CASALE – Il coraggio, la voglia di combattere, la determinazione. Casale continua ad essere conosciuta in tutto il mondo per la battaglia contro il grande mostro dell’amianto, continua ad essere fonte d’ispirazione per chi sta ancora lottando per vietare la produzione della fibra killer nel proprio paese. Lo testimonia anche Fernanda Giannasi, origini italiane di Sarpi tradite dal cognome, ma il sangue “caliente” e passionario del Brasile, già ispettrice del Lavoro ed ora la “grande madre” della lotta all’amianto ed alla multinazionale Eternit nell’America Meridionale. Martedì era in Città per incontrare gli «amici dell’Afeva» e per fare il punto sulla situazione brasiliana, dove a livello federale è ancora ammessa la produzione di manufatti in amianto. Ma la lotta casalese ed italiana non è passata inosservata. Grazie anche ad opere letterarie come quella del giornalista e scrittore italiano Giampiero Rossi «Lana di Salmandra», o all’ordinanza del 1993 del sindaco casalese Riccardo Coppo, ormai anche nel Paese verdeoro la battaglia contro l’amianto è una forte realtà. Uccidere un lavoratore non è ancora reato e solo alcuni Stati hanno vietato la produzione della fibra killer, ma la coscienza civile ha fatto grandissimi passi avanti. Così come la magistratura che grazie alla creazione del Procuratore Generale del Lavoro, che opera in grandissima autonomia ed indipendenza economica avendo a disposizione un importante budget, sta combattendo duramente (anche se solo a livello civile) contro le fabbriche della morte. Una battaglia che, paradossalmente, si è fatta più difficile da quando il partito dei Lavoratori è salito al Governo, vanificando di fatto, sotto la pressione delle lobby, il lavoro dei sindacati. Nei due grandi processi che si stanno celebrando, uno sta cercando di superare lo scoglio del riconoscimento dei rappresentanti delle associazioni come parti civili, l’altro sta cercando di collegare inequivocabilmente la Civilit, l’azienda che nel 1949 fu insediata in Brasile dall’Eternit che inviò venti famiglie casalesi per avviare lo stabilimento (testimoniato da Italo Ferrero, martedì alla riunione, che aveva 8 anni quando si traferì con la famiglia) ed i vertici della multinazionale di Stephan Schmideiny. Ci sono poi anche altre battaglie, solo simboliche forse, ma non meno importanti. Come l’impegno che stanno sostenendo l’Afeva e le istituzioni italiane, oltre che a Barry Castleman, il noto esperto (di fama mondiale) di amianto, di far revocare la laurea ad honorem conferita da Yale al magnate svizzero. L’università americana non ha ancora assunto una decisione ma, finalmente, dopo anni di lotta e pressioni, ieri la possibilità di revoca è stata discussa in Consiglio di Amministrazione.