Pier Antonio Vermonti, (Vercelli 23 gennaio 1953), ha iniziato la carriera da dirigente nel lontano 1990. Un percorso ricco di soddisfazioni che prosegue da 32 anni. Conseguito il patentino da allenatore, Vermonti fu ingaggiato dall’LG Trino del presidente Mario Ramundo (1990) come Direttore Sportivo. Dal 1994 al 1996 divenne presidente del sodalizio bianco-celeste, in quelli che furono anni difficili, resi ancor più duri dall’alluvione. Il lavoro svolto al Trino lo mise in luce agli occhi della dirigenza della Pro Vercelli ed il passaggio al pluriscudettato club piemontese, fu quasi automatico. Con i presidenti Rossi e Paganoni, Pier Antonio Vermonti ricoprì la carica di responsabile dell’area marketing.
Successivamente iniziò il periodo più lungo ed importante per la carriera del neo-direttore giallo-rosso-blu. Con Il Borgovercelli furono anni d’oro, iniziati in Prima Categoria. Un campionato d’esordio da record, culminato con la promozione. Nella stagione successiva il Borgovercelli raggiunse i play-off da neo-promossa e, dopo una parentesi (5 anni) ancora alla Pro come coordinatore generale della prima squadra, il lavoro di Vermonti ricominciò con i play-off di Eccellenza, raggiunti per tre volte consecutive (la prima volta con la finale nazionale per la serie D persa su rigore). Parallelamente, l’impegno come responsabile delle giovanili, portò alla conquista di tre titoli provinciali (juniores, allievi ed esordienti) e di due titoli regionali. A BorgoVercelli il binomio Vermonti-Petrucci raggiunge traguardi storici, ma sfiorati in precedenza. Nel 2018 il ritorno al Trino come Direttore Generale al fianco di Ivano Tedoldi. L’avvento del Covid, l’interruzione dei campionati che mise fine al secondo “mandato” bianco-celeste e poi la chiamata della JCP. “Confesso che non mi aspettavo tutto questo – commenta Vermonti – perché il post-covid e una carriera di oltre 30 anni avevano rivoluzionato la mia vita e le mie priorità. Non dico che ero senza stimoli, ma capite che era difficile pensare di ricominciare ancora una volta e per di più farlo in un club storico come la Junior”. Poi è emersa la passione: “Il calcio è il mio ambiente. La passione c’è sempre stata e sempre mi accompagnerà. Di colpo mi sono trovato in una realtà nuova, in una categoria diversa, con persone che non conoscevo. Ringrazio per l’opportunità e sono bastati pochi giorni per riaccendere i motori e girare a mille come in passato. Si torna al coinvolgimento h24, a pensare alla squadra, al campionato e a tutto ciò che si deve fare per condurre una buona stagione. Lo confesso, mi mancavano queste sensazioni”. Da neo-promossi si punta ad una salvezza tranquilla: “Innanzitutto dobbiamo ambientarci in fretta alla categoria. Si sono fatti sacrifici per raggiungerla e non vogliamo perderla in pochi mesi. Parlare di salvezza e basta è oltremodo riduttivo. Si va in campo per ottenere il massimo e le motivazioni dobbiamo crearcele giorno dopo giorno. Abbiamo una maglia che gronda tradizione, dobbiamo portarle rispetto ed onorarla sempre”. Un occhio di particolare riguardo va dato ai giovani: “La regola degli under in campo non deve essere un alibi. Realtà come la nostra devono allargare e migliorare la propria base sul giovanile, perché altrimenti si rischia di dover chiudere dopo pochi anni. Ci daremo da fare per costruire quei giocatori che in un futuro non lontano possano diventare lo zoccolo duro del club. Da li in poi si potranno fare altri ragionamenti, ma ora è meglio proseguire un passo alla volta”. Un dirigente della sua esperienza mancava alla JCP da diverso tempo: “Basta poco per far funzionare bene le cose. Regole precise da osservare, rispetto e disponibilità. Non creeremo precedenti e tutti saranno messi sullo stesso piano. Stiamo iniziando insieme una meravigliosa avventura ed è proprio qui che si riconoscono le persone sulle quali contare ad occhi chiusi. La partenza è stata molto buona. L’entusiasmo della dirigenza è stato oltremodo contagioso ed è proprio grazie a quello che ho deciso di rimettermi in gioco”. Casale e la JCP, una sorta di cerchio che si chiude: “Sono da sempre legato a questa città. Mia moglie è di Casale ed i miei trascorsi calcistici sono legati al San Carlo e ad una formazione ricevuta che mi ha forgiato come atleta e come uomo. Ora si ricomincia con la Junior e sono sicuro che sarà un’esperienza positiva”.