Alle elezioni russe Putin è stato trionfalmente rieletto Presidente per la quarta volta e se la salute lo assisterà rimarrà al potere, dove salì nel 2000, sino al 2030, regnando così per trent’anni, uno in più del dittatore sovietico Stalin. E tra pochi mesi, il 5 novembre per l’esattezza, alle elezioni americane potrebbe essere rieletto Presidente per la seconda volta, in un clima non trionfale ma di guerra civile, non il democratico Joe Biden, bensì il repubblicano, se così lo si può definire, Donald Trump, che probabilmente cercherebbe di regnare, legalmente o non, più dei quattro anni stabiliti dalla Costituzione. Se così fosse, il 2024 rischierebbe di passare alla storia come l’anno del Grande Fratello, o dei due Grandi Fratelli, del celebre romanzo “1984” di George Orwell sulla dittatura. L’anno non diciamo della morte, perché non morirà mai, ma della catalessi della Democrazia in Occidente.
Vaso di coccio fra vasi di pietra
Proviamo a immaginare come noi europei, un vaso di coccio, vivremmo sotto Putin e Trump, due vasi di pietra. Intanto, sgombriamo il campo da due equivoci. Il primo equivoco è che i loro regimi conserverebbero il volto umano della democrazia. E’ impossibile: Putin ha sulla coscienza una serie di assassini politici, l’ultimo dei quali è stato quello di Alexei Navalny, e l’invasione dell’Ucraina, e Trump ha sulla coscienza il tentativo del colpo di stato del 6 gennaio 2021 e altri reati per cui è sotto quattro processi. Il secondo equivoco è che essi combatterebbero l’uno contro l’altro: Putin ha dichiarato di preferire Biden a Trump perché il primo “é un politico di vecchio stampo”, cioè manipolabile, mentre il secondo è “imprevedibile”, cioè incontrollabile. Ma è una falsità. Putin lo ha detto perché sa che la maggioranza degli americani è russofoba e spera di indurla con queste e altre dichiarazioni a votare per Trump. Non dimentichiamo che alle elezioni americane del 2016, Putin contribuì decisamente alla sua vittoria.
Ostili all’Europa
C’è un terzo equivoco, il più dannoso, ed è che i due leader abbandonerebbero l’Europa a se stessa. Putin e Trump sono vendicativi, lo hanno dimostrato in molti modi, e hanno entrambi dei conti da regolare con noi. Infuriato dal nostro sostegno all’Ucraina, Putin intende ripristinare in Europa una sfera d’influenza russa che vada da essa e dalla Moldavia fino ai Paesi Baltici, la Lettonia in testa, e a questo scopo tenterà di indebolire non solo la Nato ma anche l’Unione Europea dividendole in Stati a lui favorevoli e altri ostili. Trump è pronto a dargli una mano: ce l’ha infatti con gli ucraini perché nel 2020 rifiutarono di “incastrare” in uno scandalo finanziario il figlio di Biden, operante allora a Kiev, ce l’ha con noi, al punto da volere imporci pesanti sanzioni economiche, perché non abbiamo pagato l’America per averci difeso dall’Unione Sovietica e perché siamo suoi concorrenti nei commerci, le tecnologie e via di seguito.
Nazionalismo razzista
I due leader hanno un’altra cosa in comune, un nazionalismo dai connotati razzisti. Lo slogan di Trump, Mega, l’acronimo di “Make America great again”, rendere di nuovo grande l’America, rievoca lo slogan di Hitler “Deutschland uber alles”, la Germania sopra tutto (il mondo). E l’asserzione di Putin che “non esiste una nazione ucraina” ricorda quella del Fuhrer che bisognava eliminare gli ebrei. Trump ha già segnalato che se rieletto aprirà campi di concentramento per immigranti illegali e “nemici dell’America”, presumibilmente latino americani, islamici, neri, sul modello di Guantanamo, il penitenziario dei terroristi di Al Qaeda a Cuba. Pur senza arrivare alle atrocità di Stalin, Putin ha già ricostituito i “gulag”, dove vengono richiusi anche stranieri. Con Trump e Putin gli americani e i russi si sentirebbero popoli superiori, e una Europa divisa in due sarebbe americanizzata da una parte e russificata dall’altra, assoggettata a due dittature forse “soft”, ossia morbide, liete di guadagnarci entrambe.
Tutto potrebbe cambiare
Chi ritiene questo scenario fantapolitica dovrebbe pensare che tra meno di un anno, a fine gennaio 2025, tutto potrebbe cambiare. Se eletto presidente, Trump, che non ha un’oncia di democrazia nel suo Dna, potrebbe uscire dalla Nato o paralizzarla e consegnare l’Ucraina alla Russia. E Putin, un vero zar, potrebbe incominciare a ricattare o a condizionare i Paesi più vicini come la Polonia. L’Unione Europea perderebbe a poco a poco la sua coesione, non avrebbe più voce in capitolo in Medio Oriente e nel Golfo Persico, tanto meno all’Onu, e con il tempo diverrebbe succube anche della Cina. La sua prosperità diminuirebbe e le sue tensioni sociali crescerebbero, sarebbe insomma la prima vittima di un nuovo ordine mondiale, ordine dominato non più dalle democrazie ma dalle dittature, in cui proteggere i diritti umani e le libertà civili come abbiamo fatto e stiamo facendo sarebbe molto difficile.
Gli Anni Trenta del Novecento
Non solo. I filoputiani e i filotrumpisti europei (i putiniani e trumpisti di ferro sono irrecuperabili) dovrebbero riflettere sulle somiglianze tra questi nostri Anni venti e gli Anni trenta dello scorso secolo. Nel 1939 Hitler e Stalin, due nemici mortali come poi confermò la storia, strinsero un patto di non aggressione nonché di spartizione della Polonia e dei Paesi Baltici, il celebre patto Molotov – Ribbentrop, i loro ministri degli Esteri, patto fasullo che però aprì la strada alla Seconda guerra mondiale. Non è il caso di paragonare Putin e Trump, che nemici non sono, anzi si ammirano a vicenda, ai due mostri emersi cent’anni fa, ma è il caso di chiedersi se tra due o tre anni, ottenuto il potere assoluto, non potrebbero fare qualche cosa di simile. Chi avrebbe la forza di impedirglielo? Una Europa dei sovranismi come si dice oggi, una Europa militarmente da operetta che non soltanto è disarmata rispetto all’America e alla Russia ma non riesce neanche a darsi una politica di difesa? E chi correrebbe al suo soccorso? La Cina? L’Islam?
L’ammonimento di Biden
Come ha ammonito il presidente americano Biden, nel “Messaggio sullo Stato dell’Unione”, il suo discorso programmatico d’inizio anno, la vera America repubblicana, quella del presidente Ronald Reagan, esortò Mickhail Gorbaciov, l’ultimo Presidente sovietico, ad abbattere il muro di Berlino, mentre una finta America repubblicana, quella di Trump, inviterebbe Putin a fare ciò che vuole degli Stati membri della Nato. Trump, che chiede agli elettori di prestare giuramento a lui, non alla Costituzione come stabilito dalla legge, si spaccia per un patriota. Ma se fosse un patriota sentirebbe la necessità di conservare, anzi rafforzare l’Alleanza Atlantica, il pilastro su cui si sono retti per 75 anni gli equilibri mondiali, che più ha contribuito alla leadership dell’Occidente e alla diffusione della democrazia. L’Occidente non è senza colpe nei confronti dei Paesi emergenti, ma senza di esso avremmo avuto un mondo peggiore.
Il diritto di prendere posizione
Noi europei non possiamo interferire nelle elezioni presidenziali in America e in Russia, possiamo solo sperare che portino alla sconfitta di Trump e al ridimensionamento di Putin, perché solo così l’Unione Europea potrà sopravvivere e rafforzarsi. Abbiamo però il diritto di prendere posizione a favore di Biden e dei dissidenti russi, e per farlo bisogna che formiamo una solida maggioranza. Biden può essere vecchio, avere vuoti di memoria, commettere gaffes ma la sua presidenza è stata costruttiva e gli uomini che lo circondano si sono rivelati politici capaci. Una presidenza Trump con seguaci fanatici sarebbe distruttiva, sebbene i suoi sostenitori in Europa affermino il contrario. Non è questione di ideologia, è questione di moderazione e pragmatismo. In America, sia i repubblicani sia i democratici sono quasi sempre stati moderati e pragmatici, arrecando continuità soprattutto in politica estera. La riprova sta nella loro alternanza: il secolo scorso i democratici occuparono la Casa Bianca per 48 anni, i repubblicani per 52.
Salvini, Orban e la destra europea
In Italia Salvini si è congratulato con Trump per il suo trionfo nel “Supertuesday” il super martedì delle primarie repubblicane della settimana scorsa commentando che “da Bruxelles a Washington il cambiamento è in arrivo”. Lo stesso ha fatto in Ungheria il presidente Viktor Orban, che dal primo luglio sarà il presidente di turno dell’Unione Europea per sei mesi, dicendo “noi scommettiamo sul ritorno di Trump”, aggiungendo che esso è “l’unica possibilità di pace tra la Russia e l’Ucraina”. Si sono uniti al coro l’estrema destra spagnola di Vox e quella tedesca di Afd, più la leader francese Marine Le Pen. Non e’ un caso che Putin corteggi i loro Paesi, e in particolare l’Italia che, ripete di continuo, è da sempre vicina alla Russia. Gli servono per disunire l’Unione europea e per averli come alleati nella realizzazione del suo disegno di una Grande Russia con propaggini dal Mar Nero alla Scandinavia e in Medio Oriente.
Il vertice Bush Jr. e Putin nel 2001
Rammento il vertice tra il presidente americano George Bush Jr. e Putin a Crawford nel Texas nel novembre del 2001, due mesi dopo la strage delle Torri Gemelle di Manhattan a opera di Al Qaeda, e il sogno che suscitò di una pacifica convivenza in Europa tra l’America e la Russia, che aspirava a “una stanza nella comune casa europea” come diceva Gorbaciov e desiderava associarsi alla Nato. Il sogno durò due anni, in un’atmosfera distensiva e benefica per noi, ma si dissolse come la neve al sole e allora non per colpa di Putin bensì di Bush, che risultò essere il presidente sbagliato, come risulterebbe oggi Trump. Bush Jr. attaccò l’Iraq, un partner della Russia insieme con la Siria, abolì unilateralmente il trattato contro i missili antimissili spostando intere batterie verso le frontiere russe, e accelerò l’espansione della Nato a Est proponendo che entrassero a farne parte l’Ucraina e la Georgia. Nel giro di pochi anni, i rapporti tra Washington e Mosca tornarono a essere quelli della Guerra fredda.
Con Trump alla Casa bianca accadrebbe il contrario. Ma si creerebbe una situazione disastrosa per noi perché Putin farebbe ciò che fece Bush Jr. beninteso alla rovescia. Si spingerebbe a Ovest in Europa, tanto a Sud quanto a Nord, si riapproprierebbe di una parte di quelli che erano gli Stati satelliti europei dell’Unione sovietica oltre che dell’Ucraina, della Georgia e della Moldavia, e rientrerebbe nel Mediterraneo. Non lo farà solo se la Nato gli impedirà di vincere in Ucraina, cioè solo se in America Biden sarà rieletto presidente.
Ennio Caretto