VILLANOVA – Praticamente la totalità dei 150 lavoratori che, direttamente o per indotto, sono coinvolti nella crisi Bauli-Bistefani, hanno partecipato al picchetto di due ore organizzato davanti allo stabilimento di Villanova. In questi giorni gli enti e le istituzioni si incontreranno nuovamente per stabilire una linea da tenere con la proprietà che, tuttavia, non sembra intenzionata (almeno ad ora) a fare un passo indietro, con il concreto rischio di chiudere lo stabilimento. Una decisione che sembra stata assunta già molto tempo fa, con alcune scelte strategiche che, riviste sotto la luce odierna, appaiono preparatorie all’attuale situazione di crisi.
Politiche aziendali che con il senno del poi si sono dimostrate fallimentari, come l’abbandono della produzione di prodotti delle linee da “ricorrenza” (panettoni e colombe) a marchio Bistefani, per poi ricorrere a toppe peggiori del buco, sono solo un esempio delle ultime scelte aziendali.
Questa mattina alla Bistefani, in prima linea con i lavoratori e le rappresentanze sindacali, al di la dei colori politici, c’era solo il vicepresidente del Consiglio Comunale, Federico Riboldi (Fratelli d’Italia). «Tre anni fa questa azienda venne in Comune a Casale promettendo investimenti e affermando che non era un gruppo industriale che acquistava stabilimenti per chiuderli. Oggi invece ci troviamo di fronte ad imprenditori spregiudicati che buttano in mezzo ad una strada e lasciano sul lastrico 150 famiglie. 120 addetti diretti dell’azienda e 30 dell’indotto che quindi sono privi di tutele. Questo non è un modo di fare impresa responsabile. A questo modo di fare noi ci ribelleremo con ogni mezzo». Serve una mobilitazione generale di sindacati ed amministratori. «Questa mattina non vedo rappresentanti dell’amministrazione Comunale e Provinciale, ci sono io come consigliere di minoranza di entrambi gli Enti, per dare una testimonianza di presenza. Gli Enti si devono mobilitare con forza per far sì che questa realtà del territorio venga mantenuta e non sia depauperato ulteriormente il tessuto industriale con 150 posti di lavoro in meno che, in ogni caso, non sapremmo dove ricollocare».
Grande assente è stata la Provincia di Alessandria. “L’assenza cronica dell’Ente dal nostro territorio – ha detto Federico Riboldi – mi ha spinto a depositare un’interrogazione urgente per conoscere le motivazioni che hanno addotto la Presidente Rossa a disertare il tavolo e quali provvedimenti reali intenda porre in essere riguardo la gravosa situazione che 150 lavoratori stanno vivendo». E la risposta della Presidente Rossa non si è fatta attendere. Attraverso una nota politica dell’Ufficio Stampa di Palazzo Ghilini, la Provincia (non direttamente competente in materia) non era presente al tavolo «perché non invitata».