Nelle acque tempestose delle elezioni presidenziali americane galleggia tra il vascello Joe Biden e il vascello Ronald Trump una mina vagante. Si chiama Robert Kennedy Jr., è il terzogenito dell’ex ministro della Giustizia ed ex senatore Robert Kennedy, assassinato nel 1968, ed è il nipote del Presidente John Fitzgerald Kennedy, assassinato nel 1963. Gli elettori lo considerano il loro più grande avvocato ambientalista, un nemico giurato delle “corporations”, le mega società. La rivista Time lo ha nominato “un eroe” per le altre sue battaglie in difesa delle minoranze e dei diritti civili. A 70 anni, è il quarto Kennedy a candidasi alla Presidenza degli Stati uniti dopo lo zio, il padre e l’altro zio, l’ex senatore Ted Kennedy, che nel 1980 perse le primarie del Partito Democratico contro il Presidente Jimmy Carter. Ma è il più controverso di tutti, al punto che quattro dei suoi fratelli si sono opposti pubblicamente alla sua candidatura definendola “dannosa per il Paese” e invitando gli elettori a non votarlo. Controverso perché, ha spiegato il quotidiano inglese Guardian, a volte assume posizioni di estrema sinistra e a volte di estrema destra, e perché troppo spesso denuncia complotti inesistenti o conduce campagne feroci come quella contro il vaccino del Covid. Vale a dire: l’ultimo erede della massima dinastia politica americana sarebbe un secondo Javier Milei, lo stravagante Presidente argentino con la motosega.
“Terzo uomo” alle presidenziali
Prima di vedere se questo ritratto sia veritiero, conviene precisare che Robert Kennedy Jr. non ha la minima possibilità di essere eletto Presidente. Non si sa quanti Stati ne accetteranno la candidatura, ma sicuramente non tutti, né quali percentuali di voti prenderebbe, secondo i sondaggi al massimo il 5 per cento. Nella storia delle elezioni presidenziali americane, inoltre, il cosiddetto “terzo uomo”, ossia il candidato indipendente, non è mai riuscito a occupare la Casa Bianca. Biden e Trump lo sanno bene, tuttavia sia l’uno sia l’altro teme che Robert Kennedy Jr. lo siluri portandogli via molti elettori. E non senza ragione. Dai sondaggi il 60 per cento degli americani è stanco del bipartitismo, o repubblicani o democratici, e vorrebbe un terzo partito. Di più, l’assenteismo e il voto di protesta crescono. Al momento, il rischio maggiore lo correrebbe Biden: nei sondaggi sulle elezioni a due, Biden ha soltanto il 2 per cento meno di Trump, mentre nei sondaggi sulle elezioni a tre ha il 4 per cento in meno. I dati sono in linea con la tradizione perché a soffrire di più del “terzo uomo” è quasi sempre stato il Presidente in carica. Due esempi: nel 1980 l’indipendente John Anderson, un centrista, sottrasse il 6,6 per cento dei voti al Presidente democratico Jimmy Carter, che perse così contro il repubblicano Ronald Reagan, e nel 1992 l’eccentrico miliardario texano Ross Perot, il fondatore del Partito Riformista, tolse al Presidente repubblicano George Bush Sr. il 20 per cento dei suffragi, dando la Casa Bianca al democratico Bill Clinton.
Perché si candida?
Non è chiaro perché, in questa situazione e con questi precedenti, Robert Kennedy Jr. abbia voluto egualmente candidarsi. Di certo, non per agevolare la vittoria di Trump, da lui ritenuto “un pericolo per la democrazia americana”, ma che continua a sottrarsi alla giustizia sebbene responsabile del tentativo di colpo di stato del 6 gennaio 2020, l’assalto armato al Palazzo del Congresso, né per defenestrare Biden, da cui fu sconfitto alle primarie democratiche. Una delle ipotesi più fondate è che l’ultimo dei Kennedy pensi di poter costringere Biden a cambiare strada su alcuni problemi di fondo dell’America, eliminando quella che egli chiama “la cleptocrazia”, ossia la corruzione della politica da parte del governo occulto della finanza e dell’industria private, una piaga trisecolare, ponendo fine alla guerra dell’Ucraina, che a suo parere è uno specchio per le allodole che nasconde la guerra della Nato contro la Russia, abolendo la “censura occulta” dei media che mascherano il degrado sociale del Paese, e così via. Un’altra ipotesi attendibile è che Robert Kennedy Jr. miri a fondare davvero un terzo partito, “We, the People”, letteralmente Noi il Popolo, che assorba a poco a poco il Partito Libertario, il Partito dei verdi e altri gruppi del dissenso. Tra i suoi possibili alleati vi sarebbe Jill Stein, la leader dei verdi, l’erede di Ralph Nader, un altro avvocato ambientalista, lo storico nemico dell’inquinamento causato dall’industria automobilistica.
Una presenza ingombrante
Qualsiasi considerazione abbia spinto Robert Kennedy Jr. a candidarsi, sia Trump, che lo ha coperto d’insulti, sia Biden, che invece lo ha ignorato, dovranno tenerne conto, in primo luogo perché sta raccogliendo ingenti fondi, in secondo luogo perché come accennato attrae gli scontenti, e in terzo perché riscuote i maggiori consensi nella “generazione Z”, i nati tra il 1972 e il 2012, i successori dei baby boomers, i nati dopo la Seconda guerra mondiale. Il Guardian non ha torto a rinfacciargli uscite vergognose come quella che il Covid fu concepito per distruggere i bianche e i neri e per salvare i cinesi e gli ebrei ashkenaziti, o critiche inaccettabili come quelle dell’etnia ebraica in America che gli costò pesanti accuse di antisemitismo, o assurde espressioni di simpatia per un leader neonazista tedesco. Ma al tempo stesso, su questi temi Robert Kennedy Jr. ha denunciato cruciali verità, quali gli enormi profitti tratti dal vaccino del Covid dalle “big pharma”, le ditte farmaceutiche, che non a caso sono le massimi finanziatrici delle elezioni americane prima ancora delle sette sorelle del petrolio; quale la preservazione dello Stato di Israele; e quale la difesa delle libertà civili. I media americani lo bollano come “un enigma politico”, ma in realtà Kennedy è contro l’establishment, soprattutto quelle istituzioni pubbliche e private che stanno distruggendo gradualmente la classe media e che sfruttano la classe bassa. E’ una sorta di moderno Masaniello, l’uomo che nel Seicento guidò Napoli nella rivolta agli spagnoli.
Più affinità con l’Europa
In Europa, che nonostante i recenti spostamenti a destra rimane meno conservatrice degli Stati Uniti, Robert Kennedy Jr. riscuoterebbe maggiore approvazione. Nel suo programma di politica interna figurano un nuovo sistema di sanità pubblica specialmente per i bambini, più sostegni ai neri e ai “natives” o indiani, un incremento dell’immigrazione legale, una minore sperequazione, tasse più alte sui mega redditi e sui mega profitti, insomma una serie di riforme di tipico stampo kennediano, come quelle del padre e degli zii 60 anni fa. Dove l’Europa si troverebbe in disaccordo con lui è sul suo programma di politica estera, troppo diverso da quello dei suoi grandi precursori, isolazionista se non xenofobo, con l’Ucraina che cederebbe alla Russia e che verrebbe esclusa dalla Nato. Ma questo è un discorso utopistico perché, ribadiamo, nei prossimi anni a reggere l’America non sarà Robert Kennedy Jr. ma sarà o Biden o Trump, il primo all’insegna della continuità e il secondo a quello della rivalsa. Il massimo che Kennedy potrà fare sarà di risvegliare la coscienza di qualche milione di americani e di inimicarsi ulteriormente l’establishment. Se non ritirerà la sua candidatura prima di novembre, come vorrebbero i fratelli che temono che si contraddica o che si sbilanci di continuo fino a rendersi ridicolo, dopo le elezioni egli non riceverà che le maledizioni dei perdenti, democratici o repubblicani che siano.
Non è l’uomo giusto…
Per oltre mezzo secolo, gli americani si sono tramandati il mito del kennedismo di generazione in generazione. Ma oggi l’ultimo dei Kennedy appare alla maggioranza di loro un alieno o, come ha scritto Time, “un planetario”, un uomo che guarda a un futuro lontano, non alla vita quotidiana. In parte è anche colpa sua perché egli non si è assunto gli oneri dinastici che gli spettavano, è stato anzi la pecora nera della famiglia, ha preso droghe e ha provocato scandali in gioventù, non si è impegnato in politica se non per un breve periodo, si è sposato tre volte, ha ricevuto e ha sporto querele senza fine. Ma la colpa maggiore è dei cambiamenti avvenuti in America dall’inizio del Terzo Millennio, cambiamenti per il peggio non il meglio tranne che nelle scienze e le tecnologie. Nell’ultimo quarto di secolo, l’America ha espresso un solo Presidente capace, per un periodo molto breve, di farla sognare e di fare sognare il mondo, per poi deluderli, il primo Presidente nero Barack Obama. Al tempo stesso, ha portato alla ribalta una pletora di finanzieri e imprenditori, di cui Elon Musk, il padre delle Tesla, e Jeff Bezos, il padre di Amazon, sono i massimi esponenti, facendo di essi i suoi padroni. La supremazia della politica, che rappresenta i cittadini, è stata erosa, tanto che l’America rischia di degenerare in una oligarchia o plutocrazia, cosa di cui Biden è conscio e che cerca di impedire, ma che fa comodo a Trump. L’America ha bisogno di una svolta epocale come fu il kennedismo, ma Robert Kennedy Jr. non è l’uomo giusto.
… ma merita stima e ammirazione
Robert Kennedy Jr. merita comunque la stima e l’ammirazione di tutti per la guerra semisecolare che ha condotto a difesa dell’ambiente, per la gestione dei cambiamenti climatici e la purificazione delle acque, per lo sviluppo dell’ecologia e la mobilitazione del pubblico contro gli inquinamenti di ogni genere. Con straordinario coraggio, e con una perizia legale e giudiziaria senza precedenti, egli ha affrontato le industrie, le istituzioni, gli uomini più potenti di un Paese che antepone di solito il guadagno alla salute, trascinandoli in tribunale, facendoli condannare e salvando letteralmente non centinaia ma migliaia di vite umane. Sovente altre Nazioni, dal Sud America all’Africa all’Asia lo hanno chiamato a insegnare loro come proteggere madre natura e sulle sue imprese sono stati scritti numerosi libri e girati alcuni film. Robert Kennedy Jr. non passerà alla storia come il no vax che criticò Anthony Fauci, la massima autorità americana sul Covid, né come un simpatizzante del neonazismo o come un razzista, né come il quarto membro della dinastia a candidarsi presidente, né come l’ago della bilancia tra Biden e Trump. Passerà alla storia come il paladino del pianeta terra e in quanto tale verrà celebrato dalle generazioni a venire per cui ha contribuito a preservarlo. In questo senso, la pecora nera della famiglia Kennedy è l’unica che ha saputo trovare e presidiare altre nuove frontiere.
Ennio Caretto