Al via la raccolta del grano nei terreni leggeri e sabbiosi della provincia di Alessandria, per entrare nel vivo della trebbiatura si dovrà attendere ancora una o due settimane, battute finali, invece, per orzo e pisello proteico.
Le previsioni, a livello territoriale, fanno registrare un calo compreso tra il 20 e il 30%, una riduzione delle rese causata dagli sfasamenti climatici e dalle ripercussioni del conflitto in Ucraina. Situazione con segno meno che rispecchia il trend nazionale (produzione di grano in Italia stimata quest’anno in calo del 15%) con il raccolto che dovrebbe attestarsi attorno ai 6,5 miliardi di chili su una superficie totale di 1,71 milioni di ettari coltivati fra grano duro per la pasta (1,21 milioni di ettari) e grano tenero per pane e biscotti (oltre mezzo milione di ettari).
E’ quanto emerge dal monitoraggio Coldiretti Alessandria, provincia particolarmente vocata alla produzione di frumento tenero, con una superficie di oltre 35 mila ettari e più di 2 milioni di quintali di produzione per un totale a livello piemontese di 84mila ettari.
La minor produzione pesa sulle aziende cerealicole che hanno dovuto affrontare rincari delle spese di produzione che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio con incrementi medi dei costi correnti del 68%, secondo elaborazioni Coldiretti su dati del Crea, dai quali si evidenzia che in un caso su quattro i costi superano i ricavi, con il grano duro per la pasta che è quotato in Italia 55 centesimi al chilo e quello tenero per il pane a 45 centesimi al chilo.
“L’impatto si fa sentire anche sui consumatori con i prezzi che dal grano al pane aumentano da 6 a 12 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito venduto da 2,7 euro al chilo a 5,4 euro al chilo – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Per questo dialoghiamo con produttori, mulini e panificatori locali, perché siamo convinti che lavorando in sinergia con artigiani e agroindustria virtuosa, che puntano alla qualità e all’etica di produzione, si possa dare una risposta in termini economici al territorio, ma soprattutto ai tanti consumatori che vogliono consumare prodotti di filiera locale al giusto prezzo”.
Un trend negativo che aumenta la dipendenza dall’estero in una situazione in cui l’Italia è diventata deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci e il 62% del grano duro per la pasta.
La situazione è preoccupante anche a livello internazionale dove la produzione mondiale di grano per il 2022/23 è stimata in calo a 769 milioni, per effetto della riduzione in Ucraina con un quantitativo stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione ma anche negli Stati Uniti (46,8 milioni) e in India (105 milioni), secondo l’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati dell’International Grains Council che evidenzia peraltro che in controtendenza il raccolto di grano cresce del 2,6% in Russia per raggiungere 84,7 milioni di tonnellate delle quali circa la metà destinate all’esportazioni (39 milioni di tonnellate).
Il Paese di Putin è il primo esportatore mondiale di grano con il controllo delle scorte alimentari rischia di sconvolgere gli equilibri geopolitici mondiali con Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina ma anche Libano, Tunisia Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture dei due Paesi.
Una situazione che riguarda direttamente anche l’Unione Europea nel suo insieme dove il livello di autosufficienza della produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione secondo l’analisi della Coldiretti sull’ultimo outlook della Commissione Europea che evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero e non sottostare ai ricatti alimentari.
L’Italia in particolare è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori con la perdita di quasi un campo di grano su dieci nell’ultimo decennio.
“Uno dei prodotti simbolo del territorio alessandrino è proprio il frumento tenero oggetto dell’accordo di filiera Gran Piemonte volto a valorizzare l’oro giallo ed ottenere prodotti da forno prepararti con vera farina Made in Piemonte per rispondere anche alle esigenze dei consumatori che sono sempre più attenti alla provenienza degli ingredienti – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati, per salvare le aziende, e strutturali, per programmare il futuro del sistema agricolo nazionale, mentre a livello comunitario servono più coraggio e risorse per migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi”.
Una situazione aggravata dalla concorrenza sleale delle importazioni, soprattutto da quelle aree del pianeta che, come il Canada per il grano, non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese dove è vietato l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta.
L’Italia che può contare sull’agricoltura più green in Europa deve porsi all’avanguardia nelle politiche di sicurezza alimentare nell’Unione Europea e fare in modo che le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri.