CASALE – Prosegue la pubblicazione degli elaborati messi a punto dagli studenti casalesi e che pubblichiamo sulla nostra edizione on line. Elisa Pavese frequenta la classe 3 del Liceo Classico al Balbo. In uno dei testi assegnati dalla sua insegnante di italiano Paola Del Giudice ha elaborato uno scritto particolarmente sentito e di grande spessore sul tema del dono inteso gesto spontaneo, totalmente gratuito, e ormai quasi assente nella società di oggi.
“Donare: dare spontaneamente senza esigere niente in cambio. Atto puro, sentimento loquace. Oggi spesso è visto come oggetto di scambio: offrire qualcosa in attesa di una risposta reciproca, ciò che spesso è significato del ‘dare’. La vera felicità del dono sta nell’elargire stesso, come riprende il dire famoso del “c’è più gioia nel donare che nel ricevere”. Regalo e dono assumono, dunque, significati diversi: spontaneità, intenzionalità e gratuità; sinonimi di amore. Il dono, prettamente legato al mercato, è ciò che si fa spazio come scambio utilitaristico, luogo mentale della norma del tornaconto, volendo simulare però gratuità. Donare senza una seconda intenzionalità basta poco: amare e dare fiducia che quel pezzo di sé che il donatore, perdendo nell’atto di offrire, si sente moltiplicato in sé, frutti. Sartre dice che dono solo se riconosco dono me stesso: dono della vita per cui dobbiamo essere grati da un Dio, Fato o qualsivoglia entità partorente e genitrice a cui si voglia credere. Caritas: esempio quadratico del donare e del donarsi. Associazione, unione di menti e cuori per alimentare anche metaforicamente anime, superando mura di protezione che l’incomunicabilità di diverse culture innalza. Nella realtà casalese quest’organizzazione no profit offre a centinaia di poveri posti caldi dove vivere, pasti assicurati e una spalla a cui appoggiarsi nelle situazioni di disagio. La nostra scuola sostiene a pieno questo progetto, chiedendo un piccolo aiuto ai singoli studenti per sfamare e riscaldare indigenti e carcerati. Il regalo è per il ricevente, chiunque esso sia, traduzione carnale del sentirsi amato. La società odierna sembra aver fondato edifici sull’individualismo tecnologico, mentre la stessa tecnologia potrebbe esser meccanismo e strumento di aiuto: parole calde, monete via sms, relazioni. L’uomo ha dentro di sé il desiderio di relazione che è alla base della donazione, in quanto il dono è parte di uno scambio relazionale in cui la semplicità deve stare alla base. Semplicità: è lo spogliarsi di San Francesco davanti alla folla, è il donare il fiore di un bambino alla sua mamma. Il verbo donarsi turba per la sua essenza: la gratuità, infatti il dono per essere tale deve essere gratuito. Dono è il regalo dei magi al bambino senza pretese per avvolgere di calore un cuore raggelato dall’isolamento a cui il piccolo è costretto. Gratuità è sinonimo di dignità e libertà a cui tutti, in quanto individui, dobbiamo esser soggetti. Valori che immigrati nei mari non percepiscono più, valori che dobbiamo restituire e ri-donare. Il dono dunque è simpatia nel suo senso etimologico (sunpatheia) soffrire e sentire emozioni insieme. Dono, oracolo vivente di speranza, è necessario in una società che deve combattere l’utilitarismo e l’individualismo”.