VERRUA SAVOIA – Sembrava un normale pomeriggio quello di mercoledì 14 settembre, ma si è trasformato in una tragedia.
Sulla riva del fiume Po, nei pressi del ponte che collega Verrua Savoia a Crescentino, un gruppo di richiedenti asilo, giovani ragazzi scappati dal Mali e tuttora ospitati presso una struttura a Verrua Savoia, cercavano di trovare refrigerio per resistere alle calde temperature, facendo il bagno in fiume.
Attorno alle 16,30, uno di questi giovani ragazzi africani, di nome Aruna, è stato inghiottito dalle acque del fiume, senza più riemergere. Immediato è stato l’allarme che i vicini e i passanti hanno lanciato ai soccorritori, allertati dalle urla disperate degli amici del richiedente asilo.
Sul posto sono arrivate subito squadre di soccorritori dei Vigili del Fuoco, della Croce Rossa e dei Carabinieri, che si sono messi alla ricerca del giovane anche mediante l’ausilio di un elicottero, senza però riuscire a trovare in vita il corpo del giovane maliano.
Sembra davvero beffardo il destino di Aruna che è riuscito ad attraversare il Mare Mediterraneo per scappare dalla propria terra alla ricerca di una vita migliore, annegando invece nelle ingannevoli acque del Po.
La notizia dell’annegamento del giovane ha commosso le comunità di Verrua Savoia e Crescentino, ma anche quelle di Brusasco, Cavagnolo e Monteu da Po dove i migranti stanno cercando di integrarsi.
In tanti hanno cercato di mostrare solidarietà a proprio modo. Sicuramente deprecabile, invece, il comportamento di qualche automobilista che, rendendosi conto dell’accaduto, ha augurato la stessa sorte a tutti i richiedenti asilo.
Si può essere critici e scettici verso una politica di accoglienza, ma augurare la morte non è mai segno di intelligenza.
Andrea Curcio
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