RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Stimatissimo direttore
La ripresa e la pubblicazione da parte del suo giornale di un bell’articolo apparso su “il Corriere della sera” di fine anno contenente la presentazione di un coinvolgente libro del professor Franco Garelli “Gente di poca fede” edito dal Mulino, Bologna, spinge a svolgere alcune brevi considerazioni.
Penso che, prima di tutto, sia indispensabile ringraziare la CEI per il coraggio avuto nel supportare chi ha deciso di svolgere un’analisi scientifica così seria come quella che il noto sociologo torinese ha saputo rappresentare.
Ciò che discende dal suo lavoro è un dato di cui un po’ tutti, in forma intuitiva, riusciamo, però, ad avere contezza: anche l’Italia sta avviandosi a tappe forzate verso una secolarizzazione molto profonda come è già avvenuto nell’Europa del Nord e in paesi di antica tradizione cattolica come l’Olanda.
“Se è vero, infatti, -scrive Garelli- che tre quarti degli italiani ancora credono e che è difficile scorgere in giro non credenti granitici, cresce, però, in forma esponenziale l’ateismo e soprattutto l’agnosticismo tra i giovani”.
Tra i 18 e i 34 anni si riscontra, infatti la quota più alta, dal 35 al 40%, di coloro che si dichiarano senza Dio, senza preghiera, senza vita spirituale.
Solo tra le teste bianche come le nostre il cristianesimo continua a fornire persone che partecipano alle celebrazioni liturgiche, altrimenti quasi totalmente dimenticate dalle giovani generazioni perché considerate troppo ripetitive e ritualistiche.
Occorre che con i giovani si cambi, io credo anche con loro nel rapporto di cittadinanza, ma sicuramente nel modello di relazione e di inclusione ecclesiale.
Ma non possiamo più pensare che le cose cambino continuando a fare sempre gli stessi errori e trascurando la condizione giovanile oggi fortemente caratterizzata da un’esperienza, come scrive molto bene Julian Carron, di nichilismo, “con abolita la categoria del possibile”. Leggere “Il brillìo degli occhi che cosa ci strappa dal nulla”: editrice Nuovo Mondo, Milano.
Rischiamo una vera e propria estinzione del Cristianesimo in Italia!
Cosa fare per superare il fossato tra giovani e Chiesa è argomento, altresì, di un bellissimo saggio del professor Don Armando Matteo che avrebbe dovuto proprio in questi giorni, se non ci fosse stata la pandemia, essere a Casale per presentare: “Pastorale 4.0. Eclissi dell’adulto e trasmissione della fede alle nuove generazioni, Ancora, Milano.
Moltissimi spunti del libro possono offrire oggi alle chiese locali opportunità di confronto assolutamente non banali e in grado di interagire con la realtà della cultura giovanile italiana.
Non serve cambiare per cambiare; serve in un “cambiamento d’epoca”, come dice il Papa, passare “da un cristianesimo della consolazione a un cristianesimo fatto di persone che tornino a testimoniare forme autentiche di vita comunitaria, di passione per la realtà ecclesiale e di protagonismo sociale”.
Papa Francesco parla di un “patto educativo globale” che ridia centralità all’esperienza cristiana come modalità decisiva per riguadagnare all’interno del vivere sociale la dimensione dell’umano. Dobbiamo rilanciare quella formula che Armando Matteo esprime in questo modo davvero efficace: “Diventa cristiano e sarai adulto.Vivi la realtà della Chiesa e entrerai pienamente all’interno del mondo e della storia “.
La prudenza degli adulti, anche nella Chiesa, nell’ascolto delle dure analisi che i giovani fanno del nostro mondo, non può più essere tollerata!
Dobbiamo urgentemente offrire loro spazi fisici per incontrarsi, specie in questi tempi di post – pandemia e dobbiamo loro dire che diamo credito serio alla realizzazione di progetti per costruire nuovi legami sociali.
Senza la fiducia nei giovani che ebbe per esempio lo stile salesiano di Don Bosco, senza un credito generoso nei loro confronti rischiamo di soccombere tutti al nichilismo e ad una crisi generalizzata dei valori intergenerazionali.
Perché a differenza di quello che pensano i più “è tempo di smettere di pensare al problema o ai problemi dei giovani” (casa, lavoro, figli eccetera) ed è tempo di gridare dai tetti la verità: i giovani sono la risposta, gli adulti il problema!”.
Riccardo Calvo