Dall’olio di oliva alla pasta, dalle conserve di pomodoro ai vini, fino alla frutta. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulla tavola e hanno quindi un effetto calamita sui consumatori.
Un prodotto alimentare su quattro viene acquistato in promozione con l’obiettivo di cercare il risparmio e ridurre i costi del carrello, un onere che spesso ricade sui fornitori per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale. Con un aumento su base annuale del 4,5% vola la spesa solo nei discount alimentari.
Il dato emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati sul commercio al dettaglio dell’Istat relativi al 2019 rispetto all’anno precedente dalla quale si evidenzia peraltro una sostanziale stagnazione delle vendite fatta eccezione per il canale on line che balza del 18,4% con una impennata del 38,3% nel solo mese di dicembre con il Natale.
La stagnazione dei consumi colpisce l’economia e il lavoro con il risultato che per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale.
Dopo l’importante sterilizzazione dell’Iva che avrebbe aggravato la situazione dei consumi è ora necessario al più presto il recepimento della direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 per ristabilire condizioni contrattuali più eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori.
Incertezza sui mercati legata alla Brexit, minaccia di nuovi dazi negli USA, embargo imposto dalla Russia sulle importazioni di prodotti europei e le esportazioni di ortofrutta Made in Italy sono crollate del 4% nel 2019, su valori minimi degli ultimi cinque anni stimati pari a circa 4,7 miliardi di euro.
“Una situazione preoccupante che va attentamente monitorata per tutelare la nostra dieta mediterranea – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Auspichiamo che il 2020 possa davvero rappresentare l’anno di svolta affinché le imprese agricole possano vedere giustamente remunerato il loro prodotto e raggiungere dei livelli di reddito che permetta loro di orientarsi al mercato compiendo importanti e serene scelte imprenditoriali”.
Una posizione sostenuta anche dal Ministero della Salute che dire NO all’etichetta nutriscore perché un modello a semafori non consente un’informazione vera e legittima ai cittadini.
“Non dobbiamo dimenticare che l’Italia detiene il record di longevità in Europa con la speranza di vita alla nascita che raggiunge il massimo storico di 82,3 anni con 80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne. Tutto questo grazie proprio alla dieta mediterranea con i suoi piatti diversificati e legati alla tradizione locale. – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – Una spinta al consumo di frutta e verdura avvenuta per effetto soprattutto di una riscoperta sensibilità dei giovani verso la sana alimentazione che fanno sempre più attenzione al benessere a tavola con smoothies, frullati e centrifugati. Ora serve un task force che permetta di rimuovere con maggiore velocità le barriere non tariffarie che troppo spesso bloccano le nostre esportazioni”.
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