ALESSANDRIA – Delinquenti 2.0: gli obbiettivi venivano scelti analizzando i profili Facebook, le minacce avvenivano anche mostrando un video su YouTube in cui era riprodotto un vecchio servizio televisivo sull’arresto di un importante boss della ‘ndrangheta, omonimo di uno della banda, e orgogliosamente millantato come parente.
Continuano ad evolversi i metodi di truffatori e malviventi per estorcere denaro, ma fortunatamente Carabinieri e Polizia tengono il passo.
La scorsa settimana a sgominare una banda dedita all’estorsione, sono stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Alessandria, supportati dal personale delle compagnie territoriali, che hanno messo la parola fine al sodalizio criminoso che in 17 mesi era riuscito a racimolare oltre 15 mila euro, ed una serie di oggetti costosi come Tv, smartphone e automobili.
In manette Antonio Campucci, 45 anni, Giulio Campana, 28 anni, Luciano Medei, 39 anni, e Andrea Turco di 30, tutti origine calabrese ma residenti nel capoluogo. Gli ultimi due sono stati arrestati giovedì all’alba durante un blitz dei Militari dell’Arma, gli altri erano già stati raggiunti, a fine gennaio, da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Estorsioni caratterizzate da particolare spietatezza, oltre che da vere e proprie incursioni nella vita privata che, in un clima particolarmente vessatorio, non risparmiavano nemmeno le minacce a figli e congiunti. Il primo a finire nella rete della banda è stato un imprenditore valenzano, costretto a consegnare un anello da 7mila 500 euro ed un’auto (poi rivenduta per 4.500): una sorta di risarcimento per una compravendita di gioielli “saltata”. Nonostante l’orafo abbia solo messo in contatto le parti, i banditi hanno preteso da lui il mancato guadagno: circa 20mila euro. Nella tela anche commercianti, manager, imprenditori nel settore artigianale e della telefonia. Quest’ultimo era stato individuato su Facebook: le foto che pubblicava con oggetti costosi, o in viaggio in mete esotiche, simbolo di un tenore di vita alto, lo hanno fatto finire sotto il riflettore. In altri casi sono stati contattati tramite la chat del social network, richiedendo un incontro per questioni d’affari. Altri sono stati presi d’occhio nei locali di Alessandria, durante qualche serata. Alla fine c’era un solo obbiettivo: estorcere denaro e beni di lusso.
Di fronte al rifiuto di cedere la propria macchina, dell’imprenditore nell’ambito della telefonia, gli sono piombati in casa e gli hanno portato via un nuovissimo televisore a schermo curvo ed un Iphone Gold 6s. Ad un altro lo hanno raggiunto e minacciato al Mc Donald’s dove stava mangiando con i figli. In un altro episodio si sono presentati sotto casa, ed anche in questo caso minacciando l’incolumità dei figli.
Per rafforzare la propria posizione criminale, Giulio Campana, millantava addirittura di essere affiliato alla ‘ndrangheta e per provarlo, mostrava un video su YouTube che si riferiva ad un vecchio servizio giornalistico sull’arresto di un noto boss, suo omonimo, che lui diceva essere suo parente. Nel giro di un anno e mezzo, 5 imprenditori sono rimasti vittime di estorsione, altri 5 di usura (prestavano mille euro, e ne richiedevano due dopo 5 giorni). Ad accomunare i componenti della banda, la passione compulsiva per le slot machine, dove finivano praticamente tutti i proventi delle estorsioni.