CASALE – Resterà viva la speranza di ottenere giustizia, o sarà l’ennesima beffa? I malati, i famigliari delle vittime e l’intera Città, lo sapranno il 31 maggio quando la Corte Costituzionale discuterà la questione sollevata dal Gup, Federica Bompieri, su richiesta della difesa di Stephan Schmideiny, circa la legittimità del processo ribattezzato “Eternit-bis”.
Dopo il ridicolo e beffardo esito del primo procedimento, morto in Cassazione per “prescrizione del reato”, la Procura di Torino aveva rilanciato accusando il magnate svizzero dell’omicidio volontario di 258 persone. E’ soltanto una minima parte rispetto le oltre 2mila vittime uccise dalla fibra killer, ma comunque un modo per provare a raggiungere una sentenza di colpevolezza. Cancellando quello che poi si è rivelato un grosso errore, questa volta la Procura torinese ha puntato tutto sull’omicidio “doloso”, reato non prescrivibile, anziché tentare di creare un importante precedente giuridico circa i reati ambientali permanenti.
Ma la richiesta di giustizia delle tante famiglie casalesi che hanno dovuto affrontare indirettamente, loro malgrado, il killer silenzioso, potrebbe rimanere nuovamente inattesa. La Corte Costituzionale, infatti, dovrà decidere sull’eccezione sollevata dalla difesa Schmideiny, secondo la quale al magnate svizzero verrebbe contestato un nuovo reato, nuove vittime, ma susseguenti alla stessa condotta per la quale la Corte di Cassazione si era già espressa nel primo processo. Quindi – sempre secondo la difesa – si violerebbe il principio del diritto del “ne bis in idem”, secondo il quale, appunto, non si può essere processati due volte per la stessa condotta. Se la Corte decidesse in favore dell’imputato, il processo Eternit bis verrebbe immediatamente archiviato, diversamente sarebbe scontato il rinvio a giudizio di Stephan Schmideiny.