Questo il messaggio del vescovo mons. Gianni Sacchi alla Diocesi in occasione di Natale.
Carissimi diocesani,
siamo alle soglie della Solennità del Natale di Gesù e questa festa, come sapete, mette in moto una serie di esteriorità che hanno poco a che fare con l’essenza dell’evento.
E noi corriamo il rischio di essere così assorbiti dalle tante luci artificiali da perdere di vista la Luce vera che viene a porre la sua tenda in mezzo a noi.
Da quando ero bambino fino ad oggi, non ho mai fatto mancare nella mia casa il presepio o più presepi.
In questi giorni di Avvento, mi soffermo davanti ad esso e quella pagina evangelica di Luca, che ascolteremo nella notte di Natale, prende vita…
È significativo mettersi in contemplazione e guardare Gesù tra Maria e Giuseppe.
Quel bambino con le braccia spalancate che ci sorride.
In questo messaggio natalizio che vi scrivo, potrei cercare di fare una lettura della situazione sociale che stiamo vivendo con tutti i problemi e gli avvenimenti tragici, ma ho scelto la via della contemplazione e dello stupore, come l’espressione di una classica statuina che è quella del pastore “stupito”, che non porta altro a Gesù che i suoi occhi e il suo sguardo pieni di meraviglia per ciò che vede. È una delle presenze costanti del presepio. In Provenza è chiamato “le ravì”, cioè l’estasiato, l’incantato; mentre in Sicilia lo chiamano “lu spavintatu”, a sottolineare lo stupore di questo personaggio.
Mettiamoci in questo atteggiamento per cogliere lo straordinario avvenimento di salvezza di cui siamo protagonisti.
Perché se ci pensiamo un po’ il messaggio del Natale, l’incarnazione del verbo di Dio, è qualcosa di sconvolgente.
Quel bambino, che non parla, è la parola di Dio, la parola creatrice di tutto ciò che esiste.
Una parola che ha cercato gli uomini lungo le strade della storia per entrare in comunione con loro.
Quel bambino che è entrato nel nostro tempo fatto di secondi, minuti, ore, giorni… esiste da sempre, da tutta l’eternità.
Quel bambino, così fragile e indifeso, quel bambino che piange quando ha fame, è il Figlio di Dio, Unigenito del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato della stessa sostanza del Padre.
Se sostiamo davanti al presepio della nostra casa o delle nostre parrocchie o a quello molto suggestivo della Cattedrale, mettiamoci in ascolto di questa Parola che desidera raggiungere i nostri cuori.
È davvero una Parola che crea ed è capace di trasformare la vita di chi la accoglie.
È la Parola che si fa carne per incontrare tutta l’umanità.
Quel bambino così debole e indifeso, bisognoso di tutto, è la vita stessa di Dio.
Quel bambino, nato in una stalla e deposto in una mangiatoia, povero tra i poveri, che sembra non possedere nulla, ci offre la ricchezza inestimabile dell’Eternità.
Chi lo accoglie diventa “figlio di Dio“.
E non è un automatismo: solo chi lo accoglie nella propria vita, ha in dono la vita che supera ogni desiderio.
Chi lo accoglie come compagno di viaggio e si lascia trasformare da lui per conformarsi sempre di più in lui.
La vita di quel bimbo è capace di trasfigurare la nostra vita e generare dentro di noi la fiducia, la confidenza, la comunione con Dio che ci apre ad orizzonti infiniti.
Quel bimbo è la luce degli uomini perché lui è la luce vera che brilla tra le tenebre. Lui è la luce immortale che sconfigge ogni tenebra di morte.
Quel bambino, che sembra soggetto agli avvenimenti della storia, che sembra obbedire ai disegni dei grandi e dei potenti è il Signore dei signori, colui che ci rivela la bontà e la bellezza di Dio.
Il sorriso di quel bimbo scavi nel profondo del nostro animo e ci faccia sentire l’eco di una dolcezza dimenticata.
Ci faccia comprendere che in lui siamo tutti fratelli e nei fratelli troviamo il suo volto, soprattutto in chi ha bisogno ed invoca tenerezza e affetto.
Quelle braccia spalancate ci facciano sentire sempre attesi e accolti nonostante il peso dei nostri peccati che spesso segnano il nostro cammino.
Cari fratelli e sorelle, nella messa in Cattedrale nella notte santa di Natale, non mancherà il mio ricordo per tutte le comunità parrocchiali, per tutti i miei sacerdoti e diaconi, le famiglie, i giovani, gli anziani e i bambini. Soprattutto il mio pensiero andrà a chi è nella solitudine, nella malattia, nel dolore, a chi cerca la luce e invoca pace e consolazione.
A tutti la mia preghiera per un Santo Natale e un 2025 capace di aprirci ad un’autentica riscoperta della Speranza cristiana.
+ Gianni Vescovo