CASALE – Se ne è andato, nelle prime ore della notte, venerdì 7 ottobre, allo stesso modo con cui ha vissuto, nella discrezione del gentiluomo e con la serenità dell’uomo di fede. Gigi Busto se l’è portato via, nel breve tempo di una sola estate, quel “veleno chiamato amianto” come lo aveva definito lui stesso in suo libro, pubblicato due anni fa: “I racconti di nonno Gigi”, quasi un testamento morale per la sua famiglia. Gibus, così era conosciuto per la firma che lasciava su questo giornale, decano dei giornalisti casalesi e della stampa diocesana, aveva da poco festeggiato 84 anni (era nato il 25 agosto 1932, primogentio di Emilio e Letizia) circondato dall’affetto e dall’amore di tutto la sua famiglia, sempre vicina, sempre accanto nel cammino della malattia. Dopo le scuole elementari, Gigi frequentò l’Istituto Magistrale dove frequenti, si racconta, furono gli scontri con il prof. Pinto che si contrapponeva al pensiero politico del giovane studente. Ma dopo il conseguimento del diploma fu proprio il prof. Pinto e segnalargli un posto di lavoro perchè “sei intelligente – gli disse – e serve uno come te nel ruolo di supplente alle scuole S. Paolo”. In quel periodo scolastico Gigi trovò anche il tempo per seguire corsi di violino, spinto dall’interesse, che mai abbandonò, per la musica classica. Intanto cresceva la passione per la maglia nerostellata del Casale che indossò per qualche tempo, ed arrivò la chiamata al servizio militare. Arruolato con il grado sottotenente ufficiale di complemento, servì la patria a Foligno e poi nel campo estivo a Feltre in provincia di Belluno. Da Foligno, faceva soventi “incursioni” culturali- storiche” nella vicina Assisi. Qui in un giorno di festa incontrò un gruppo di turisti provenienti da Lu Monferrato, tra questi c’era una signora accompagnata da due figlie in visita al Santuario del Patrono d’Italia. Una delle due ragazze era Rosa, che divenne il fiore più bello del suo cuore e per tutta la vita. Finì che la portò all’altare il 26 settembre del 1959 per il matrimonio celebrato dal Vescovo di Casale, S.E. Mons. Angrisani. Alla moglie, che era sartina, Gigi disse “da adesso tu pensi solo alla nostra casa e ti dedichi solo alla nostra famiglia”. Prima, terminato il servizio militare, Gigi era stato assunto dalla Sanber, il cui titolare Sandro Berruti con Camillo Venesio era compagno di età e di gioventù del padre di Gigi. Nella ditta casalese produttrice di cartoni ondulati, sviluppò la carriera lavorativa da dirigente commerciale, anche quando la società venne assorbita dalla Siver, azienda di Vercelli, stesso settore produttivo che lo trasferì come direttore commerciale nelle sedi cuneesi. Nel 1980, appena il fratello Paolo entrò nel giornale diocesano, Gigi che essendo il fratello maggiore si è sempre considerato suo protettore (e a chi gli diceva: “Sei il fratello di don Paolo?” – Ribatteva: “No, è lui mio fratello, perché io sono il primogenito!”) iniziò la stagione giornalistica in Vita Casalese che lo timbrò in “gibus”, coordinatore della redazione sportiva ed autore, poi, di numerose inchieste sulla vita economica e sociale di Casale e dei casalesi, fino a due anni fa, quando passò le consegne alle nuove leve. Era il decano dei giornalisti di Casale, ma ancor più è stato maestro di giornalismo per la signorilità dello scritto, la bellezza dello stile sobrio e chiaro, il rispetto per le persone, la precisione dei fatti, l’analisi e la ricerca di positive soluzioni. Così si è fatto molti amici e nessun nemico. Per la sua collaborazione volontaria, durata 35 anni, ricevette il Diploma di “Benemerito della Stampa diocesana”. E tra le sue attività, a Gigi non mancò mai l’impegno per gli altri, per chi aveva bisogno di qualsiasi tipo di aiuto (nella parrocchia dell’Addolorata, nella San Vincenzo fin dal 1962).
A Lu, il paese di adozione, dove la moglie aveva la casa dei suoi genitori, andava tutte le estati da quando era in pensione e lì tra l’amicizia col parroco e le persone che via via conosceva e stimava, le partite a “marianna” al Bar, gli articoli sui personaggi del paese… fondò una pubblicazione di notizie locali “Cronache luesi” e fu il primo presidente della Pro Loco di cui era stato tra i fondatori. E’ stato insignito su proposta del Vescovo Mons. Zaccheo del titolo di Cavaliere Pontificio dell’Ordine di San Silvestro e l’anno scorso ha ricevuto il “Premio San Vas” per la sua carriera giornalistica.
Dalla finestra della sua ultima dimora, la Casa di Cura Padre Pio, Gigi riusciva a vedere la sede de “La Vita Casalese”, la sua redazione dove mancheranno le sue incursioni per rimproverare chi “usa l’indicativo invece del congiuntivo, non mette le virgole, e abbonda di anacoluti”.
Adesso, invece, come lui stesso aveva scritto per il suo manifesto funebre: “Una sola cosa ho chiesto e cercato: abitare nella casa del Signore”, è sicuramente in quella casa dopo una vita terrena sobria, onesta, al servizio degli altri, di chi ha bisogno.
E quando la commozione strozza in gola le parole che non escono più, si può ancora dire “Grazie di tutto Gigi, ciao Gibus”.