IL FONDO
Alla fine ha vinto nonna Lia. Quando si scontrano diversi diritti ed interessi, non è mai facile capire chi realmente è dalla parte del torto. Nello scontro tra Drop Café e Comune di Casale Monferrato, hanno un po’ ragione tutti. Ha ragione il titolare del bar, Tommaso Coppo, danneggiato economicamente. Hanno ragione i suoi dipendenti che a causa dei mancati incassi rischiano di perdere il posto di lavoro. Hanno ragione i giovani avventori che non riescono più a vivere la città di notte, e sono sempre più costretti a lasciare il centro storico cittadino. Hanno ragione gli abitanti di piazza Santo Stefano, che hanno diritto a riposare con serenità. E infine ha ragione il Comune di Casale che ha emesso l’ordinanza a seguito delle segnalazioni di Polizia locale ed Arpa. In questi casi quindi è imprescindibile affidarsi al buon senso. Per questo motivo alla fine ha vinto nonna Lia, l’anziana signora che alle 1.40 di domenica, mentre era in pieno svolgimento la protesta di un migliaio di giovani, si è affacciata alla finestra incuriosita da tanto baccano. E alla fine che ha fatto? Ha chiamato la Polizia? No. Semplicemente ha atteso di capire cosa stesse accadendo e poi ha battuto le mani in segno di saluto e solidarietà a quei giovani, forse ricordando la sua gioventù con un pizzico d’invidia per quella mancata libertà. Poi dopo una decina di minuti, ha richiuso la finestra ed è andata a dormire. In secondo piano ha vinto la piazza, hanno vinto i giovani. Quel migliaio di ragazzi che hanno dimostrato che quando vogliono, sono capaci a coalizzarsi per difendere un loro diritto. Qualcuno, banalizzando, li ha definiti difensori del gin-tonic, ma in realtà a farli reagire è stata l’idea che un diritto possa essere soppresso con un’ordinanza: un fatto intollerabile per chi è nato e cresciuto protetto dalla democrazia. E chissà che questa vicenda non gli faccia capire che uniti potrebbero riprendersi anche quel futuro che gli adulti gli stanno rubando. Ha perso il Comune di Casale che come al solito (indipendentemente dalla legittimità del provvedimento) non ha saputo prevedere le reazioni, ne gestire la comunicazione, peggiorando di fatto una situazione già sfuggita di mano. Hanno perso i titolari del Drop Cafè che forse avrebbero dovuto impegnarsi di più nel rispettare quanto prescritto dalle autorità. Ma più di tutti ha perso il cittadino casalese che dal 2013 ha intrapreso una guerra personale contro il locale casalese e che (sono sicuro che si tratti soltanto di una mera coincidenza) è riuscito ad ottenere quanto richiesto, solo ora che ha conquistato una poltrona a Palazzo San Giorgio.
Dario Calemme