ROMA – Assicuro “sin d’ora che è mia intenzione sostenere con forza ogni iniziativa che verrà individuata come idonea alla salvaguardia degli interessi e delle giuste aspettative di una comunità così duramente colpita da una catastrofe ambientale di proporzioni tanto vaste”. Così ha scritto all’Afeva la Ministra della Giustizia Anna Maria Cancellieri a proposito della complessa e costosa procedura da instaurare per ottenere i risarcimenti per le vittime dell’amianto riconosciuti dalla Corte d’Appello di Torino con la sentenza di condanna in secondo grado del magnate dell’amianto Stephan Schmidheiny. La presidente di Afeva Romana Blasotti Pavesi insieme al Coordinatore della Vertenza Amianto Bruno Pesce e ai segretari di CGIL, CISL, UIL di Casale Nicola Pondrano, Luciano Bortolotto e Luigi Ferrando, il 3 luglio aveva scritto al Capo del Governo, alla Ministra Cancellieri e a tutti i vertici dei Ministeri e delle Istituzioni interessate e coinvolgibili in questo compito che visto soltanto da Casale appare immane. Coinvolti anche i parlamentari del territorio. Nella sua lettera la Ministra dichiara ddi condividere “l’estrema rilevanza delle questioni sottoposte da Afeva e la necessità dì far sentire la vicinanza delle Istituzioni alle vittime di un dramma così profondo”. Ed aggiunge: “Naturalmente, un sostegno fattivo e concreto a beneficio di colorò che hanno .subito danni in conseguenza dei reati che sono stati accertati richiederà l’impegno dell’intero Governo italiano e dunque in primis della Presidenza del Consiglio”.
Afeva nella sua lunga e circostanziata lettera esprime profonda preoccupazione per l’effettiva riscossione dei risarcimenti.
“L’unica soluzione possibile per dare esecuzione alla sentenza – scrive – consiste dunque in azioni esecutive internazionali (anche di carattere cautelare) a carico delle persone indicate nella sentenza. Tale procedimento è tuttavia proceduralmente complesso, in ragione della cittadinanza svizzera e della residenza costaricense dell’imputato, ed economicamente molto impegnativo. I nostri patrocinati, cioè le vittime del “disastro ambientale doloso”, non sono in grado di affrontare spese ingenti. L’elevata onerosità delle spese da affrontare da parte degli ammalati e dei famigliari dei cittadini e lavoratori deceduti risulterebbe altresì sproporzionata rispetto alle somme esigibili”. Afeva chiede quindi un sostegno concreto e deciso dello Stato, finalizzato al superamento degli ostacoli procedurali ed economici evidenziati; ciò al fine di dare “tutela effettiva alle parti civili di questo processo, cioè alle vittime di una strage purtroppo ancora in corso (solo a Casale e Cavagnolo circa 60 mesoteliomi all’anno) ma soprattutto per il principio di giustizia in esso affermato”. Nella lettera Afeva ricorda che “Tale richiesta, in verità, ha già trovato da parte del Governo Italiano un’importante riconoscimento nel Piano Nazionale Amianto del marzo di quest’anno (che è stato preceduto dalla Conferenza Nazionale Amianto di Venezia organizzata dal Ministro Balduzzi con i Ministri Clini e Fornero); l’obiettivo 5 di tale documento recita infatti: “Alfine di dare concreta attuazione ai contenuti della sentenza Eternit per quanto riguarda in particolare l’immediata esecutività delle provvisionali nei confronti delle parti civili, il Ministero del Lavoro ritiene opportuno istituire un tavolo di lavoro nazionale con le altre amministrazioni interessate e i soggetti danneggiati, al fine di assicurare il principio della effettività delle tutele in favore delle parti lese”.