CASALE – Continua la collaborazione tra l’Istituto d’Istruzione Superiore “Leardi” e l’Associazione Nazionale Alpini, sezione di Casale Monferrato. Venerdì 2 febbraio si è svolto un interessante incontro dal titolo «1917, Caporetto: Vittoria e povertà», destinato alle classi quinte dell’Istituto, che ha visto la partecipazione di Gian Luigi Ravera, presidente dell’ANA, e gli alpini Ernesto Berra, professore esperto delle vicende storiche, e Renato Traverso, project manager di Unicredit. La manifestazione si è aperta con la premiazione della classe 5aB Grafica e Comunicazione, vincitrice nella fase provinciale del concorso «Milite non più ignoto», tenutosi lo scorso anno scolastico: in questa occasione, i ragazzi hanno ricevuto un riconoscimento di 500 euro, consegnato direttamente dal presidente Ravera. A seguire, è stata proposta agli studenti una lezione partecipata sul tema della Grande Guerra: i veri protagonisti sono stati quindi i ragazzi, presentando domande, richieste di chiarimenti e approfondimenti sull’argomento proposto ai relatori. Ad esempio, il signor Berra, seguendo gli spunti ricevuti, ha presentato il contesto storico della Prima guerra mondiale e le sue implicazioni sulla società e sulla politica dell’epoca; il signor Traverso, inoltre, ha trattato la situazione economica dell’Italia, partendo da alcuni dati interessanti sul PIL del nostro Paese a fine Ottocento; il presidente Ravera, invece, ha ripercorso la vicenda di Caporetto e la sua ricezione nell’immaginario collettivo, ricordando i luoghi della memoria dedicati a tale evento e alla funzione di riflessione cui i monumenti in questione inducono. Gli interventi dei relatori sono stati seguiti con interesse dagli studenti, che hanno potuto ottenere risposte alle loro richieste sulle cause della sconfitta, divenuta ormai proverbialmente sinonimo di disfatta, sulla frattura fra gli alti comandi dell’esercito e le truppe, sull’esodo tragico delle popolazioni dalle terre occupate dai nemici austro-tedeschi. Commovente e coinvolgente la lettura di qualche passo tratto dalle pagine di diario di un soldato, vedovo a 34 anni, padre di due bambini piccoli, chiamato come tanti altri uomini dai 18 ai 40 anni a difendere il Piave, ultima linea di difesa possibile dopo la ritirata di Caporetto. A conclusione della lezione, una riflessione sulla generazione del 1999, quella che vive in un’epoca così diversa da quella dei mitici “ragazzi del ‘99”, i coetanei che cento anni fa hanno affrontato la guerra per difendere il proprio paese. Qual è oggi il loro impegno, quale il loro ruolo? Una risposta unanime viene dagli alpini presenti: «Occorre lavorare con coraggio e dedizione, come hanno fatto prima di loro quei giovani per difendere le speranze e il proprio futuro».
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