CASALE – Al termine di approfonditi accertamenti di polizia giudiziaria, in seguito ad un intervento avvenuto a fine agosto alla Bobst di San Giorgio dove rimasero intossicati 54 dipendenti che avevano consumato il pasto presso la mensa aziendale, sono stati denunciati in stato di libertà per commercio colposo in concorso di sostanze alimentari nocive: un imprenditore, di 48 anni,amministratore delegato di un’azienda che opera nel settore alimentare con sede in Roma e un alessandrino, di 50 anni, cuoco e responsabile attuazione normativa haccp. La normativa HACCP è una sigla che sta a significare: “Hazard Analysis and Critical Control Points”, ovvero “Analisi dei rischi e punti critici di controllo”. Questo sistema viene utilizzato per garantire la salute e la sicurezza dei consumatori in riferimento al settore alimentare, va perciò a coprire tutti i processi che riguardano la filiera, dalla produzione primaria alla vendita al pubblico. L’attività di polizia giudiziaria è stata particolarmente lunga ed articolata. Nella stessa giornata, subito dopo l’intossicazione alimentare, sono stati prelevati numerosi campioni di cibo dalla mensa aziendale e sentiti tutti i testimoni per ricostruire in modo preciso l’evento. L’indagine è stata condotta congiuntamente dai militari dal NOR della Compagnia Carabinieri di Casale, dal NAS di Alessandria e per gli esami tecnico-sanitari, da personale del SIAN (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) dell’ASL di Alessandria. Gli esami tecnico–sanitari, che hanno permesso la ricostruzione esatta delle cause che hanno portato all’intossicazione alimentare di 54 persone, sono stati eseguiti presso tre laboratori presenti negli Ospedali di Torino e Tortona. A seguire l’intero iter è stato uno specialista del S.I.A.N. (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) dell’ASL di Alessandria, a cui va il merito di aver condotto un’accurata indagine medica, partendo da esami microbiologici eseguiti sui pazienti e sugli operatori, arrivando a determinare una correlazione inequivocabile tra quanto accaduto ed il mancato rispetto di alcune importanti norme sanitarie, che avrebbero determinato la presenza nel cibo dei batteri del tipo: “stafilococco aureo”.
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