Giovedì 5 – I Falchi del PDL (Santanché e Verdini) premono su B. per far cadere il Governo; le colombe (Quariagliello) per continuare a sostenerlo. B. in confusione cambia idea ogni giorno. Intanto nei gruppi del M5S e di PDL si fa la conta di chi uscirebbe per impedire una crisi e le elezioni anticipate. A San Pietroburgo inizia il G20. Il Papa sta portando avanti la sua missione di pace con i Capi delle grandi Nazioni. Il nostro cacciatorpediniere Andrea Doria è partito verso il largo della Siria per proteggere i nostri soldati in missione di pace in Libano.
Venerdì 6 – Il ministro Kyenge si è detta favorevole alla proposta della delegata ai diritti civili del Comune di Venezia, Camilla Seibezzi (PD), di usare la parola “genitore 1” e“genitore 2″ al posto del – parole sue – “concetto obsoleto” di “padre” e “madre”.
Di fronte a questa stupidaggine viene da ricordare che, quando il grande scultore greco Fidia chiese a un calzolaio se avesse scolpito bene il sandalo di un atleta e l’interpellato cominciò a dire il suo parere anche sul piede e sulla gamba, Fidia ribattesse gelido: “Nec ultra crepidam, sutor!” (non oltre la scarpa, ciabattino!). Così alla sprovveduta ministra possiamo dire: “Non oltre l’immigrazione, Cecile!”. E il fatto che avesse studiato all’Università Cattolica, dove c’è anche un corso di Etica, dice che i titoli accademici non garantiscono poi così tanto se gli studenti saltano qualche lezione.
Ma entrando nel merito chi sarebbe il “genitore 1” ? I giuristi romani prima che fosse noto l’esame del DNA affermavano che “mater certa, pater semper incertus”. Ma se la madre è certa perché darle un altro equivoco e anodino nome?
Sabato 7 – Incombe la minaccia di crisi da parte dei falchi del Cavaliere e si fa la conta del numero dei “volonterosi” che potrebbero distaccarsi da PDL e da M5S per appoggiare un Governo Letta bis o un Governo Amato che possa cambiare legge elettorale, lavorare per l’occupazione e il proseguimento della fiducia dei mercati almeno fino alle elezioni europee della prossima pprimavera.
Veglia di Preghiera e digiuno per la pace in tutto il mondo in risposta all’appello del Papa.
Domenica 8 – Arriva a Casale come ogni anno, ed è la 611 volta, il pellegrinaggio dei Borghini, gli abitanti di Borgo Vercelli, che sciolgono il voto a Sant’Evasio per la prodigiosa guarigione dalla peste del 1403. Una fedeltà ed un esempio che meritano una meritata lode.
Lunedì 9 – A distanza di appena dieci giorni, nubi sul matrimonio di Belen Rodriguez e Stefano di Martino. Infastidito dal rumore del gossip, don Roberto Cavazzana non è più disponibile alla celebrazione, e nemmeno don Marco Pozza conosciuto nel padovano per la sua frequentazione dei luoghi della movida dove incontra i ragazzi e che gli è valso il soprannome di Don Spritz. I due promessi sposi gettano acqua sul fuoco e dichiarano: “Siamo molto credenti. Il sacramento del matrimonio è una cosa molto importante per noi ed è per questo che vogliamo far cessare queste inutili discussioni”.
Si apre al Senato la discussione sulla decadenza di B. da senatore.
Martedì 10 – Spiragli di pace per la Siria. Prendendo al volo la proposta americana, Putin ha convinto Assad alla trattativa di consegnare le armi chimiche sotto il controllo internazionale di una Commissione dell’ONU. Questo disinnescherebbe la guerra. Ma la trattativa, che piacerebbe anche a Israele, sarà non facile e non breve.
La Commissione del Senato registra la completa divergenza tra il partito di Berlusconi e tutti gli altri per l’applicazione della legge Severino sulla decadenza da parlamentare di B.; il PDL è sul punto di far saltare il tavolo e far cadere il Governo. Le dichiarazioni del Segretario del PD Alfano sono ormai da campagna elettorale e non da spirito di coalizione. Quello di Enrico Letta è stato un Governo di necessità, ma mal digerito dalle basi elettorali.
Mercoledì 11 – Parla arabo l’anagrafe delle imprese milanesi. Per la prima volta non è un nome italiano quello più diffuso tra gli imprenditori di Milano: sono 1595 i Mohamed titolari di un’impresa, i Giuseppe si fermano a quota 1383 (-55). Il motivo? Forse perché a Milano il 12 per cento delle imprese sono gestite da titolari stranieri. Una percentuale più alta rispetto a Lombardia (9,9 per cento) e Italia (8,4 per cento). Proseguendo nella classifica dei nomi, stilata dal laboratorio di statistica della Camera di Commercio di Milano, al terzo posto c’è Marco (1131 imprese) seguito da Maria (1095), unico nome femminile che compare tra i primi 15. Di queste, 102, ovvero una su dieci, sono straniere. L’ottavo nome nella “lista rosa” dei nomi femminili è cinese: Hu (186).