CASALE (d.c.) – Ancora un rinvio, ancora con il fiato sospeso in attesa che la Cassazione decida se oltre tremila vittime e le loro famiglie potranno avere giustizia o meno. Il 13 dicembre a Roma la Suprema Corte, infatti, deciderà se accogliere o meno l’impugnazione del pm Gianfranco Colace, ribadita dai ricorsi del procuratore generale Francesco Saluzzo e del sostituto procurato generale di Torino, Calo Pellicano, depositata contro la decisione del Gup Bompieri di derubricare l’imputazione nei confronti di Stephan Schmidheiny da omicidio volontario a omicidio con “colpa cosciente”. Una decisione, apparsa ai più incauta, che spezzetterebbe il procedimento su quattro diversi tribunali. Tecnicismi del diritto incomprensibili alla gente comune che si sente sempre più distante dalla magistratura e sempre più attorniati da un clima generale di sfiducia nella Giustizia. Nel frattempo la prima udienza dei procedimenti penali a Torino, Vercelli, Napoli e Reggio Emilia, molto probabilmente, sarà rinviata e rallentata in attesa che la Corte decida sull’impugnazione che, in caso di accoglimento dell’ipotesi dell’accusa, farebbe riunire e ritornare a Torino il processo. Non sarà semplice. Bisognerà far accettare la teoria della Procura che è imprescindibile dal quadro generato dal primo processo, fatto di centinaia di testimonianze, da decine di perizie, da migliaia di pagine di sentenze, da un’interna Nazione delusa e scioccata dal suo esito.
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