Cari diocesani,
“Cristo è risorto!”.
Sabato 31 marzo quando sarà sceso il buio della notte, nella solennità della nostra bellissima cattedrale, nelle nostre chiese parrocchiali, nella povertà delle piccole comunità, in ogni angolo della terra là dove c’è una presenza cristiana, questo annuncio ancora una volta verrà cantato e celebrato.
A lungo, nel drammatico venerdì di Passione, nel silenzioso sabato, giorno di veglia e di speranza, si attenderà la notte che è l’inizio e la madre di tutte le notti. Quella notte che ha visto la potenza della vita di Dio, riempirà di speranza e di luce anche le nostre vite.
Sì: Gesù è risorto, la morte non è riuscita a distruggere e paralizzare la nostra speranza; la pesante pietra della nostra indifferenza, dell’odio e della desolazione, è stata ribaltata. A Gerusalemme, nell’antichissima basilica della Risurrezione, nascosta da marmi e segni di devozione millenaria, una piccolissima cappella racchiude una lastra di pietra, grande a sufficienza per appoggiare un uomo morto.
L’archeologia e la storia cristiana ci dicono, anche attraverso il recentissimo lavoro di restauro dell’interno ed esterno dell’edicola del Santo Sepolcro, che sin dai primi decenni dell’era cristiana quel luogo è stato venerato come la tomba di Cristo. Ed è vuota. Sì, fratelli, è vuota perché Gesù è risorto. L’ultimo ostacolo insormontabile, la morte, è stato sconfitto. E questa risurrezione è come un fiume in piena che riversa su tutta la storia una luce nuova e una presenza divina straordinaria. Attoniti gli apostoli, che avevano seguito il “Rabbì” Gesù, che erano miseramente fuggiti nei giorni della disfatta, corrono ora al sepolcro.
Molti giorni ancora dovranno passare fino alla Pentecoste, quando il dono dello Spirito Santo illuminerà gli occhi del loro cuore per aiutarli a capire tutto il grandioso disegno di Dio. Ancora molta fatica e molti dubbi attraversano il cuore di questi uomini, fino a cambiarli dal di dentro.
Giovanni, che con Pietro corre al sepolcro, è il discepolo che Gesù ama, cioè ciascuno di noi. Lui, come sentiremo nel Vangelo di Pasqua, vedendo le bende e il sudario, credette. Vede e crede e ci racconta nel suo Vangelo, con tutta la freschezza che traspare da queste stupende pagine, della sua meraviglia, della sua fede che in quel momento è sgorgata possente dal suo cuore.
Sì Gesù è risorto, che ci crediamo o no, che lo vogliamo o no. E la sua vita non è una rianimazione, non è una reincarnazione, è il destino di ciascuno di noi: la gloria e la pienezza della vita. Gesù è risorto e noi con lui. Per 50 giorni, dopo aver percorso il cammino dei 40 giorni quaresimali, manifesteremo la nostra gioia e il nostro stupore.
Ed è l’augurio che mi faccio e che faccio a tutti i diocesani e a tutte le comunità parrocchiali: di recuperare il senso profondo della gioia, di non avere paura e di manifestare sempre di più di essere figli della gioia, perché Gesù è risorto.
Questo sigillo definitivo di Dio su di noi e sul nostro destino, trasfigura ed accende il cuore di speranza, e dona un’altra luce ad ogni croce, ad ogni sofferenza.
Fratelli e sorelle che soffrite e che siete soli, che portate nel vostro cuore l’angoscia e la morte, fratelli che vivete nella tristezza per i tanti problemi familiari che vi affliggono, forse pensate che Dio vi sia lontano, ma non temete: la croce non è che un passaggio e Gesù la porta insieme a noi per condurci alla vita vera.
Figli del Risorto, leviamo alta la nostra voce, gridiamo con la vita che Dio ha e sempre avrà l’ultima parola sulla morte.
Buona Pasqua di risurrezione a tutti voi!
† Gianni Vescovo
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