi di squadre che hanno chiuso in fondo della classifica. Che fossimo una sorpresa così abnorme mi sembra un atteggiamento un po’ superficiale: il fatto di aver chiuso al primo posto, quello si, è stato inaspettato”.
LA PIRAMIDE MARTELLI-RAMONDINO-MARTINONI – “Di aneddoti particolari di questi mesi non ce ne sono. In un’azienda e in una società sportiva ci sono sempre momenti positivi e negativi, alti e bassi, ma l’importante è che la somma sia positiva: in questo caso i risultati lo sono e quindi anche il rapporto con queste persone è positivo. Altrimenti probabilmente non avremmo fatto così tanta strada assieme. Siamo arrivati a questo punto con grande positività, poi è logico che ci possono essere momenti di condivisione o meno, e fa parte dei ruoli di ognuno: non solo è lecito confrontarsi, ma è necessario, anche partendo da punti di partenza diversi. Poi si traggono le conclusioni, che sono state positive e tuttora lo sono“.
LA COPPA ITALIA – “Certamente è dispiaciuto a tutti uscire subito, e per certi versi mi ha ricordato molto quella Coppa Italia che giocammo a Novara perdendo con Imola, contro una squadra a cui, tra l’altro, mancavano giocatori importanti. Il rammarico c’è perchè potevamo batterci in maniera diversa, ma nel corso di un campionato ci sono momenti di appannamento fisico e psicologico. Probabilmente dal punto di vista psicologico non abbiamo preparato bene questo evento e siamo arrivati in una certa situazione, e questo ci ha frenato: rincorrere una partita e riacquistare concentrazione a partita in corso è molto complicato”.
IL MERCATO – “Il discorso di intervenire o meno sul mercato segue una nostra filosofia. Anche nell’anno scorso abbiamo fatto diverse valutazioni con Ramondino e Martelli, vi ricorderete la necessità iniziale. Noi ci facciamo spesso questa domanda: se non operiamo è perchè reputiamo che dia più risultato puntare sul gruppo rispetto che inserire una persona all’ultimo minuto. Noi abbiamo più questa tendenza perchè ripartiamo dal concetto che è il gruppo che ottiene risultati, non il singolo. Sostituire Marcius? Le risorse monetarie sono state messe a disposizione, sul mercato ci siamo attivati, ma com’è giusto che sia è l’allenatore che determina le scelte. E parlando con lui è stato ritenuto che quello che poteva esserci sul mercato non veniva considerato un giocatore che portasse, all’ultimo minuto, un valore aggiunto al gruppo. Così si è preferito affidarsi al gruppo stesso”.
PLAYOFF – “Noi sappiamo che dobbiamo essere pronti per giocare tante partite ravvicinate, in cui ci sono tante variabili, tanti dettagli e in cui dobbiamo tenere conto anche degli infortuni. I Playoff sono un po’ una scommessa: sappiamo che anche per un solo punto si può essere fuori. Aspettative? Quello che dico sempre è che sognare, nella vita, è importante: bisogna avere dei sogni, perchè alimentano speranza e passione, dando morale e motivazione. Se poi si realizzino tutti o in parte dipende da tanti fattori. Giocare con Jesi o Ravenna? La mia prima partita in A2 fu proprio contro Jesi: c’era Romain Sato e ci diedero una ripassata oceanica. Poi negli ultimi anni siamo andati a vincere molte volte là. Ma se uno guarda corsi e ricorsi ne trova un’infinità, queste sono solo delle casualità”.
PUBBLICO – “Credo sia scontato che la gente debba accorrere al Palazzetto per i Playoff. Casale ha avuto momenti esaltanti in tanti sport, oggi il basket è l’unico in cui Casale eccelle a livello nazionale. Veniamo da una grande stagione e se la gente non viene a sostenerci adesso, forse dovremmo farci domande sul futuro del basket casalese… Che deve vivere sulla passione di una Città intera, non di 10 persone. Aggiungo anche che, con un atto di generosità, da tre anni lasciamo i prezzi e lo schema di promozioni Playoff totalmente invariati: vero che arriviamo da anni difficili, ma credo comunque che sia un motivo in più per sostenere una Società che va incontro alla Città”.
POLISPORTIVA – “Credo che dare vita ad una Polisportiva come in Spagna non sia una cosa di facile realizzazione, ci vogliono esigenze finanziarie ed economiche molto diverse. Mi sembrano discorsi molto impegnativi perchè alla base bisogna avere un bacino anche più importante di quello che può essere Casale. Non entro nel merito se sia giusto o sbagliato, ma l’Italia è il paese dei campanili, con molti che preferiscono il proprio piccolo campanile di Serie C, rispetto a quello di A2, ad esempio, della città vicina: ripeto, non dico sia giusto o sbagliato, ma la realtà è questa. Prima di questo ci sono altri sogni“.
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