Una volta conclusa la prima parte dei festeggiamenti per la Festa del Vino (domenica, infatti, si è votato) torniamo a parlare dell’ospedale. Struttura una volta ambita per le numerose specializzazioni (escluse quelle in dotazione a quelle di Alessandria) e di primari di spessore alcuni dei quali, per la loro bravura, sono stati chiamati in centri più grandi. Da noi erano coperti tutti i reparti e non mancavano medici e personale infermieristico. Gli aggiornamenti erano costanti, fatti da medici e docenti universitari.
Un’altra carta vincente, dopo la parentesi religiosa, fu quella della scuola infermieristica interna (con una borsa di studio) che aiutava tanti giovani ad avere un domani lavorativo assicurato. Gli stessi, poi, ricoprivano durante l’estate quegli infermieri di ruolo assenti per ferie. Un turnover pesante (studio e lavoro), ma professionalmente efficace, tanto da poter affermare che in molti casi “la pratica vale più della grammatica”.
Passando il tempo, con l’imprinting politico molte Asl persero la loro autonomia, a beneficio di quelle più tutelate, e furono private di quei servizi che erano un loro fiore all’occhiello. Da qui il degrado e l’abbandono. Un esempio? Il laboratorio analisi è stato deprivato di personale, primari, funzioni. Tutto è andato altrove dopo aver dato l’illusione che la nostra USL 21 fosse la sede amministrativa per le altre USL (come Alessandria). Quì i politici del momento furono raggirati da promesse già di per sé illusorie. E i risultati nel tempo furono l’abbandono di medici validi (impegnati su più sedi), la chiusura di reparti e quel triste primato di un ospedale non più tale, come se fosse diventato un poliambulatorio.
Perché proprio l’ospedale? Perché è un centro di riferimento per tanti paesi, per un pronto soccorso immediato ed uno chirurgico se fosse ritenuto urgente, ma dotato di quel personale ritenuto necessario. Un segnale, in fondo, a riscontro delle tante promesse elettorali fatte a cittadini che non devono essere considerati di serie B, perché il diritto alla salute è ancora sancito dalla nostra Costituzione.
Renato Celeste