Nonostante i passi in avanti compiuti negli ultimi anni a livello comunitario e nazionale circa 1/5 della spesa resta anonima.
E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti in occasione dell’entrata in vigore da oggi dell’obbligo di indicare in etichetta il luogo di provenienza delle carni suine trasformate per sostenere il vero Made in Italy e smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana.
“Un passo avanti importante, la norma consente di estendere il paniere dei prodotti alimentari che sugli scaffali devono indicare in etichetta l’origine della materia prima impiegata che tuttavia – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – resta sconosciuta in molti casi, dai succhi di frutta alle marmellate, dai legumi in scatola alla frutta secca sguisciata, dal pane ai biscotti, senza dimenticare l’esigenza di arrivare anche nei ristoranti ad indicare la provenienza della carne e del pesce serviti a tavola”.
Un bisogno di trasparenza che è cresciuta nel tempo della pandemia che ha modificato i consumi alimentari, spingendo verso i prodotti locali e certificati il 70% delle persone secondo l’indagine realizzata dall’EngageMinds Hub, il Centro di ricerca dell’Università Cattolica, che evidenzia peraltro come la preferenza per i prodotti locali e il Made in Italy sia ancora maggiore tra le persone sopraffatte da stati d’ansia e depressivi e da un’aumentata percezione del pericolo del Covid.
Secondo gli studiosi “che il fattore psicologico giochi un ruolo rilevante è segnalato anche dal fatto che, rispetto al dato medio nazionale, prodotti sentiti come ‘Made in Italy’ sono preferiti in misura maggiore da cittadini che in questi mesi percepiscono il rischio sanitario e il rischio economico particolarmente elevato”.
“In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy” ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo nel sottolineare che “l’etichettatura dei salumi è solo l’ultimo capitolo della storica battaglia per la trasparenza condotta dalla Coldiretti che ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa”.
A livello Ue il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.
L’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
Il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.
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