BALZOLA – «Quando siamo entrati nel cascinale, sembrava di essere in una puntata della serie televisiva Narcos». Così il Dirigente della Squadra Mobile di Alessandria, il Vice Questore Marco Poggi, ha descritto l’ingresso degli uomini della Questura di Alessandria e del Commissariato di Casale, guidato dal Vice Questore Carmine Bagno, all’interno del cascinale diroccato denominato Cascina Marchese Natta in Località Case Sparse a Balzola, nell’ambito dell’operazione ribattezzata “Alta Tensione” che ha portato all’arresto di un giovane albanese di 25 anni, domiciliato in Alessandria. Una vera e propria fabbrica della droga arredata e allestita meticolosamente: nei quasi 400 metri quadrati dell’immobile cerano 120 lampade solari (dal valore di 15 mila euro), un complesso impianto di areazione e ventilazione che erano alimentati grazie all’energia elettrica “prelevata” dall’illuminazione pubblica, per un valore di 500 euro al giorno (con un utilizzo indebito di energia stimato in circa 45 mila euro). La produzione era divisa sui tre piani, con settori ben distinti, dove sono state rinvenute 953 piante di un metro e mezzo, 871 di 20/30 centimetri e 150 vasetti con i germogli, per un peso complessivo di 400 kg di marijuana: una produzione indoor che non ha precedenti nella storia della Provincia di Alessandria e che si colloca tra le più importanti a livello nazionale. Un’organizzazione così complessa da far escludere la possibilità che il ragazzo finto in manette sia l’unico responsabile. Anche il Questore Michele Morelli, durante la conferenza stampa, ha ammesso che l’indagine sia ancora in corso.
Perché se si tratta di un’organizzazione di elevata capacità imprenditoriale delinquenziale, c’è da immaginare che gli attori da individuare siano ancora tanti: bloccato “l’agronomo”, il giovane esperto con precedenti penali specifici, mancherebbero all’appello uno o più investitori, probabilmente un coordinatore e, sopratutto la manovalanza, perché una produzione trimestrale da oltre 3 milioni di euro a ciclo produttivo, non può essere lavorata da una sola persona.
Il cascinale abbandonato si trova nelle campagne di Balzola a circa un chilometro e mezzo dalla provinciale che collega il comune monferrino alla ex statale che Casale-Vercelli. Libero su quattro lati è attorniato da campi coltivati e costeggiato da un canale irriguo che veniva utilizzato per rifornire le quattro cisterne da mille litri ciascuna. La recinzione originale è stata completata, nei punti dove non era più presente, da una rete metallica, del tipo utilizzato per recintare i pollai. Le finestre murate dall’interno e le persiane chiuse per non far notare i lavori di muratura. L’unico accesso è la porta d’ingresso, rigorosamente blindata: un vero e proprio fortino che non aveva altre vie di fuga. Sul retro due autovetture abbandonate e i cavi elettrici che erano stati collegati ad un traliccio dell’Enel.
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