CASALE – Non c’è più certezza. Nè del risultato, nè del diritto. Perchè la sentenza emessa dal Giudice Sportivo Nazionale di LegaPro, il notaio Pasquale Marino, è la conferma che, anche nello sport, la legge non è uguale per tutti. Se ti chiami Kevin Prince Boateng e giochi nel Milan, puoi lasciare giustamente il campo, ferito dagli insulti di una decina di tifosi deficienti e razzisti, senza tenere in considerazione gli effetti sportivi, senza pensare a quali conseguenze sull’ordine pubblico avrebbe potuto avere il proprio comportamento. Ti godi una settimana di grande celebrità, raccogli la solidarietà di tutto il mondo calcistico e non, e ricevi un invito dalle Nazioni Unite. Se invece sei un ragazzino classe 1994, giochi nella Berretti del Casale, anche se è la «maglia più bella del mondo», e la tua squadra per solidarietà verso le lacrime del proprio compagno lascia il campo, le conseguenze le paga: eccome. In realtà la sentenza romana è stata fastidiosamente salomonica, praticamente politica. Ha punito con una decisione di rito il Casale, reo di aver abbandonato la gara senza motivo, senza calcare la mano, senza esporsi troppo. Una punizione attenuata per quale motivo? Se è accaduto quanto riferito dal giovane nerostellato, perchè non è stato usato lo stesso metro di giudizio del giudice sportivo di serie A, Gianpaolo Tosel? Se invece non è accaduto niente, visto che un arbitro (forse un po’ troppo distratto) non ha rilevato nulla, perchè usare la mano leggera? Per fortuna ci penserà la Procura Federale a fare chiarezza sul caso, senza fermarsi alla lettura di un referto arbitrale, che potrebbe anche essere stato calmierato o aggiustato ad hoc con l’aiuto di qualche dirigente arbitrale, prima di essere inviato al Giudice Sportivo. Indagherà, sentirà i testimoni, cercherà di fare luce su quanto accaduto. Perchè Fabiano Ribeiro non merita di restare «cornuto e mazziato». Ad oggi, in assenza di rilevanze ulteriori a quelle contenute negli atti ufficiali, il giovane della Pro Patria, Luca Paganini, non ha detto nulla e quindi il Casale ha lasciato il campo senza motivo. Il magistrato sportivo ha quindi inflitto la sconfitta a tavolino al Casale per 3-0, un punto di penalizzazione e 500 euro di ammenda. Calmierate le altre sanzioni. Ribeiro, che avrebbe dovuto prendere almeno due giornate visto che è stato espulso per «condotta violenta», resterà lontano dai campi per una sola partita; a Paganini (il presunto razzista) il nulla più assoluto, al di là della presa d’atto dell’ammonizione comminata dall’arbitro per «comportamento non regolamentare»; l’allenatore Francesco La Tartara, che in premessa emerge tra i tesserati allontanati dal campo, nella delibera è stato clamorosamente dimenticato; il dirigente Bonafè, anche lui allontanato dall’Arbitro (e quindi, almeno secondo la giurisprudenza costante, avrebbe dovuto scontare una o due settimane di inibizione) è stato soltanto “ammonito”. Nessuna sanzione a dirigenti e tecnico che, di fatto, hanno autorizzato il ritiro della squadra, creando un precedente assoluto. Laconica la dichiarazione del dg nerostellato Antonio Sorano. «Si è concretizzato quanto avevamo previsto». Sulle conseguenze minacciate nei confronti dei propri tesserati, il dg ha commentato «valuteremo a mente fredda cosa fare».
Dario Calemme