L’OMELIA DI MONS. ALCESTE CATELLA
Carissimi,
stiamo celebrando insieme l’Eucaristia, il “rendimento di grazie”; ed è proprio il “render grazie” quanto sento di dover esprimere in questo momento, che è momento di grazia, insieme con tutti voi. Ringrazio questa amata Chiesa casalese per quanto mi ha donato in questi anni: la vicinanza preziosa di tutti voi fratelli e sorelle; la fraternità operosa di voi carissimi presbiteri, di voi diaconi, assistenti pastorali, religiosi e religiose; tutti voi che generosamente avete collaborato con me ogni giorno nel governo pastorale della Diocesi; voi, carissimi Sindaci e Amministratori della Città e dei Comuni del nostro territorio: ho cercato –per quanto a me possibile- di cooperare con voi per il bene comune delle persone che ci sono affidate, specialmente quanti, sovente, sono considerati ultimi perché poveri, perché stranieri; grazie per tutto quanto fate. Vorrei che ogni membro di questa Chiesa sentisse come rivolto a sé il mio grazie, perché da tutti ho ricevuto certamente assai di più di quanto ho saputo dare.
Ringrazio papa Francesco perché ha regalato alla nostra Chiesa un nuovo pastore: Sua Eccellenza Mons. Gianni Sacchi che porterà nel servizio alla nostra Chiesa la vivacità e la creatività di una età più giovane e l’esperienza maturata nella Chiesa di Biella; esperienza che sicuramente aprirà orizzonti nuovi nel nostro cammino. Diciamo grazie al Vescovo Gianni per avere accettato questo compito e vogliamo assicurarlo che lo accogliamo con stima e affetto filiale. E gli promettiamo che saremo disponibili nell’ascoltare e realizzare quanto ci dirà, e gli saremo vicini nel sostenerlo con la preghiera. Un saluto colmo di affetto e di rispetto desidero rivolgere ai membri della antica comunità ebraica che vive in Casale, come pure alle sorelle e ai fratelli a noi uniti dalla comune fede in Cristo, cerchiamo, davvero, più ciò che ci unisce che non quanto può dividere. Il mio pensiero ed il mio affetto si rivolgono alle donne ed agli uomini che –provenienti da altre terre, altre culture, altre religioni- vivono nella nostra terra; saremo sempre pronti a tutelare la vostra dignità e ad accogliere la lezione che ci viene dalle multiformi maniere di intendere e di vivere i fondamentali valori umani. Vorrei raggiungere con il mio saluto anche quanti non credono, quanti sono in ricerca: carissimi, busso con discrezione e rispetto alla vostra porta; sono “in cammino con voi”, dato che un credente non è uno “già arrivato”; la costante e fiduciosa ricerca (talora anche la dolorosa inquietudine) è lo statuto d’una fede umile e sincera, capita e vissuta come “dono” più che come “possesso”; dono ricevuto, dono da trasmettere…
Questo momento è di grazia per me, e mi ricorda il vincolo di amore e di servizio per questa Chiesa e per ciascuno di voi; vincolo che non cessa di impegnarmi nell’affettuoso ricordo e nella preghiera per voi, per questa terra alla quale non smetterò di sentirmi vicino. Ed ora, carissimi, permettetemi di proporre una riflessione che ci aiuti a leggere nella fede questo momento di cambiamento e di passaggio.
Tradizione
La nostra Chiesa, come ogni Chiesa, vive dell’opera di Dio e vive anche della quotidiana risposta degli uomini credenti. Questo è ciò che costituisce la tradizione. Secondo quella bellissima e concisa espressione del Concilio Vaticano II, la tradizione è tutto ciò che la Chiesa è e tutto ciò che la Chiesa vive. Naturalmente quello che la Chiesa è e quello che la Chiesa vive, questo patrimonio che abbiamo ricevuto dal Signore, è un patrimonio che lungo i secoli cerca di portare pace, salvezza, consolazione. Non c’è una tradizione vitale senza un rinnovamento. E naturalmente quando parliamo di rinnovamento è giocoforza che ci sia anche un cambiamento: rinnovarsi vuol dire anche cambiare, vuol dire accedere a quel percorso di conversione che dura tutta quanta la vita, dura tutta quanta la storia. Però è bello riconoscere che dentro i cambiamenti, come ci ricorda ancora la “Gaudium et spes” vi è qualcosa di immutabile, perché i riferimenti fondamentali della nostra vita rimangono perennemente quelli, ispirati dalla fede e sostenuti dalla grazia dello Spirito che ci guida lungo il cammino della storia. È bello pensare a questa tradizione che continua rinnovandosi anche attraverso la continuità del ministero dei Vescovi. Sabato prossimo -21 ottobre- ci ritroveremo nella Cattedrale di Biella per l’ordinazione episcopale del mio successore, di mons. Gianni e poi qui, domenica 29, nella nostra Cattedrale per l’inizio del ministero del nuovo Vescovo: sono significativi questi passaggi, perché dicono che se c’è un cambiamento di pastore, se c’è un cambiamento di situazioni, c’è però la perennità della continuità nella fede trasmessa a noi dagli Apostoli, conservata dalla Chiesa.
Cambiamento
Ogni rinnovamento – dicevo – è anche cambiamento e i cambiamenti creano sempre un po’ di disagio e incertezza. Ma non dobbiamo avere paura dei cambiamenti! L’azione pastorale è segnata, nella continuità della fede, dai cambiamenti delle prassi, che di volta in volta si individuano con la grazia dello Spirito come i più opportuni per mantenere vivo il Vangelo e per mantenere viva ed efficace la missione della Chiesa. Naturalmente nei cambiamenti non è che ci si trova subito tutti a viaggiare con lo stesso ritmo, con la stessa intensità, con la stessa disponibilità: occorre allora da una parte avere pazienza e dall’altra parte avere tolleranza. Per non scambiare quelle inevitabili differenze in una motivo di divisione. Per evitare che ciò che non risulta pienamente conforme al proprio punto di vista diventi il pretesto per vivere separatamente, da soli, in maniera individualistica. In questa prospettiva non saremo più testimoni della Chiesa di Cristo. Allora certamente in questi 9 anni cambiamenti ce ne sono stati: sempre nel tentativo umile, magari non sempre indovinato al cento per cento, di rispondere alle sollecitazioni dello Spirito, a quel rinnovamento di cui tutti sentiamo il bisogno. Io vorrei dire a questa comunità cristiana – che ho amato e che amo – che non tema i cambiamenti, che sia concorde nell’attuare anche quei rinnovamenti indispensabili, che abbia la capacità di essere tollerante nelle diversità di proposte, di associazioni, di movimenti, di iniziative, di forme: altrimenti non si va lontano, altrimenti non si ubbidisce al Signore, non si è conformi alla sua volontà. Lo Spirito Santo, che – ne siamo certi – guida la Chiesa, continua a guidarla anche se ai nostri occhi a volte sembra che il percorso sia difficoltoso, sia un po’ come la barca degli apostoli sul lago in tempesta. Ma lo Spirito la guida!
Un unico Corpo
C’è un altro aspetto importante: siamo membra del Cristo e tutti insieme formiamo il corpo del Cristo che continua a camminare nella storia. E un corpo è formato da tante membra, l’una diversa dalle altre, tutte però ugualmente rispettabili, ugualmente degne e necessarie alla pienezza del corpo. E la parabola evangelica dà forza e concretezza all’immagine del corpo, descrivendoci come famiglia convocata a mensa, tramite un invito che è rivolto a tutti, senza distinzioni. Allora il senso dell’unità nel nostro operare, il senso direi quasi suscitato dall’orgoglio di essere membra del corpo di Cristo, è ciò che deve animare la nostra vita spirituale, la nostra preghiera, i nostri tentativi molteplici di comunione, il nostro rispetto reciproco. Molte membra, ma un solo corpo. La Chiesa tanto più sarà efficace nella sua testimonianza quanto più saprà valorizzare la diversità dentro il cammino dell’unità. Ovviamente questa comunione, che coglie in primo piano coloro che costituiscono il corpo del Signore, perché innestati in Lui grazie al Battesimo, non può dimenticare però anche che tutti gli uomini sono destinati a incontrare il Cristo e diventare insieme con Lui gioiosamente figli di Dio. Questo è ciò che sento nella mia mente e nel mio cuore e che con semplicità consegno a voi perché insieme, voi tutti, ma anch’io per la mia parte, possiamo continuare a edificare il corpo di Cristo e a viaggiare sulle strade della storia con quello spirito di rinnovamento che ha le sue radici nella fede e ha la sua gioia nella forza della speranza. Motto programmatico del mio servizio episcopale è stato: “ Misericordias Domini cantabo”. Cantare ed invocare: cantare le grazie ed invocare misericordia per non aver saputo corrispondere alle tante grazie. Eppure questo non mi abbatte, non mi avvilisce…; ancora e ancora, con umiltà e fiducia, voglio cantare al Signore; fino al giorno in cui “Misericordias Domini in aeternum cantabo”.
Alceste Catella – Vescovo
IL SALUTO DEL VICARIO DON GIAMPIO DEVASINI
Caro Vescovo Alceste,
questa sera, riuniti intorno alla mensa della Parola e del Pane di vita, un padre ed i suoi figli prendono reciprocamente congedo. Negli incontri di famiglia non sono tollerati discorsi lunghi che finiscono quasi sempre per essere anche discorsi retorici. I sentimenti di affetto, di stima, di gratitudine che abitano il nostro cuore li vogliamo allora esprimere, come abitualmente si fa in famiglia specie in certe circostanze, con dei piccoli doni che speriamo le giungeranno graditi: sono doni che parlano della nostra fede, della nostra gente, della nostra storia, della nostra terra. Il primo dono è una libera riproduzione del Crocifisso glorioso della nostra Cattedrale, una delle icone della Chiesa casalese: opera del maestro Giovanni Bonardi, questa riproduzione le ricorderà la sua amata Diocesi, i non pochi artisti che vi operano cercando di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio, ma soprattutto le ricorderà il fondamento della nostra fede: dux vitæ mortuus regnat vivus (Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa). Il secondo dono è costituito da una raccolta di articoli di Gianni Turino: uno scrittore da lei ben conosciuto ed assai apprezzato che con linguaggio semplice epperò mai banale, delicato humor e struggente nostalgia rievoca storie e personaggi popolari del tempo che fu ma che solitamente sono portatori di valori che non passano mai di moda, valori a lei particolarmente cari, valori da lei tenacemente custoditi: lavoro, schiettezza, onestà, perseveranza, sobrietà, riservatezza. Il terzo dono è un’icona di Casale Monferrato: i Krumiri Rossi. Oltre che evocare il profumo che inebria l’olfatto quando si passa da Via Lanza ed il sottile piacere che si prova nel gustarli, i Krumiri Rossi dicono della laboriosità – semplice e creativa – della gente monferrina che lei ha profondamente, teneramente amato e quindi servito con fedeltà, dedizione, competenza, passione. Ecco, parole che nascono dal cuore, doni piccoli ma pensati, e per concludere un affettuoso abraccio che riassume l’affettuoso abbraccio dell’intera Comunità Diocesana.
Grazie, Vescovo Alceste! Che la Madonna di Crea l’accompagni sempre!
Don Giampio Devasini –V.G.
IL SALUTO DEL SINDACO TITTI PALAZZETTI
Eccellenza,
carissimo Monsignor Alceste, è giunto il momento del commiato. Il Suo ministero tra noi dopo nove anni è arrivato al termine. L’attendono ora giorni “occupati” ma non “preoccupati” come Lei ha scritto confidandoci i Suoi pensieri “arruffati” tra, da una parte il sollievo del desiderato e meritato riposo, la possibilità di dedicarsi liberamente ad un otium ricco di gioie spirituali e culturali, tra gli amici biellesi che l’aspettano con affetto e, d’altra parte, la sollecitudine e il dispiacere di lasciare noi, la Sua gente, la Sua diocesi in cui ha profuso con tanta generosità il Suo impegno e i doni del Suo cuore. Desidero a nome di tutti i cittadini casalesi, delle Autorità presenti, dei Sindaci, della popolazione di tutta la Diocesi esprimere la nostra profonda stima, il nostro affetto, la nostra riconoscenza per la Sua preziosa opera al servizio della Diocesi. Ella Eccellenza ha operato tra noi con grande discrezione, pacatezza e delicatezza, ma con altrettanta chiarezza e determinazione ci ha sempre richiamato con la profondità della Sua dottrina ma, soprattutto, con l’esempio del Suo stile di vita, alla coerenza della fede, alla coerenza cioè tra il dichiarato e l’agito, tra gli insegnamenti del Vangelo e la nostra azione quotidiana. Ci ha sempre ricordato le Parole di Cristo riportate da Giovanni “non chi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei Cieli ma chi opera secondo la mia Parola”.
Ella, proprio attraverso l’analisi dotta delle Sacre Scritture, ci ha fatto prendere coscienza dell’attualità del messaggio cristiano, ci ha fatto riflettere sul significato dell’Eucarestia, un gesto che spesso viviamo come intimo contatto col Signore ma che è in realtà un’ assunzione di responsabilità verso la nostra comunità. Un impegno pubblico ad essere sempre una forza trasformante per la fede di ciascuno e per i rapporti sociali. Ella ha saputo magistralmente offrire alla nostra costante riflessione la dimensione essenziale del messaggio evangelico: l’unione tra privato e pubblico, tra coscienza individuale e collettiva nell’impegno costante a voler rendere la società ogni giorno più degna dell’uomo e di Dio. La sollecitazione che Ella Monsignore ha rivolto spesso ai politici , e agli Amministratori è stata e sarà di sostegno alla mia missione di Sindaco, al servizio della collettività, la fede cristiana non è un fatto privato ma “è testimonianza pubblica, specialmente quando a renderla è un credente con responsabilità sociali e politiche che assume un impegno… anche istituzionale per la promozione del bene comune in tutte le sue forme”.
Ella, Eccellenza, ha saputo “farsi nostro prossimo”, ha condiviso il nostro dolore per la vicenda Eternit, il nostro sdegno difronte ad una sentenza sconcertante che mandava assolto un crimine comprovato asserendo che il diritto, cioè la Legge, non corrisponde alla giustizia. Ha condiviso la nostra commozione e la nostra speranza per l’inaugurazione del Parco Eternot che Ella ha definito un memoriale che ricorda i morti ed è di monito ai vivi affinchè si avveri il riscatto. Ha aiutato con la Sua illuminata parola le nostre comunità, a farsi prossimo per i più sfortunati, a non avere paura, ad accogliere i profughi con spirito fraterno. Ci ha sostenuto e confortato aiutando le nostre istituzioni difronte al dissenso di molti a non smarrire la via dell’accoglienza, a non perdere il coraggio di essere umani, a superare incertezze, delusioni e ci ha indicato la via da seguire. I Suoi interventi hanno richiamato tutti noi alla nostra condizione di esuli e di viandanti sulla terra, alla solidarietà e alla fratellanza, alla fiducia nell’intima bontà dell’uomo.
Ella ci ha insegnato che non esiste una “politica cattolica”, “una scuola cattolica”, “un giornale cattolico” : esistono gli uomini e le donne che vivono ogni attimo della vita, ogni occupazione secondo il loro essere cristiani con un costante impegno per il bene comune. Ci ha richiamato con queste parole alla grande politica quella che è servizio, dedizione, sacrificio che non vive d’intrighi e di personalismi, che non persegue l’interesse di una parte ma che opera per il bene di tutti. E’ difficile ed ardua la via che Ella Eccellenza ci ha indicato in ogni momento del suo ministero e vorremmo affrontarla anche noi con la Sua serenità, il suo sorriso affabile, la leggerezza e la profondità con cui Ella manifesta il suo spirito, con cui ci ha accolto, ascoltato, ci ha aiutato a comprendere e a rispettare i valori più alti su cui si fonda la nostra convivenza. Ci ha insegnato a rispettare il diritto alla dignità, alla giustizia, al lavoro, alla salute, il diritto alla vita anche per i profughi che cercano dignità e salvezza, ci ha insegnato che il Vangelo non è una bella lettura ma è il cammino affidato ad ogni uomo, anche ai non credenti, da compiere in ogni attimo della vita per realizzare “una società nuova anche sul piano economico, politico e sociale, attraverso l’assunzione del vero, del buono e del giusto”, valori laici comuni anche a culture diverse.
Infine desidero ringraziarLa Monsignore perchè ascoltandoLa abbiamo potuto comprendere meglio l’importanza della cultura. Abbiamo verificato nella saggezza e nell’apertura del Suo Magistero come sia indispensabile lo studio, l’approfondimento, l’analisi dei testi e delle situazioni per essere in grado di reggere le difficoltà, le paure, di decodificare i codici della contemporaneità e di gestire in modo responsabile e costruttivo le enormi potenzialità degli attuali mezzi di comunicazione. La Sua cultura, non solo ha appagato il nostro senso del bello, la sete della nostra anima, ma ci ha aiutato a scoprire la bellezza dell’ intelligenza umana quando si apre alla conoscenza, al bene e all’ amore per tutte le creature.
Grazie Eccellenza, non dimenticheremo il nostro buon pastore che ha saputo amarci e soccorrerci con amore intelligente e fecondo di bene e che ha con tanta sapienza del cuore attuato il motto scelto all’inizio dell’episcopato “misericordias domini in aeternum cantabo”.
Il Sindaco di Casale, Prof. Titti Palazzetti