RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Questa lettera ha lo scopo di esporre alcune considerazioni sul tema della chiusura delle scuole e dell’assunzione della Didattica Digitale Integrata (DDI) come alternativa.
Non solo: vorrebbe proporre una “lettura” un po’ spigolosa e articolata di quanto sta accadendo e infine divulgare alcune iniziative intraprese a favore della riapertura delle frazioni di scuola chiuse e scongiurare un inasprimento delle misure restrittive.
A mo’ di slogan s’è detto che la scuola è stata la prima a chiudere, come misura di contenimento dell’epidemia, e l’ultima a riaprire, nonché la prima a chiudere di nuovo, sempre in contrasto con le scelte adottate in molti paesi europei: noi sosteniamo la posizione che, rispetto alla diffusione del virus, la scuola non sia “il” problema, ovvero che gli istituti scolastici non siano luogo di trasmissione di pericolosità tale che la loro chiusura determini dei benefici significativi per la collettività (fatto salvo che il “rischio zero” non esiste).
(Pur nel dibattito sui dati a disposizione, in continua evoluzione, annoveriamo tra le voci a supporto di questa posizione, qualche giorno fa il Nature: “I dati raccolti in tutto il mondo suggeriscono sempre più che le scuole non sono punti caldi per le infezioni da coronavirus”, 29/10/2020…, ma in primis Silvio Brusaferro, Presidente ISS, e la stessa ministra Azzolina).
Da quanto detto sopra consegue, dal nostro punto di vista, che la didattica a distanza non sia la soluzione: soluzione di un problema piuttosto rappresentato come tale che reale
La DDI (didattica digitale integrata) al contrario crea essa stessa danni reali, da molti punti di vista: molti studiosi accoratamente denunciano i danni incalcolabili sulle capacità cognitive e relazionali dei ragazzi inscatolati e soli, tremendamente soli (fatti salvi gli sforzi inumani degli insegnanti, nel tentativo di mantenere viva una relazione didattica e umana, e dei genitori, di essere presenti in ogni modo possibile, nella quotidiana corsa a ostacoli).
Si veda ad esempio il Manifesto per la didattica in presenza contro la chiusura delle scuole, stilato dal CPPP (Centro Psicopedagogico per la Pace) di Daniele Novara
Si prospettano poi, a lungo termine, come conseguenza della didattica a distanza, problemi psicologici e fisici: lo denunciano l’OMS e il Comitato Tecnico Scientifico per voce di A. Villani e L. Richeldi: “bisogna garantire la frequenza in presenza, soprattutto nelle fasce di popolazione più fragili, è fondamentale non solo per la formazione scolastica, ma anche per il benessere psicofisico di questa fascia di popolazione giovanile”
Tra le voci di chi reclama il ritorno alla presenza a scuola è quella dell’Anp, Associazione nazionale presidi, che paventa il “prezzo sociale elevato” che “pagheremo noi tutti e quello individuale che pagheranno invece gli studenti”.
Non si intende infine sorvolare sulla lacerante verità delle disparità, nell’accesso e nella gestione complessiva della Didattica digitale legata alla classe sociale di appartenenza (definita non solo dal reddito familiare, ma anche dal livello di istruzione e da altri fattori complementari)
Abbiamo osservato, in questa seconda chiusura, come gli insegnanti e i genitori si siano interrogati sulle soluzioni, su come affrontare gli ostacoli affinché la DDI funzioni; noi ci interroghiamo al contrario sulla reale utilità che essa venga adottata, ovvero sulla reale utilità che la scuola chiuda.
Temiamo i segnali di un già reale adattamento a questo regime: si dà per scontato, cioè, che non si possa far diversamente, quindi ci si attrezza per rispondere al meglio a quanto richiesto dalla scuola stessa.
Con quest’ottica, siamo già pronti a ritenere “normale”, accettabile, che anche quest’anno scolastico si chiuda qui, e poi ancora che la cosiddetta didattica online diventi una modalità regolare della scuola, come dell’università.
Quali sono invece, secondo noi, le reali criticità che spingono ad adottare la chiusura della scuola come mezzo di contenimento del contagio?
Innanzitutto le carenze nel settore dei trasporti, nel quale è completamente mancato un piano di investimenti e di riorganizzazione; in secondo luogo la carenza di personale scolastico, laddove la scuola si ritrova a fare i conti con anni di tagli e scelte politiche che l’hanno completamente spogliata di risorse; poi ancora l’assenza di un monitoraggio sanitario preventivo (esecuzione test, tamponi o altro) del personale e degli studenti ed il sostanziale fallimento del sistema del tracciamento, che testimonia ancora una volta, le grosse mancanze del sistema sanitario e delle scelte politiche effettuate negli ultimi anni sulla sanità.
Riteniamo che in questi campi debbano essere trovate le soluzioni concrete affinché l’attività scolastica – l’unica possibile, quella in presenza – continui regolarmente.
Preoccupati/e di fronte all’accettazione passiva di tale scenario, invitiamo – soprattutto i genitori e gli insegnanti – a valorizzare e promuovere un’idea diversa della scuola in questo preciso frangente, ovvero:
- la scuola può essere un presidio sanitario (i ragazzi sono obbligati a conoscere e rispettare le regole di protezione, a prendere coscienza della loro importanza) e possono farsene promotori all’esterno;
- l’esperienza della scuola – sotto ogni profilo – è e deve essere campo in cui investire le nostre risorse oggi, per il nostro futuro di cittadini, anche con maggiore impegno di prima della pandemia (riconosciamo nell’investimento sull’educazione e formazione anche un valore economico);
- la scuola è spazio/tempo dove, nel rispetto delle misure di protezione, i bambini e ragazzi possono elaborare con un processo condiviso questa esperienza così difficile e dolorosa (anche laddove ci sono perdite di familiari)
In conclusione, invitiamo tutte e tutti coloro che condividono queste osservazioni, che necessariamente peccano di superficialità, ad aderire a questi appelli:
Manifesto per la didattica in presenza contro la chiusura delle scuole reperibile sulla piattaforma Change.org – appello promosso da pedagogisti e psicologi (Oliverio Ferraris, Vegetti Finzi, Novara e altri)
Lettera del Comitato Priorità alla Scuola, indirizzata Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai Presidenti di tutte le Regioni italiane, ai Ministri del governo e Al Presidente della Repubblica reperibile sulla piattaforma Avaaz.org
(le iniziative promosse dal Comitato si possono seguire sui profili FB ‘Priorità alla scuola’ e ‘Priorità alla scuola Piemonte’)