«L’Unione Europea non deve ruotare intorno all’economia ma intorno alla sacralità della persona umana». «La primera preocupación debe ser la persona, la prima preoccupazione deve essere la persona».
La sacralità e la dignità della persona umana è il filo conduttore che lega i due discorsi, in italiano e in spagnolo, che Papa Francesco ha pronunciato da due tribune prestigiose: la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) a Roma il 20 e l’Europarlamento di Strasburgo il 25 novembre. I commentatori sono sobbalzati sui loro scranni – parlando di «tanto tritolo da far saltare l’Europarlamento» – come se la Chiesa, Papa Francesco, tutti i Papi dal Concilio Vaticano II in questi cinquant’anni avessero raccontato favolette.
«L’Europa riscopra la sua anima buona» – Una lunga ovazione saluta il discorso ai 751 parlamentari in rappresentanza di 500 milioni di cittadini di 28 Paesi. L’Europa ruoti sulla sacralità della persona e non sulle bizze della finanza o sui malumori dell’economia; punti sull’occupazione «per ridare dignità all’uomo e al lavoro»; impedisca che «il Mediterraneo diventi un grande cimitero»; non tratti l’uomo «come un bene di consumo o con la cultura dello scarto e il consumismo». Per l’Europa non è più tempo di «grandi ideali» ma è l’epoca «dei tecnicismi burocratici», per cui sembra «impaurita e piegata su se stessa» anziché «unita e in pace, rispettosa dei diritti e dei doveri». I Padri fondatori auspicavano di «lavorare insieme per superare le divisioni e favorire la pace e la comunione fra i popoli» perché al centro del progetto c’era «la fiducia nell’uomo in quanto persona con una dignità trascendente». Oggi l’Europa è «invecchiata e compressa».
I diritti umani «un ruolo centrale nell’Ue» – In troppe situazioni «gli uomini sono trattati come oggetti, buttati via quando non servono più, perché diventati deboli, malati, vecchi». Allora «quale dignità può avere un uomo o una donna oggetto di discriminazione? Quale dignità per una persona che non ha il cibo o il minimo per vivere o il lavoro che lo unge di dignità?». Dignità intoccabile e diritti inalienabili che non possono e non debbono essere annullati «a beneficio di interessi economici». Eppure una delle malattie più diffuse è la solitudine: degli anziani «abbandonati al loro destino», dei giovani «privi di punti di riferimento e di opportunità», dei poveri «che popolano le città», dei migranti «in cerca di un futuro migliore». C’è stanchezza e invecchiamento nell’«Europa nonna».
L’uomo ridotto a un bene di consumo – Condanna gli «stili di vita egoisti, caratterizzati da un’opulenza insostenibile e indifferente verso i più poveri» e dal prevalere «delle questioni tecniche ed economiche a scapito della persona. L’uomo rischia di essere ridotto a ingranaggio di un meccanismo che lo tratta da bene di consumo». Così, quando «non è funzionale a tale meccanismo, la vita viene scartata senza troppe remore: malati terminali, anziani abbandonati e senza cure, bambini uccisi prima di nascere». Sono i risultati della «cultura dello scarto e del consumismo esasperato». Invece dignità «significa riconoscere la preziosità della vita umana, che non può perciò essere oggetto di scambio o di smercio».
Cristiani schiavizzati e uccisi in troppe parti del mondo – Davanti agli eurodeputati evoca «le numerose ingiustizie e persecuzioni che colpiscono le minoranze religiose, particolarmente cristiane, in diverse parti del mondo dove i cristiani sono sottoposti a barbare violenze, cacciati, venduti come schiavi, uccisi, decapitati, crocifissi, bruciati vivi, sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti» in Europa e in Occidente.
Ecologia ambientale ed ecologia umana – Accanto all’ecologia ambientale è assolutamente indispensabile «l’ecologia umana, fatta di rispetto della persona» che sarà oggetto della ormai vicina enciclica bergogliana. «È tempo di favorire le politiche di occupazione, è necessario ridare dignità al lavoro, è necessario coniugare la flessibilità del mercato con le necessità di stabilità e certezza delle prospettive lavorative; il contesto sociale non deve puntare allo sfruttamento della persona ma a garantire, con il lavoro, la possibilità di costruire una famiglia».
Il Mediterraneo un grande cimitero? – «È lecito accettare che il Mediterraneo diventi un grande cimitero?» chiede il Pontefice, soprattutto a quei partiti e ai parlamentari xenofobi, anti-Ue, anti-immigrati. Sui barconi che giungono sulle coste, su quei muri che i migranti tentano di scavalcare, su quelle frontiere che cercano di attraversare per sottrarsi alla fame, alla guerra e alla disperazione «ci sono uomini e donne che necessitano di accoglienza e aiuto». L’assenza di una politica coordinata «rischia di incentivare soluzioni particolaristiche, che non tengono conto della dignità degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo. A voi legislatori spetta il compito di custodire e far crescere l’identità europea. Vi esorto a lavorare perché l’Europa riscopra la sua anima buona».
L’affamato chiede dignità e non elemosina – «La priorità del mercato e la preminenza del guadagno hanno ridotto il cibo a una merce, soggetta a speculazione. L’affamato all’angolo della strada, nos pide dignidad, no limosna, ci chiede dignità, non elemosina». Parlando in spagnolo alla Fao il 20 novembre dice che il diritto all’alimentazione sarà garantito solo se «ci preoccupiamo della persona che patisce la fame e la denutrizione. Ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame». Spiega: «C’è cibo per tutti, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi». Se la prende con i tanti sofisti che manipolano i dati e le statistiche e li sottomettono alle esigenze della sicurezza nazionale, della corruzione, dell’economia.
I quattro pilastri indicati da Papa Giovanni – Solo con la solidarietà e la condivisione «l’obiettivo di nutrire la famiglia umana diventa realizzabile. Ogni donna, uomo, bambino, anziano deve poter contare su queste garanzie ovunque». Questo richiede perseveranza. Per Papa Francesco pace e progresso debbono basarsi su quattro pilastri indicati cinquant’anni fa da Papa Giovanni nell’enciclica «Pacem in terris» (11 aprile 1963): verità, libertà, giustizia, solidarietà. Conclude ricordando «una frase che ho sentito da un anziano, molti anni fa: “Dio perdona sempre le offese, gli abusi; sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La Terra non perdona mai”», sapienza popolare che il Pontefice traduce con: «Custodire la sorella e madre Terra, affinché non risponda con la distruzione». In fondo è il tema dell’Expo di Milano 2015 «Nutrire il pianeta, energia per la vita».
Pier Giuseppe Accornero