CASALE (d.c.) – C’è speranza ma anche paura intorno alla pronuncia della Corte Costituzionale, che dovrebbe arrivare martedì prossimo, circa la questione di legittimità sollevata dal Gup di Torino nella fase preliminare del processo Eternit bis. I giudici dovranno decidere se il nuovo processo contro il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, violi o meno l’ormai noto principio del «ne bis in idem», per il quale un imputato non può essere processato due volte per lo stesso reato. La questione era stata sollevata dalla difesa e rinviata alla Corte dal Gup Federica Bompiani. E di fronte la Corte costituzionale il collegio difensivo ha rilanciato, chiedendo che il caso venga inviato alla Corte Europea per i diritti dell’uomo, affinché si crei un precedente certo sul “doppio processo”. «Un nuovo processo a Stephan Schmidheiny non è solo possibile, ma necessario e doveroso – cita la nota di Afeva – perché nel frattempo la popolazione di Casale e dintorni continua ad ammalarsi di mesotelioma e morire; perché il diritto europeo non solo non afferma l’opposto, ma anzi, in caso di accoglimento della questione, porterebbe ad una condanna dello Stato Italiano per la mancata tutela fornita alle proprie vittime”. Più conciso l’avvocato Gatti. «La questione non doveva nemmeno arrivare alla Corte. Il Gup Bompiani aveva tutti gli elementi per decidere in autonomia».
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