Riceviamo e pubblichiamo:
A S. Ecc. Rev.ma
Mons. Gianni Sacchi – Vescovo
Eccellenza Reverendissima,
come Presidente di Ospitalità CDR Casale, la Casa di Riposo con il maggior numero di assisti tra le 44 della nostra Diocesi, La ringrazio sentitamente per la riflessione da Lei pubblicata sui giornali locali nei giorni scorsi, che arricchisce e “centra” sul nostro territorio l’intervento di Diego Motta su “Avvenire” del 21 marzo.
Una riflessione che come uomo, prima ancora che amministratore pubblico che ha precisi doveri nei confronti degli ospiti e delle loro famiglie, della Azienda e di tutti i suoi operatori e di tutta la collettività casalese, apprezzo per il suo valore di umanità, per il messaggio di solidarietà cristiana che esprime e per aver colto, per primo, un aspetto di questa emergenza trascurato o sottovalutato.
Una riflessione che condivido totalmente anche sull’aspetto epidemiologico e sull’aspetto metodologico da Lei sottolineati, temi su cui si interroga tutta la comunità scientifica italiana e non e che ad oggi non hanno trovato ancora una soluzione unanime, ma che Lei ha saputo cogliere nella loro importanza fondamentale per superare questa emergenza.
L’amministrazione, la dirigenza, tutto il personale della nostra casa di riposo sta compiendo uno sforzo immane per proteggere i nostri ospiti e tentare, con grande impegno, di arrestare il contagio.
Il nostro personale lavora incessantemente, munito di presidi non sempre totalmente efficaci e le cui scorte sono diventate talmente esigue da rendere incerto il futuro; facciamo il possibile per recuperare questi presidi perché non si può e non si deve lavorare senza protezioni, per il bene degli ospiti e del personale.
Più di tre settimane fa abbiamo provveduto, come da decreto, (con difficoltà e critiche) alla chiusura degli accessi ai nuclei da parte dei parenti: se da un lato tale doverosa procedura sembra al momento aver protetto gli ospiti dal dramma del contagio di massa, come purtroppo avvenuto in alcuni casi riportati dalla cronaca nazionale, dall’altro lato ha isolato i nostri ospiti dagli affetti, dalle parole, dagli abbracci dei loro cari, li ha privati delle attività ricreative e di gruppo che rendevano più “umana” e relazionale la loro giornata. Il nostro personale infermieristico e socio assistenziale rappresenta l’unico contatto e rapporto umano; i nostri infermieri e operatori socio sanitari sono diventati per i nostri ospiti i loro figli, i loro nipoti.
Per mantenere un livello di assistenza il più possibile adeguato abbiamo provveduto a trasformare (in accordo con il personale interessato) i part time in full time; stiamo promuovendo nuove assunzioni di personale, con grande sforzo logistico ed economico.
Abbiamo anche infermieri e OSS a casa in malattia con permessi più lunghi, per precauzione e rispetto dell’emergenza sanitaria. Viviamo quotidianamente l’incertezza causata dal problema dei tamponi non fatti in Piemonte, come Lei, Eccellenza, ha ben sottolineato. A tutt’oggi registriamo tre casi certamente positivi ricoverati presso le strutture ospedaliere della nostra zona ed un decesso certamente ascrivibile a Covid 19 ma purtroppo nessun accertamento è stato effettuato al personale ed agli altri ospiti (è solo di ieri la decisione della Regione di sottoporre nel prossimo futuro a controllo sierologico il personale e gli ospiti delle RSA) .
Al quarto piano della Residenza Giumelli abbiamo organizzato un’area isolata per i casi febbrili sospetti dei nostri ospiti e a disposizione del territorio per ulteriori casi. Nei prossimi giorni potremmo essere costretti fronteggiare le richieste di trasferimento nella nostra struttura di ospiti di altre case di risposo chiuse, per emergenza coronavirus.
Ci confrontiamo ogni giorno con scelte e con strategie attuate nel passato dai Decisori preposti che hanno prodotto sicuramente non poche criticità, ed a questo proposito, Eccellenza, mi permetto di presentarLe queste ulteriori riflessioni.
Questa gravissima emergenza sanitaria colpisce un territorio già debole da un punto di vista sanitario.
I livelli assistenziali previsti dalla D.G.R. 85/2013, vecchi di anni, non erano adeguati già da tempo, già da molto tempo prima del coronavirus.
Le rette pagate dalla Regione sono ferme ai valori per gli anni 2013, come possono nel 2020 essere congrue alla necessità delle strutture e degli ospiti?
I tagli effettuati sulla sanità ospedaliera sono balzati alla evidenza di tutti adesso ma i tagli effettuati al nostro territorio ed alle RSA in particolare, hanno soffocato le amministrazioni e penalizzato l’assistenza agli anziani ben prima del Covid 19.
Il calo dei convenzionamenti nella nostra ASL, dal 75 a meno 30 % negli ultimi 5 anni ha prodotto un danno economico alle famiglie afferenti alla nostra struttura di 2.500.000 di euro e per noi un corrispondente mancato introito (e analogamente è avvenuto per tutte le strutture del nostro territorio).
L’emergenza Covid 19 si è abbattuta su una emergenza assistenziale ed economica preesistente ed ha stravolto strutture già di per se fragili.
In generale se l’emergenza nelle RSA cade su una fascia grigia, come Lei teme, ancor più drammatica è la ricaduta sul mondo della disabilità, e mi riferisco a quella psichica e fisica, a quella dei giovani e degli adulti , in tutte le sue declinazioni, da chi vive in famiglia a chi frequenta, o meglio frequentava, una scuola, da chi è assistito da comunità a chi ha la badante a casa e a chi vive nella disperazione della solitudine … solo per fare alcuni esempi.
I nostri ospiti sono al centro dei nostri sforzi e noi siamo impegnati in una guerra di cui non sappiamo né la durata né l’esito e che affrontiamo con poche, pochissime armi e non sempre efficaci, ma c’è un’arma, come Lei ci insegna, che è sempre vincente che è l’arma della umanità, della solidarietà, del sacrificio, della professionalità che tutti gli operatori impegnati in prima fila ogni giorno ci testimoniano.
E dopo?… perché ci sarà un dopo! Il dopo mi fa apprezzare ancor di più le Sue considerazioni e la Sua voce che finora, unica, si è alzata sul problema degli anziani in modo netto e chiaro… il dopo impone considerazioni forti e programmi di radicale cambiamento da parte dei Decisori, il dopo ci impone di ridisegnare la Sanità ospedaliera e l’Assistenza territoriale per dare un senso reale alle migliaia di morti; se il dopo sarà il ritorno al nostro ieri, tutto
sarà vana retorica e le morti saranno solo disperazione e dolore.
Un sincero Grazie!!
Mario Botta