CASALE – E’ mancato all’ospedale Santo Spirito nella mattinata di venerdì 18 ottobre Giorgio Ottolenghi, Presidente Emerito della Comunità Ebraica casalese. Era nato a Casale il 18 gennaio del 1923, la sua è stata una lunga vita spesa in gran parte al servizio della piccola Comunità monferrina di cui è stato l’artefice della rinascita nel dopoguerra. Ma con lui se le va anche un riconosciuto esponente ed animatore della vita cittadina.
“Giorgio Ottolenghi ci ha lasciato e, anche se anagraficamente era prevedibile, siamo stupiti perché una parte di noi era illusa che non sarebbe mai accaduto. – Commenta l’attuale Presidente della Comunità Ebraica Daria Carmi – Ci eravamo abituati così. Ad averlo. Nei suoi quasi 102 anni il mondo si è completamente rivoluzionato ma lui è rimasto una costante. Giorgio se ne è andato durante Sukkot ed ha celebrato il suo ultimo Yom Kippur, una data importante, fra le più importanti per questa Comunità che lui ha presieduto per 62 anni. Ha avuto una gioventù difficile, ha conosciuto la paura delle persecuzioni, è dovuto scappare, ha pensato che non sarebbe ritornato in Italia. E invece è ritornato. Ed ha avuto il coraggio di andare avanti. Ha seminato. Ha incontrato, scelto e sposato Adriana, sua compagna di una vita. Si sono amati e sostenuti a vicenda ogni giorno. Insieme hanno lavorato per la ricostruzione della Comunità Ebraica di Casale Monferrato, per la sua rinascita, nonostante il dolore, nonostante il vissuto, nonostante le assenze. Una rinascita che riguardava anche la ridefinizione dell’identità ebraica, del senso di appartenenza, dell’orgoglio di essere ebrei. Un momento quello, in cui ci si è scelti, ci si è fatti famiglia anche senza avere parentela. La nostra comunità ebraica è una famiglia. Una famiglia che oggi si stringe attorno ad Adriana e a Joey, che con Simona ha dato ai nonni due splendidi nipoti, Sara e Michele, che hanno avuto la fortuna di scambiare tanto con Giorgio. Tutti noi oggi perdiamo una guida fondamentale a cui dobbiamo moltissimo”.
Giorgio Ottolenghi proveniva da una famiglia casalese di antiche origini: già all’inizio del 1700 troviamo menzionato nelle cronache locali il rabbino Ephraim Ottolenghi, padre di Joseph Solomon Ottolenghi che diventerà imprenditore di successo e Senatore degli Stati Uniti. Giorgio è nato invece da Giuseppe Ottolenghi avvocato e Valeria Artom e dal 1926 cresciuto nel palazzo settecentesco nel quartiere di San Domenico che sarà per tutta la sua vita la sua residenza. Nel 1938 le leggi razziste del fascismo impongono al quindicenne Giorgio Ottolenghi di proseguire gli studi privatamente, nel 1940 vivrà anche l’esperienza del lavoro obbligatorio alla Cartiera Burgo, dove si adopera per trovare lavoro a un giovane medico ebreo polacco, rifugiato a Casale: Wolf Walter, che viene assunto a lavorare in incognito all’ospedale casalese.
Nel dicembre del 1943 la famiglia Ottolenghi, comprendendo quanto rimanere in Italia sia troppo pericoloso provava a raggiungere clandestinamente la Svizzera. “ll passaggio del confine è stata l’ora più lunga della mia vita” avrebbe sempre ricordato Giorgio narrando le peripezie che avevano portato più volte lui e i suoi cari sul punto di essere scoperti.
Dopo l’internamento in un campo elvetico, il ritorno a Casale avveniva nell’estate del 1945 e conseguentemente Giorgio Ottolenghi riprendeva in mano la sua vita terminando gli studi nel 1948, con la laurea in chimica all’Università di Genova. Cominciava così a lavorare per un’industria del settore associata all’Olivetti, poi, nel 1955, un incarico amministrativo lo portava a Roma per due anni. Ma la voglia di tornare a Casale era più forte: ereditando il Cinema Moderno in via Roma e cominciando così ad occuparsi della sala insieme al gestore Giovanni Daghino.
È in questo periodo che, mentre è a Torino a ritirare delle pellicole, ha l’occasione di conoscere Adriana Torre che ha appena conseguito la laurea in giornalismo a New York ed è per puro caso nel capoluogo in visita alla famiglia. Da lì a poco Giorgio le chiederà di sposarlo e due anni dopo nascerà il loro figlio Joseph.
Sempre nel 1958 Giorgio Ottolenghi subentrava al padre alla guida della Comunità Ebraica incarico che manterrà per i 62 anni seguenti (un primato per le comunità ebraiche d’Italia). Subito si impegnava per il restauro di un bene che era in condizioni disastrose: in accordo con Luciano Mazzarino, direttore della Sovraintendenza Delle Belle Arti di Torino, e l’architetto Giulio Bourbon coglieva un’opportunità storica per restaurare la Sinagoga. Grazie a un impegno quotidiano e ai finanziamenti del Ministero – i primi che lo Stato italiano destina al recupero di un bene che appartiene a una confessione non cattolica – la sala da preghiera riaprirà le porte nel 1969, meritandosi da molti l’appellativo di Sinagoga più bella d’Europa. A questa seguiranno l’apertura al pubblico del Museo degli Argenti e del resto del complesso di vicolo Salomone Olper, oggi il sito più visitato della provincia di Alessandria e una continua fucina di attività culturali.
Per Giorgio Ottolenghi gli anni 70 segnavano l’inizio anche di un’altra avventura. A quasi cinquant’anni soddisfaceva un’antica passione conseguendo la laurea in medicina e la specializzazione in medicina nucleare. Lo studio aperto vicino alla sua abitazione diventava così un punto di riferimento per la salute di molti casalesi.
Nel giugno del 2020, lasciava la guida della Comunità al presidente a Elio Carmi. Un passaggio di testimone che sanciva l’impegno collettivo di queste due famiglie a favore della Comunità e dei suoi beni, oggi tutelati dalla Fondazione Casale Ebraica ETS. Per il grande impegno profuso a favore della Comunità è stato insignito del titolo di Presidente Emerito. I suoi 100 anni nel gennaio del 2023 sono stati festeggiati dall’intera città e dall’ebraismo italiano riconoscenti per il suo contributo.
Fino all’ultimo, pur limitando le sue apparizioni pubbliche allo stretto indispensabile, Giorgio Ottolenghi è stato partecipe della vita comunitaria, condividendo con chi aveva il piacere di incontrarlo, ricordi e consigli. “Come Giorgio non c’è nessuno – ricordava l’allora presidente Elio Carmi z”l” proprio nel giorno in cui Ottolenghi raggiungeva il secolo di vita – in 60 anni di presidenza ha cavalcato la modernità della Comunità di Casale. È stato la nostra fortuna, siamo una squadra fatta di poche persone, ma con una forza enorme, per questo continueremo a esserci, materialmente e ebraicamente. Giorgio continua a essere presente nella continuità di quello che facciamo. Io sono orgoglioso e fraternamente commosso di essere vicino a lui”.
Giorgio Ottolenghi lascia, oltre alla moglie Adriana e al figlio Joseph, anche una sorella minore, Fulvia, che oggi vive in Israele e i nipoti Sara e Michele oltre a numerosi pronipoti.
I funerali si svolgeranno, domenica 20 ottobre a partire dalle ore 15.30 al Cimitero Ebraico Nuovo di Casale Monferrato in via Cardinal Massaia 112.
Discorso integrale di Daria Carmi – Presidente della Comunità Ebraica di Casale Monferrato – in memoria di Giorgio Ottolenghi
Giorgio Ottolenghi ci ha lasciato, ed anche se anagraficamente era prevedibile, siamo stupiti perché una parte di noi era illusa che non sarebbe mai accaduto. Ci eravamo abituati così. Ad averlo. Nei suoi quasi 102 anni il mondo si è completamente rivoluzionato ma lui è rimasto una costante, una certezza. Giorgio se ne è andato durante Sukkot ed ha celebrato il suo ultimo Yom Kippur, una data importante, fra le più importanti per questa comunità che lui ha presieduto per 62 anni.
Giorgio ha avuto una gioventù difficile, ha conosciuto la paura delle persecuzioni, è dovuto scappare, ha pensato che non sarebbe ritornato in Italia. E invece è ritornato. Ed ha avuto il coraggio di andare avanti. Ha seminato. Ha incontrato, scelto e sposato Adriana, sua compagna di una vita. Si sono amati e sostenuti a vicenda ogni giorno. Insieme hanno lavorato per la ricostruzione della Comunità Ebraica di Casale Monferrato, per la sua rinascita, nonostante il dolore, nonostante il vissuto, nonostante le assenze. Una rinascita che riguardava anche la ridefinizione dell’identità ebraica, del senso di appartenenza, dell’orgoglio di essere ebrei. Un momento quello, in cui ci si è scelti, ci si è fatti famiglia anche senza avere parentela. La nostra comunità ebraica è una famiglia. Una famiglia che oggi si stringe attorno ad Adriana e a Joey, che con Simona ha dato ai nonni due splendidi nipoti, Sara e Michele, che hanno avuto la fortuna di scambiare tanto con Giorgio.
Tutti noi oggi perdiamo una guida fondamentale cui dobbiamo moltissimo.
Giorgio è stato Presidente quando la Sinagoga è stata definita Monumento d’Interesse Nazionale, restaurata, restituita in tutto il suo splendore al culto con annessa una mostra temporanea. Il seme di un museo che oggi è un frutto maturo: il complesso ebraico. Ha accolto Presidenti della Repubblica Italiana, Lea Rabin, rappresentanti istituzionali e religiosi internazionali con lo stesso spirito con cui ha parlato a migliaia e migliaia di studenti, a tutti i visitatori, a ogni iscritto.
Portiamo con noi i suoi insegnamenti e il suo ricordo ci sarà certamente di benedizione.
Io spero di poter avere la sua capacità inesauribile di immaginare il futuro. Giorgio è stato un lucido conversatore anche quando ha smesso di uscire. Le persone andavano a trovarlo per godere della sua infaticabile curiosità e della sua visionaria capacità di pensare al futuro. Il futuro di questa città e dei suoi ebrei soprattutto. La sua attenzione a cogliere ogni opportunità per garantire il futuro a questa comunità è stata costante e viva fin’anche nei suoi ultimi giorni. Non perdeva articolo di giornale o notizia che potesse rappresentare un’opportunità di rilancio. Voleva il treno, per attirare nuove famiglie, voleva i primariati all’ospedale per attirare medici da altrove. Voleva costruire opportunità, ancora e ancora.
Giorgio, se ne è andato il 18 ottobre, 18 nella Ghematria è dato da Yud e Het (18=10+8), è il numero della vita, del vivente, la parola Chai. Giorgio con la sua storia esprime il desiderio di vivere. Oggi i suoi semi sono piante e noi ne raccogliamo i frutti. Nel suo ricordo continueremo a prendercene cura.
Daria Carmi – Presidente Comunità Ebraica di Casale Monferrato