VERCELLI – Se l’è cavata con una condanna a due anni di reclusione, pena che non sarà scontata perché rientra nei benefici della sospensione condizionale, l’ex Presidente del Consiglio Comunale Davide Sandalo (all’epoca dei fatti figura di primo piano del Pd), finito davanti al Gup di Vercelli per rispondere dell’accusa di concussione ai danni della ditta Eurotrend, in ordine ad un appalto relativo ai servizi scolastici comunali. I Pubblici ministeri Davide Pretti e Francesco Alvino avevano chiesto una condanna a 4 anni per l’ex esponente di punta del Partito Democartico cittadino, ma il Gup ha derubricato il reato contestato come “tentato” e non “consumato” e, anche in virtù del risarcimento di 10mila euro al Comune, ha optato per una pena più lieve. Derubricazione che ha costretto quindi il magistrato a rinviare gli atti al Pm anche per il patteggiamento di Ubaldo Omodeo Zorini, il collaboratore di Sandalo (arrestato in flagranza) che aveva materialmente preso la “stecca” da 5 mila euro, durante la trappola messa a segno dagli uomini della Guardia di Finanza. Assolto con formula piena, invece, l’ex funzionario dell’ufficio Economato del Comune di Casale, Enrico Drutto, ora in pensione. Drutto, difeso dall’avvocato Germano Carpenedo, aveva sempre dichiarato la propria innocenza e assoluta estraneità ai fatti.
Al di là della sanzione penale, Sandalo sconterà quella politica. Indipendentemente dall’interdizione dai pubblici uffici, è logico che ormai l’ex esponente del Pd ormai è totalmente tagliato fuori dalla politica cittadina e sarà ricordato, forse per sempre, come il primo politico casalese ad aver subito l’onta di un’accusa, di un arresto e di una condanna.
CASALE – La prima dichiarazione a caldo è stata quella del parlamentare casalese del Pd Fabio Lavagno. “Ora che la vicenda Sandalo ha avuto un suo primo grado di giudizio – scrive Lavagno – occorre dire che è stato un fatto grave ed increscioso. Non dirlo, tacere o soprassedere significherebbe non rispettare e non valorizzare le esperienze di Centro-Sinistra che hanno amministrato quasi ininterrottamente Casale per oltre tre decenni. Questa vicenda – prosegue l’onorevole – si pone come un fatto grave ed increscioso perché non ha precedenti nella classe dirigente politica del Monferrato, che ha attraversato, anni anche bui della storia repubblicana, senza mai venire scossa da vicende che ne ponessero in dubbio la moralità. Questa vicenda – conclude Lavagno – si dovrebbe porre, con tutta la sua gravità, come uno spartiacque tra un prima, di cui non c’è nulla di cui vergognarsi, e un dopo in cui il Centro-Sinistra e il Partito Democratico, in particolare, deve rivendicare tutte le distanze necessarie da queste pratiche e ricostruire un senso di comunità e utilità della politica per essere baluardo della credibilità delle istituzioni di fronte all’avanzata di sterili populismi incapaci di garantire quel perimetro di rispetto e di garanzia per la democrazia nel nostro Paese”.
Alle sue parole seguono quelle della segreteria cittadina del Pd, coordinata da Angelo Muzio. “La sanzione politica per Davide Sandalo – inizia la nota diffusa dalla sezione – stava già nella sua dichiarazione di auto-sospensione dal Partito, dalle sue dimissioni da Consigliere Comunale e da Presidente del Consiglio, ma ancora di più nella sua dichiarazione di fronte ai giudici: “Non farò più politica. “Oggi il Pd – prosegue la nota – non può che prendere atto della sentenza e che, al di là di responsabilità personali, non esistono e non sono mai esistite contiguità né politiche né amministrative nei fatti che si sono determinati. Non è estraneo, però, alla vecchia e nuova politica che avvoltoi di qualsiasi specie si avventurino alla ricerca di facili consensi tramite il più becero populismo ormai dilagante. Della gravità dei fatti si è già detto e scritto. Il Pd, il suo Gruppo Consiliare e la maggioranza di governo della città non possono che trarre motivo da questa vicenda che rilanciando la sua azione nell’attuazione del programma con le necessarie verifiche e aggiustamenti”.
«La condanna di Davide Sandalo, ex presidente del consiglio comunale nonché persona collocabile tra i più alti esponenti del Partito Democratico cittadino, colloca inesorabilmente il tanto sbandierato “governo della legalità” del sindaco Palazzetti nel cassetto dei tanti, ormai troppi, proclami elettorali non realizzati – ha commentato Giampiero Farotto, portavoce cittadino di Fratelli d’Italia – Riteniamo quanto accaduto un fatto decisamente grave che segnerà, senza alcun dubbio, questo triste momento del governo cittadino con il marchio della vergogna e avrà gravi ripercussioni sulla fiducia dei casalesi verso la politica locale. In questi giorni assisteremo al triste, prevedibile “smarcamento” dei politici appartenenti alla maggioranza dal personaggio che, ricordiamolo, fu tra gli artefici del successo elettorale del centrosinistra. Al di là delle stucchevoli e francamente inutili prese di distanza dall’ex consigliere Sandalo sia da parte sua che di alcuni membri di secondo piano del PD locale – prosegue Farotto – vorremmo che il sindaco Palazzetti in persona ci spiegasse ciò che ha intenzione di fare affinché tali fenomeni di malcostume all’interno della macchina comunale non possano più ripetersi e, allo stesso tempo, gradiremmo sentirla porgere delle scuse nei confronti dei cittadini per non essersi accorta di nulla e aver dormito “tra due guanciali” fino all’arrivo delle Forze dell’Ordine. Se è vero che le responsabilità penali sono a capo di chi ha commesso i fatti, quelle politiche sono sue e del segretario di partito: pur dando per scontata la loro buona fede ed onestà personale appare chiara, pericolosa e perlomeno imbarazzante la loro incapacità di controllo di una macchina complessa come quella comunale”. “La politica casalese – conclude Farotto – sta vivendo un passaggio molto delicato: per il recupero della dignità e della credibilità della politica cittadina, FdI-AN chiede con forza al sindaco Palazzetti di vigilare con maggiore attenzione sull’operato del governo che la sostiene. Il cassetto dei proclami è stato ormai inesorabilmente chiuso dai fatti: è auspicabile una riflessione da parte di tutto il gruppo di maggioranza nella consapevolezza della gravità del momento e della immediata necessità di un’amministrazione cittadina responsabile e capace di assumere il ruolo di garante della trasparenza e della legalità”.
«Abbiamo atteso, nel massimo rispetto dei principi garantisti a cui siamo legati (sempre, e non a corrente alternata come accade per certe parti della sinistra), che la Giustizia svolgesse il suo compito e che le responsabilità venissero accertate – è il comento del coordinamento cittadino di Forza Italia – Ora, di fronte ad una condanna (seppur in primo grado e consci della eventuale possibilità d’appello) che così evidentemente smentisce le arroganti dichiarazioni di “vittoria della legalità” fatte dalla sindaca Palazzetti all’indomani del risultato elettorale, è forte il sentimento di sgomento per una vicenda che finisce, inevitabilmente, per coinvolgere l’intero Comune di Casale Monferrato. Soprattutto questa condanna fa cadere, clamorosamente e rumorosamente, quella presunta “superiorità morale” più volte auto-attribuitasi dalla sinistra casalese (come non citare alcuni interventi, nella scorsa consiliatura, dello stesso Sandalo!), quasi a differenziarsi da chissà quali manchevolezze(!) delle altre parti. Ora la sindaca “della legalità” deve spiegare alla città molte cose, perché non può pensare certamente di cavarsela di fronte ai casalesi raccontando la fiaba della “mela marcia”: per esempio dovrebbe spiegare come abbia potuto non accorgersi che uno dei suoi principali (se non il principale) collaboratore, uno dei pilastri della sua campagna elettorale, uno che aveva ufficio a pochi metri da quello della stessa sindaca, stava facendo cose che non erano compatibili con quei principi di “legalità” da lei così sprezzantemente citati. Ma soprattutto dovrebbe spiegare ai cittadini quali provvedimenti intende prendere (perché ad oggi nulla è cambiato e tutto va avanti come sempre, al di là di reboanti dichiarazioni “a caldo”, poi ovviamente smentite dai fatti) perché vicende del genere non possano più ripetersi all’interno della macchina comunale. La sua “vittoria della legalità” verrà, ahinoi, invece ricordata come la peggior figura amministrativa (ma anche politica) mai verificatasi dalle nostre parti. Dimostri almeno di voler lavorare finalmente con serietà perché il futuro possa essere migliore del presente e metta mano a provvedimenti concreti in materia di riorganizzazione, verifica delle procedure, regolamenti comunali e quant’altro possa davvero fornire ai casalesi quelle garanzie di trasparenza che lei non è riuscita ad assicurare».
“Abbiamo atteso – inizia il commento diffuso dalla Lega Nord – la conclusione del giudizio di I grado prima di compiere alcune considerazioni relative alla vicenda Sandalo. Sui profili di responsabilità penale e personale la Magistratura ha già espresso il suo giudizio e i cittadini potranno trarre le loro conclusioni, ma ciò che francamente risulta intollerabile è, oltre al silenzio del Sindaco, la presa di posizione assunta dal PD per il tramite del proprio segretario cittadino Angelo Muzio”. “L’ex Senatore – prosegue la nota del Carroccio – si limita a prendere atto della sentenza è a negare contiguità politiche e amministrative con i fatti di rilevanza penale accertati dal Tribunale, terminando con insultare gli avversari con le solite accuse di populismo, e finendo, come fa di solito chi a le spalle al muro e ha perso ogni argomentazione, per prendersela con l’opposizione apostrofandola come i “soliti avvoltoi, beceri populisti e necrofori””. “È evidente l’imbarazzo del segretario PD che non è in grado di spiegare lo stridente contrasto tra la vicenda giudiziaria e i proclami di “vittoria della legalità” pronunciati dal neo Sindaco al termine delle elezioni.Posto oltretutto che ad essere stato condannato non è stato un semplice militante, ma quello che era considerato il massimo esponente cittadino del PD, che ha partecipato attivamente tanto alla campagna elettorale, quanto alla formazione della giunta e alla nomina dei componenti delle società partecipate, e che il partito ha indicato come Presidente del Consiglio Comunale, massimo ruolo di garanzia all’interno del parlamentino casalese”. “Anche non vi fosse davvero contiguità politica e amministrativa, come più volte ha ribadito il Sindaco nelle sue ultime dichiarazioni (cosa comunque quantomeno contestabile se si ha vissuto la vita politica della città sino a poche ore prima dell’arresto di Sandalo), quantomeno si deve parlare di fragilità o permeabilità della giunta e del Sindaco, che hanno permesso a un consigliere comunale, che non potrebbe in alcun modo interferire con l’azione dell’esecutivo cittadino, di poter intromettersi nell’iter di una delicata gara d’appalto”. “In due anni di sua amministrazione lo sappiamo e i fatti parlano più dei fiumi di parole dette, tanto che il malcontento per questa Giunta del tutto inadeguata, con tutte le sue promesse mai mantenute, è evidente.In tutto ciò la vicenda Sandalo non è certo l’unico dei motivi per cui il Sindaco dovrebbe dimettersi immediatamente e al segretario cittadino del PD, che accusa il centro destra di essere necroforo, di guardare al proprio partito che ad oggi è divenuto il cimitero della buona amministrazione”.