Giovedì 30 – Per avere un po’ di spazio nella stampa, i grillini occupano il Parlamento, offendono i parlamentari, mettono in moto la denuncia al Capo dello Stato per alto tradimento, impediscono il lavoro parlamentare. Speriamo che con la nuova legge elettorale gli sfascisti e i seguaci degli squadristi fascisti di qualsiasi partito stiano fuori dal Parlamento (italiano ed europeo).
Venerdì 31 – Dopo la sentenza che assolve Scajola per non aver commesso il fatto perché beneficato dal faccendiere Anemone “a sua insaputa” è stato prosciolto lo stesso Anemone perché il fatto è stato prescritto (quattro anni, prescrizione lampo): questa è la giustizia che piace ai garantisti.
Anche il Presidente dell’INPS, il Commercialista Antonio Mastrapasqua, stakanovista degli incarichi con altre 24 presidenze o posti importanti in Consigli di Amministrazione, tra cui la Vicepresidenza di Equitalia, per un totale di 1.200.000 € all’anno di emolumenti, ora indagato per l’accusa di fatture gonfiate emesse dall’Ospedale Israelitico di Roma, di cui è direttore, potrà giustamente asserire che se c’è qualche errore, con tanti incarichi, lo hanno fatto altri a sua insaputa. Gli incarichi erano arrivati a 55, ma poi sono stati ridotti di un bel po’, quando il Governo Monti ha disposto che per quelli pubblici, oltre un certo numero dovevano essere gratuiti.
Sabato 1 – A rubare nel santuarietto del Gran Sasso un crocifisso e la reliquia con il sangue di Giovanni Paolo II sono stati tre tossicodipendenti, che hanno confessato e portato al luogo dove avevano nascosto la refurtiva. All’inizio mancava però la cosa più preziosa, il pezzo di tessuto intriso del sangue del Papa, che i tre compari avevano detto di aver gettato via perché ne ignoravano l’importanza. Poi messi alle strette hanno restituito anche quella.
Dopo che il Presidente del Consiglio ha messo in approvazione al Consiglio dei Ministri un Decreto Legge per cui gli incarichi in Enti di grande importanza nazionale devono essere in esclusiva per evitare conflitti di interessi, Mastrapasqua ha rassegnato le dimissioni da Presidente dell’INPS. Ora in bilico la presidenza dell’INAIL.
Domenica 2 – L’on. Pierferdinando Casini annuncia che lui e quello che resta dell’UDC vanno con Berlusconi. Brunetta parla di ritorno del figliol prodigo e Silvio festeggia con il perdono e l’uccisione del vitello grasso, perché spera che questo rientro gli faccia vincere le elezioni senza ballottaggio. Ricorda quella fidanzata che aveva giurato eterno amore al promesso che partiva per le Crociate, ma poi era rimasto prigioniero dieci anni del feroce Saladino e quando tornò a casa trovò la promessa che aveva sposato nel frattempo il suo migliore amico. Come diceva Dante (in altra occasione, a proposito del Conte Ugolino) “più che l’amor poté il digiuno”.
Lunedì 3 – Il Consiglio Regionale del Piemonte, dichiarato decaduto dal TAR per brogli elettorali, all’alba di sabato con i voti della maggioranza, l’astensione di Lega e Alfaniani che hanno garantito il numero legale (tutti indagati per le spese folli) e il voto contrario dell’opposizione, prima di passare al Bilancio ha votato che i Consiglieri Regionali a loro richiesta, anziché attendere di avere 60 anni per avere il “vitalizio”, possono riscattare i contributi accantonati dalla Regione rinunciando al vitalizio. La norma ha valore retroattivo, quindi comprende anche i versamenti di passate legislature. Ed è proprio qui che va cercata la motivazione di tanta urgenza in questo voto per «salvare» le pensioni: la Corte dei Conti potrebbe presto chiedere un risarcimento delle spese pazze e inoltre si sa che gli eletti della nuova assemblea regionale non avranno più vitalizio, ma non è da escludere che la riforma possa essere retroattiva. L’uscita immediata dalle casse regionali sarebbe di circa 15 milioni di euro. Come dice il proverbio, “la carità comincia in casa”, e molti andranno davvero a casa perche si devono al più presto indire le elezioni.
Martedì 4 – Bilancio dell’INPS è in profondo rosso: in quattro anni si sono bruciati 40 miliardi, per la diminuzione dei contributi per la crisi e l’assunzione delle voragini delle gestioni come l’INPDAP, fallimentare perché lo Stato non paga i contributi.
Però ci sono anche le spese enormi per la dirigenza: oltre quattro milioni all’anno.
Il 2014 prevede uno sbilancio di 4 miliardi.
Mercoledì 5 – Mastrapasqua si è dimesso anche da Equitalia.