Sono numerose le testimonianze in ricordo del papa emerito Ratzinger.
Riceviamo e pubblichiamo da Emanuele Miglietta:
Era domenica 28 aprile 1985.
Anche se la primavera era già avanzata e le giornate erano terse, le temperature, ancora piuttosto basse, rendevano ancora l’aria frizzantina.
Quel giorno, con mia mamma e mio papà, eravamo al Carmelo Mater Unitatis di Betania di Valmadonna residenze di una comunità di monache carmelitane di clausura.
Con altri parrocchiani dell’Addolorata facevamo parte di una Comunità del Cammino Neocatecumenale che il nostro parroco, don Pietro Palena, aveva fortemente voluto nella sua parrocchia in quanto da lui ritenuta esperienza importante per la riscoperta non solo delle nostre radici cristiane ma anche della fede delle origini.
Nel primo pomeriggio di quella domenica eravamo divisi in diversi gruppi e stavamo meditando su un passo della Parola di Dio quando, improvvisamente, dalla finestra vidi passare tre sacerdoti vestiti in abito talare che procedevano con passo spedito quasi fossero in ritardo.
Li vidi di spalle ma uno, da subito, mi colpì per i capelli canuti.
Mi voltai verso mio papà e gli dissi: “Quello che è passato con i capelli bianchi è il cardinale Ratzinger!” e mio papà di rimando “Figurati se il cardinale Ratzinger viene qui a Betania!”
Mi ricordai che l’eminente porporato sarebbe stato ad Alessandria proprio in quei giorni in occasione di un convegno su San Pio V.
Quando lo dissi a mio papà, lui non ebbe esitazione e mi disse: “Allora andiamo a salutarlo!”
Uscimmo velocemente e, di corsa, riuscimmo a raggiungere il terzetto che voltandoci le spalle stava per salire in auto.
Ad alta voce dissi: “Buongiorno Eminenza!”
Subito il sacerdote si voltò sorridendo.
Anche se sono passati 37 anni, ricordo molto bene non solo il viso cordiale del cardinale ma anche quello stupito di mio papà che, forse, non pensava avessi avuto ragione.
Ci avvicinammo all’automobile e lui ci accolse con molta gentilezza; ascoltò con estrema attenzione il racconto che gli facemmo della nostra attività in parrocchia e della nuova esperienza che avevamo iniziato; ci spronò a proseguire nel nuovo cammino, nello studio guidato della Parola Dio e, soprattutto, nella scoperta del progetto che Dio aveva su di noi per poi poterlo attuare nella nostra vita e nella nostra comunità parrocchiale.
Venne il momento dei saluti.
Con delicatezza chiese al segretario che lo seguiva (non era ancora mons. Georg Gaenswein) un paio di fotografie da lasciarci autografate come ricordo.
Purtroppo il sacerdote rispose che, malauguratamente le fotografie erano esaurite.
Di buon grado, allora, il cardinale accettò la mia richiesta ed autografò la Bibbia di Gerusalemme di mio papà ed il mio Salterio.
Quando prese in mano il mio Salterio lo sfogliò e, dopo aver guardato alcune pagine ed averlo firmato, me lo restituì sorridendo; capii il motivo solo dopo la sua elezione al Soglio di Pietro.
L’edizione del mio Breviario era stata curata, per l’Editrice Marietti, da Padre Paolino Beltrame Quattrocchi monaco benedettino di fama internazionale e, dal nome assunto al momento dell’elezione al pontificato si è capita quale fosse l’ammirazione per San Benedetto ed il suo ordine.
Sono passati tanti anni da quel giorno ma mai potrò dimenticare non solo la semplicità e la cordialità di quell’allora Principe della Chiesa ma anche gli occhi penetranti di quel Pastore che ti scrutavano con l’attenzione e l’affetto di un Padre.
Possa ora riposare in pace tra le braccia del Signore ricevendo il premio dei Giusti.