CASALE – L’articolo 27 della Costituzione recita “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Questa frase ci ricorda che ogni imputato, malgrado i crimini da lui commessi, deve essere guardato come una persona che può anche arrivare a cambiare e pentirsi. Lo sa bene don Claudio Burgio, cappellano dell’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano e fondatore della comunità per ragazzi “Kayros”.
Accanto all’attività pedagogica che lo vede impegnato quotidianamente con i ragazzi delle comunità, numerosi sono i suoi interventi in dibattiti ed incontri pubblici su temi sociali di attualità, su spiritualità, educazione, famiglia, tossicodipendenza, emarginazione giovanile. Al fine di fornire strumenti teorici e pratici ai genitori per affrontare le sfide educative quotidiane, martedì sera, al Teatro Municipale di Casale Monferrato, Don Burgio ha tenuto una conferenza dal titolo “Non esistono ragazzi cattivi”.
Grande l’affluenza del pubblico, segno dell’importanza che queste tematiche ricoprono nel dibattito pubblico. Partendo dalla sua intensa esperienza personale con i giovani che ha incontrato, Don Burgio ha affrontato i temi del disagio giovanile, che talvolta degenera e mette a repentaglio la vita stessa dei ragazzi e delle loro famiglie. In primo luogo, è stato evidenziato come oggi manchi nei giovani la fiducia nelle istituzioni tradizionali (lo Stato, la Chiesa e la famiglia). Ciò si deve al fatto che l’auctoritas, che deve guidare nel meraviglioso viaggio che è la vita, viene vista come potestas, che soffoca e limita il processo di apprendimento.
Queste istituzioni vengono inoltre percepite come poco credibili e vengono per questo rifiutate. Al fine di riconquistare la fiducia dei ragazzi è necessario dunque portare la testimonianza di persone coerenti in grado di affascinare. Per conoscere meglio gli adolescenti, ha spiegato Don Burgio, è necessario approcciarsi alla loro cultura. Per esempio, il cappellano ha raccontato come egli abbia iniziato ad ascoltare la musica trap con lo scopo di conoscere meglio il mondo interiore dei suoi ragazzi.
Un po’ come Gesù durante un dialogo con Pietro in cui si rileva un gioco di verbi molto significativo tra il verbo “filéo”, che esprime l’amore di amicizia, tenero ma non totalizzante, e il verbo “agapáo”, che significa l’amore senza riserve, totale ed incondizionato. Gesù domanda a Pietro la prima volta: “Simone… mi ami tu (agapâs–me)”? L’Apostolo risponde: “Signore, ti voglio bene (filô–se)”, cioè “ti amo del mio povero amore umano”. Il Cristo insiste: “Simone, mi ami tu con questo amore totale che io voglio?”. [agapâs–me] E Pietro ripete: “Kyrie, filô–se”, “Signore, ti voglio bene come so voler bene”. Alla terza volta Gesù dice a Simone soltanto: “Fileîs–me?”, “mi vuoi bene?”. È quindi Gesù che si adegua a Pietro. E proprio questo adeguamento divino dà speranza al discepolo “Se Dio ha deciso di abbassarsi al nostro livello diventando uomo, anche noi adulti di oggi possiamo fare lo stesso”, ha concluso Don Burgio.
All’ingresso del Teatro era possibile inoltre comprare i libri di Don Burgio, offerti dalla libreria Coppo. L’evento fa parte del progetto “A scuola di…genitori”, ideato dall’associazione I Care Family, da anni guidata dalla dottoressa Renza Marinone e dai suoi collaboratori e promotrice di molti progetti in sinergia con vari attori sul territorio, con il contributo ed il patrocinio del Comune di Casale Monferrato e la collaborazione di For.Al e Job Academy.
Un progetto che, mediante una serie di iniziative, intende creare un ambiente di apprendimento e condivisione, fa in modo che i genitori possano acquisire e scambiarsi competenze pedagogiche ed educative con particolare attenzione all’educazione digitale. Il progetto “A scuola di…genitori” proseguirà nei prossimi mesi con altri convegni e workshop.
Benedetta Cerrato