Riformulata parzialmente in appello la sentenza della Corte d’Assise di primo grado di Novara del processo Eternit Bis: condanna di Stephan Schmidheiny a 9 anni e sei mesi per omicidio colposo (così come lo aveva già riqualificato la Corte di Norava). Per alcuni casi l’imputato è stato assolto perché il fatto non sussiste. Per altri casi scatta la prescrizione. Motivazioni della sentenza entro 90 giorni.
Il verdetto è stato pronunciato pochi minuti prima delle 17 dalla Corte d’appello d’Assise di Torino presieduta da Cristina Domaneschi.
Stephan Schmidheiny, imprenditore svizzero di 77 anni, ultimo patron in vita dell’Eternit (l’azienda che, per decenni, produsse, in Italia e nel mondo, manufatti di amianto, principalmente tetti e tubi per conduttore, camini e così via), era accusato di omicidio doloso per 392 morti causati dalla diffusione incontrollata di fibre d’amianto, che provoca il cancro maligno chiamato mesotelioma.
In primo grado, la Corte d’Assise di Novara, presieduta da Gianfranco Pezone (affiancato, oltre che dai popolari, anche dalla giudice togata Manuela Massino), il 7 giugno 2023 aveva riqualificato il reato da omicidio doloso all’ipotesi più lieve di omicidio colposo, comunque pluriaggravato, condannando l’imputato a 12 anni di reclusione con interdizione per 5 anni dai pubblici uffici relativamente a un gruppo di 9 vittime (nei confronti delle quali il reato di omicidio colposo è doppiamente aggravato: dall’aver commesso il fatto violando le norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro e dall’aver agito nonostante la previsione dell’evento) e per un secondo gruppo di 138 vittime (per le quali viene riconosciuta la sola aggravante di aver violato le norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro). Per l’omicidio colposo doppiamente aggravato di 199 vittime era scattata la prescrizione, perché le morti sono risalenti nel tempo; il reato, quindi, era stato dichiarato estinto. Per 46 casi, i giudici di primo grado aveva assolto l’imputato.
La riformulazione del reato (da doloso a colposo) aveva comportato, come automatica conseguenza, che una parte dei casi di morte presenti nel capo d’accusa risultassero prescritti.