L’incontro di martedì sera con Paolo Ferrero sulla truffa de debito pubblico si è rivelato estremamente utile per informare i cittadini sulle cause dell’attuale crisi, che ha portato alle devastanti politiche di austerità. Ed estremamente utile sarebbe che tutti cercassero di informarsi. In realtà talvolta, anche se raramente i dati forniti da Ferrero, trapelano anche in alcuni media, ma mai sono posti, come meriterebbero, al centro dell’attenzione.
In sostanza Ferrero afferma che la questione del debito pubblico è servita al più grande spostamento mai avvenuto di ricchezza dalle fasce di popolazione povera, media e persino medio-alta, alle banche, alla finanza internazionale e alla minoranza più ricca della popolazione. E lo dimostra con dati inoppugnabili, forniti da ISTAT e Banca d’Italia. Dall’inizio degli anni ’80, da quando cioè la Banca d’Italia non ha più avuto l’obbligo di acquistare i titoli di Stato invenduti, il Tesoro ha dovuto venderli sul mercato ad interessi crescenti, così che dal 1982 al 2007, prima della crisi che ha notevolmente aggravato la situazione, la somma degli interessi pagati dallo Stato era di 1.740 miliardi di €, ben superiore all’intero debito pubblico, allora di 1.505 mld. Un livello di interessi che se applicato da un soggetto privato porterebbe all’incriminazione per usura.
Ma la situazione è drasticamente peggiorata in questi ultimi anni, quando il progressivo e, considerato il meccanismo perverso, inevitabile aumento del debito pubblico, ha fatto da alibi per l’imposizione delle politiche di austerità (iniziate in realtà dal 92 con il Governo Amato, e da allora l’Italia ha un avanzo primario, cioè lo Stato spende meno di quanto incassa, al netto degli interessi), che impoveriscono ampie fasce di popolazione, portando un Paese Europeo, la Grecia, come ha rilevato Panagopoulos, a livelli del terzo mondo, con fasce di popolazione che presentano malnutrizione infantile, mancanza di assistenza sanitaria e di altri servizi essenziali.
Per rendere chiaro il meccanismo, nel 2014 lo stato Italiano, su un debito pubblico di poco più di 2.000 mld, ha pagato 80 mld di interessi, in questo stesso anno la Banca Centrale Europea ha prestato soldi alle banche al tasso dello 0,05. Se questo prestito fosse stato fatto agli Stati, l’Italia avrebbe speso 1 mld in interessi risparmiandone ben 79, quanto recupera in 4 finanziarie. Ma a chi vanno questi interessi? Per circa il 40% a banche e finanziarie straniere, un altro 40% alle banche e finanziarie italiane, il restante 20%, cioè 16 mld ai privati; è immaginabile che i privati acquistino titoli di stato in rapporto alla loro ricchezza. Poiché in Italia il 10% delle famiglie più ricche detengono circa il 50% della ricchezza, mentre il 50% delle famiglie più povere ne detiene circa il 10%, al 50% degli Italiani di questi 80 miliardi arrivano 1,6 miliardi. Ma questi 80 mld provengono dalle tasse che sono pagate in gran parte, circa il 75% da pensionati e lavoratori a reddito fisso, che in gran parte sono nel 50% di popolazione più povero.
QUESTO TRAVASO DI RICCHEZZA DAI PIU’ POVERI AI PIU’ RICCHI CONFIGURA UNA VERA E PROPRIA TRUFFA.
La soluzione proposta non è l’uscita dall’Euro, che porterebbe a problematiche situazioni di autarchia, ma essere in grado di modificare profondamente i meccanismi finanziari europei. Per questo Panagopoulos chiede alle sinistre europee di accantonare le ideologie, come avvenuto in Grecia con Syriza, concentrandosi sui contenuti, poiché solo se queste istanze saranno sostenute da più Paesi europei, tra cui non può mancare l’Italia, tra i paesi più colpiti da questa truffa, i popoli greco e dell’Europa intera potranno tornare a una vita dignitosa.
CasaleBeneComune