Carissimi diocesani,
permettetemi innanzitutto di esprimere a tutti voi un sincero ringraziamento: davvero, nei giorni della mia malattia, ho avvertito il vostro affetto che si è trasformato in tanta preghiera. Grazie! Il Signore vi ricompensi. Quest’anno la buona Provvidenza di Dio ha voluto offrirmi un singolare “esercizio quaresimale”: la malattia, la fragilità, la debolezza, il dover dipendere, l’improvvisa interruzione di ogni attività… In questo tempo ho sovente ripetuto “Bonum mihi, Domine, quia humiliasti me”; eppure non ho cessato di dire, dal più profondo del cuore: “Misericordias Domini cantabo”… Ed ora, grazie a Dio e alle cure competenti e assidue, la salute riprende, le forze gradualmente ritornano, la buona volontà di ricominciare il mio servizio pastorale si rinvigorisce. Ma non è di me che devo parlarvi, o carissimi, bensì devo farvi quell’annuncio che mi urge dentro e che voglio condividere con voi: “Il Signore è risorto! Sì, è davvero risorto”! Ancora una volta, carissimi, ci è donata chiarezza di luce e di grazia, di speranza, di possibilità di cambiare la nostra storia di uomini che vivono nel recinto della morte; e questa possibilità e ricchezza ci è offerta dalla consapevole partecipazione alla liturgia pasquale che “fa memoria e rende presente” l’evento pasquale. Nessuno ha mai visto Dio: Cristo, il Figlio di Dio che è nel seno del Padre, ce lo ha “raccontato”, ce lo ha “rivelato”… Egli è la luce che risplende nella tenebra, ed ora possiamo davvero dire che è luce vittoriosa perfino sulla tenebra più fitta ed altrimenti impenetrabile: quella della morte. Noi ora parliamo con il Vivente. Egli è qui, ritornato dai morti. Ogni domenica, poi, è Pasqua; è quel “giorno” per l’uomo, quel “giorno” che tutta la creazione attendeva. Ora, ogni uomo può finalmente dire di conoscere davvero il suo destino. Dacché mondo è mondo, l’unica cosa “nuova” –davvero e radicalmente nuova- in cui sperare, di cui illuminarsi, è la Risurrezione del Signore. Risurrezione destinata ad essere non solo sua ma comunicabile ad ogni uomo. Da allora anche noi crediamo ed attendiamo la “risurrezione della carne, la vita eterna”. Dopo la Risurrezione tutto deve “risorgere”, tutto deve cambiare: giudizio, pensieri, propositi, prospettive; per un’economia di vita e non di morte. Uomini liberi e nuovi, appunto. Un’umanità nuova chiamata a vivere nell’amore. Sia a tutti di grandissimo conforto la preghiera di Gesù al Padre a favore dei suoi discepoli: “Voglio che tutti quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Giovanni, 17,24).
Lode e gloria a Te, Cristo.
morto e risorto per la nostra salvezza,
per la nostra risurrezione! Alleluia!
Buona Pasqua!
+ Alceste Catella, vescovo