Riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni del cantante casalese Paolo Deregibus, a proposito del mondo dello spettacolo al tempo dell’emergenza sanitaria:
«Non è facile affrontare sul piano politico una emergenza mai vista negli ultimi settant’anni. Si sta attraversando un momento difficilissimo per tutte le categorie lavorative, è indubbio, ma si sta parlando pochissimo delle criticità del mondo della cultura e dello spettacolo. Categoria forse nella condizione più precaria di tutte, essendo quella che per prima ha dovuto fermarsi e con ogni probabilità l’ultima a riprendere, e chissà quando. Lasciando sul campo di battaglia molte vittime, e rischiando di annientare una categoria che consta più di mezzo milione di lavoratori, per i quali ad ora sono state individuate pochissime e insufficienti linee di aiuto governative. Eppure la cultura è nelle nostre vite come più di prima. Attraverso la musica, ad esempio, troviamo un sorriso e un’emozione per affrontare le lunghe giornate reclusi nelle nostre case. È attraverso l’arte che l’industria turistica e culturale potranno rialzarsi contribuendo alla rinascita. Bisognerebbe spiegare che il mondo dello spettacolo non è fatto, solo, di ricchi e famosi, anzi, sono la minoranza. Dietro un artista che sta su un palco, c’è un esercito di professionisti che lavorano come qualsiasi dipendente o impiegato, ma che sembra oggi aver perso gli stessi diritti. E se l’artista si arresta, si ferma chi è dietro di lui e chi vive, come tutti, di uno stipendio che contribuisce allo stato sociale senza avere niente in cambio. Un mondo fatto di tecnici del suono, delle luci, roadie, macchinisti, montatori, autisti, direttori di fotografia, scenografi, assistenti, uffici stampa. E scrittori, sceneggiatori, registi, coreografi, insegnanti, agenti, fotografi, studi di registrazione, discografici, grafici, stampatori, direttori di festival, club, associazioni, negozi, piattaforme digitali. Un mondo con relative famiglie che non potendo lavorare e guadagnare, non potrà iscrivere i propri figli nelle palestre, frequentare attività sportive e ricreative, comprare scarpe, vestiti ecc. Speriamo in una risoluzione la più immediata possibile per questa calamità. Ricordando infine che la definizione di “salute” per l’OMS è “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, non semplice assenza di malattia”».