L’emergenza sanitaria ha cambiato inevitabilmente la vita quotidiana. Una rivoluzione culturale e organizzativa che ha portato lo smart working a gonfiare di 10 miliardi di euro la spesa alimentare domestica degli italiani nel 2020 per effetto del maggior tempo fra le mura di casa anche per i timori ancora diffusi sulla sicurezza dei pasti in bar, ristoranti e pizzerie.
Il dato emerge da un’analisi della Coldiretti che sulla base dei dati Ismea evidenzia un aumento del 6% del valore dei consumi domestici durante l’anno, in controtendenza con l’andamento generale di tutti gli indicatori economici.
“Un trend in crescita nel corso del 2020 – evidenzia il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – dopo che il lockdown ha profondamente modificato le nostre abitudini di spesa sia per quanto riguarda i canali di approvvigionamento con il graduale spostamento verso botteghe e piccoli negozi sia per quanto concerne i cibi da acquistare per colazioni e pranzi a casa invece che al bar o al ristorante”.
Lo smart working ha spostato fra le mura domestiche tutti gli intervalli del tradizionale orario di lavoro con la necessità di organizzarsi a casa facendo registrare un +14% degli acquisti al dettaglio di latte UHT +29% per le mozzarelle, +14% pasta, +18% riso, +18% prosciutto crudo, +16% salame, +14% frutta fresca, +21% salse e passate di pomodoro, +23% uova, nei primi cinque mesi dell’anno.
“Con la fine delle limitazioni agli spostamento l’effetto “scorta” legato ai timori ingiustificati sugli approvvigionamenti si è progressivamente affievolito, ma è rimasta la spinta sugli acquisti domestici che segnala nuove abitudini di spesa e di vita – continua il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Una situazione che sta rivoluzionando anche gli equilibri all’interno delle filiere produttive con i consumi alimentari fuori casa in bar, ristoranti e pizzerie dove la spesa registra nel 2020 un drammatico crollo”.
Una drastica riduzione dell’attività per un valore di 34 miliardi di euro che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
In alcuni settori, come ad esempio quello vitivinicolo, la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. La spesa alimentare fuori casa prima dell’emergenza coronavirus era pari al 35% del totale dei consumi a tavola degli italiani.
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