La presenza del male nel mondo e nelle nostre azioni ci rende consapevoli della responsabilità che abbiamo nell’autodeterminarci per la scelta tra l’azione o la inattività, il bene o il male. Il male è l’assenza del Bene e il peccato è l’offesa volontaria fatta a Dio commettendo azioni contro l’amore verso di Lui, noi stessi o il prossimo. La nostra libertà se è bene orientata, nella continua scelta delle nostre azioni, diventa un percorso entusiasmante di un cammino con Dio e per Dio, con il prossimo e per il prossimo. Ma se la libertà si corrompe in licenza, se diventa solo più la ricerca della soddisfazione dei più bassi istinti, se elimina con la droga, l’alcol o le varie forme di depravazione la volontà di “vedere tutto e scegliere il bene”, come diceva San Paolo, allora si sprofonda nell’abisso del delirio di onnipotenza di chi non pone limiti al male e anzi lo ricerca “per vedere l’effetto che fa”. Recenti tristissimi episodi ne danno testimonianza. Il possesso nella fede della verità del peccato originale ci rende consapevoli la vita non è una fiaba in cui c’è solo la primavera e il principe azzurro, ma una sfida in cui continuamente siamo chiamati alle scelte che nel solco del Bene ci fanno progredire come figli di Dio e non precipitare nell’abisso del male.
Un grande pittore ebbe la commessa di un quadro per una chiesa con la rappresentazione dell’Ultima Cena. Iniziò speditamente, poi si fermò. Per anni il Cardinale committente gli faceva premura, ma il pittore spiegò: “Non riesco a trovare un uomo cattivo, bieco, torvo, per pitturare Giuda…”. E infine, dopo tanti anni dall’inizio, cercando nelle bettole e nelle prigioni, trovò il manigoldo che cercava e con la promessa di una moneta d’oro lo portò nel suo studio. Dopo la posa, l’uomo volle vedere il quadro e scoppiò in singhiozzi e mormorò: “Sono lo stesso che venti anni fa aveva posato per riprendere Gesù”.
Con le sue scelte l’uomo può alzarsi fini agli angeli, o precipitare negli abissi col demonio. Gesù che scriveva sulla polvere messaggi che aprivano gli occhi all’uomo fatto dalla polvere, a uomini pronti a condannare negli altri i propri peccati segreti, perdona a chi si riconosce peccatore e accoglie la sua misericordia.
LA VITA CASALESE PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI ALL’EDITORIA.
“La Vita Casalese”, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.