RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA CASALE INSIEME:
Integriamo la riflessione della scorsa settimana sulla nuova sede del Parco del Po, con ulteriori considerazioni e proposte per la nostra città e il nostro territorio.
Che cos’è il Monferrato? È un territorio che non si risolve nel solo sito UNESCO dei paesaggi vitivinicoli, ma si estende altresì nell’acquese e nella pianura vercellese. I paesaggi risicoli della pianura monferrina non sono meno importanti delle colline, e la minore considerazione paesaggistica e di valorizzazione riservata a queste porzioni di territorio si spiega forse solo per la minore estensione rispetto alle colline, ben più famose.
Tuttavia, occorre prestare più attenzione al luogo in cui abbiamo la fortuna di vivere e che abbiamo l’onere di custodire: Casale e il Monferrato casalese è sulla linea di confine tra le Colline del Monferrato, terra di eccellenti vini e prodotti apprezzati particolarmente dai Gonzaga, e il Triangolo d’Oro del riso italiano (Vercelli – Novara – Pavia), dove si porta avanti una grande tradizione risicola risalente al medioevo. Vino e Riso trovano in questo punto del pianeta un incontro spettacolare, che forse non ha paragoni. Questi due territori sono impreziositi da un patrimonio storico e culturale immenso, che rende il Monferrato un tesoro anche da questo punto di vista: il romanico e il barocco si sprecano sia sulle colline, che in pianura (si pensi alle grange vercellesi), per non parlare della confinante Lomellina, la “piccola Loira”.
Ecco, Casale si pone sul confine di questi due territori straordinari, e il castello di Casale ne è un baricentro importantissimo. La sua conformazione (compresa dei quattro rivellini attualmente sotto la piazza) ricorda quasi una rosa dei venti, che unisce un territorio vasto, ricco e diverso, da valorizzare e custodire. In questo senso il Castello dovrebbe essere valorizzato e musealizzato in parte, al fine di rendere giustizia a questa sua posizione centrale nel paesaggio territoriale.
Il fiume Po è uno scrigno di biodiversità unico, un tesoro dal valore inestimabile (come stimare economicamente un complesso di elementi fondamentali e imprescindibili per la vita stessa, come è la biodiversità e l’ecosistema naturale?). Solo negli ultimi anni, con l’istituzione dell’area protetta – ora Parco del Po piemontese – si è iniziato a tutelarlo adeguatamente, anche attraverso interventi di restauro ecosistemico. Tuttavia, deve ancora entrare nel senso comune la percezione di quanto siamo fortunati ad avere un parco di questo tipo dentro la città.
Sono ben evidenti a tutti i rischi, in primis quello di alluvioni, ma ancora non sono evidenti i benefici di avere un’ampia fascia verde destinata a riserva naturale:
- Contenimento delle zanzare (con l’aumento consistente dei predatori, fino ad oggi quasi assenti a causa della distruzione dell’habitat).
- Purificazione dell’aria (fondamentale tassello per il territorio con l’aria più inquinata d’Italia, quale è quello della pianura padana).
- Vantaggi in caso di alluvione, con un rallentamento considerevole della velocità delle acque.
Il vantaggio più grande però è evidente a tutti: il parco costituisce un elemento di indiscusso pregio naturalistico, dove le colline del Monferrato si tuffano nella pianura, in un contrasto e varietà di paesaggi unica. E ciò è ancor più vero se si considera che il neonato parco comprende anche l’area protetta delle Grange vercellesi, incluso il bosco delle Sorti della Partecipanza, ultimo e rilevantissimo relitto dell’antica foresta padana, un tempo estesa dalle alpi cuneesi al Delta.
Questa incredibile ricchezza naturalistica potrebbe senz’altro ambire a un altro importante riconoscimento, come già è successo per la fascia torinese del Po: il titolo di Riserva della Biosfera UNESCO. Il Monferrato riceverebbe così il terzo riconoscimento in un’area relativamente ristretta, a indicare la preziosità del luogo in cui viviamo. Si invitano tutti gli attori competenti ad attivarsi e a spingere per detto riconoscimento, soprattutto oggi che, con la pandemia, abbiamo scoperto l’essenzialità delle aree protette e degli ecosistemi naturali integri.
Ma quale il ruolo di Casale in questo scenario? Si ripete da tempo che siamo “capitale” di questo territorio, e l’abbiamo anche scritto in ingresso della città. Ebbene, adesso è tempo di prendersi tutte le responsabilità che questo nome comporta.
Intanto, su un piano più generale, farsi promotore e capofila dei comuni monferrini in vista di una promozione del territorio unitaria, dialogando altresì strettamente con l’area trinese e valenzana, instaurando un’inedita sinergia tra la collina e la pianura.
Su un piano più concreto, poi, varie sono le azioni che si possono intraprendere per tutelare effettivamente questo nostro patrimonio inestimabile. Ne elenchiamo solo alcune:
- Intanto riprendere quanto promesso dall’amministrazione poco tempo fa, in periodo pre Covid, e iniziare una seria campagna anti abbandono di mozziconi: ancora oggi la stragrande maggioranza dei fumatori non sa che gettare a terra il mozzicone è un gesto pari all’abbandono di un qualsiasi altro rifiuto, e anzi più inquinante in ragione delle sostanze tossiche contenute nel mozzicone. Vederne tanti abbandonati nella zona imbarcadero, o peggio gettati direttamente nelle acque del fiume, non è degno di una città che vuole essere proiettata in un nuovo futuro.
- Volendo spingersi più in là nella tutela di questi preziosissimi ecosistemi e paesaggi, si propone di adottare una norma a livello comunale che permetta di arrestare immediatamente il consumo di suolo su tutto il territorio del Comune favorendo ristrutturazioni e riqualificazioni, più l’incontro tra proprietari di immobili e imprenditori edili, invitando anche gli altri comuni del Monferrato a fare lo stesso.
- Per una tutela delle acque e dei suoli, andrebbero adottate delibere contro l’utilizzo intensivo di pesticidi, in modo da ridurre gradualmente nel tempo la contaminazione del suolo.
- Infine, chiaramente non si propone di abbandonare qualsiasi attività e vietare qualsiasi fruizione dell’ambiente fluviale. Si è lasciata sottintesa la ciclovia VenTo, che passa da Casale e che è attualmente in via di realizzazione e avrebbe visto in piazza Venezia hub ideale con sede e ciclofficina FIAB, casetta dell’acqua, area verde, area camper e campeggio.
Ma in città è presente altresì una risalente tradizione natante e di motonautica. Queste attività senz’altro rimarrebbero, ma con preferenza a mezzi a impatto ambientale minimo, che possano rispettare gli equilibri ecologici del fiume.
Casale e il Monferrato casalese possono entrare in un vero e proprio rinascimento, emancipandosi dal loro passato esclusivamente industriale, e riscoprendosi centro culturale e di pensiero che sia in grado di pensare un futuro diverso. Sia per Casale che per il Monferrato intero. Ma per farlo ci vuole coraggio, coraggio di fare grandi scelte, a tutto beneficio delle generazioni presenti e future.