CASALE – Come nelle più classiche delle situazioni legate al mondo del calcio, quando le cose vanno male tutti scendono dal carro. Ora tutti sapevano, tutti avevano già previsto. Il vero problema, invece, è stato proprio l’informazione (almeno in parte) che spesso abbocca, come il più ottimista dei tifosi, a qualunque falso profeta. Era già successo con la gestione Catenacci, che durante il suo mandato veniva dipinto come l’unico vero grande salvatore della Patria, salvo poi (una volta caduto in disgrazia) diventare un dirigente “spendaccione” che pensava solo ai suoi interessi e a quelli del figlio. Ora la stessa cosa è successa in questa stagione, con Goveani che è stato accolto in città con le palme, o con Di Stanislao che è stato presentato come un sedicente capo di una cordata romana. Eppure qualunque osservatore obiettivo, con un minimo di senso critico, avrebbe dovuto capire da subito che l’epilogo sarebbe stato questo: quello di una società gettata sull’orlo di un fallimento in meno di un anno. La vera domanda resta come dirigenti di altro profilo, come Giuseppino Coppo e Giorgio Zanon, non abbiano intuito quale sarebbe stata la fine del club, una volta lasciato in queste mani. In realtà tutto era ampiamente prevedibile. Lo era già dopo la prima gestione Foppiani, perchè quando alzi così tanto il livello finanziario di un club e spendi 7 milioni in tre anni, quando decidi di mollare, la società può finire soltanto nelle mani sbagliate. E Casale ne è stata la conferma. Certo, ora che le cose sono accadute, tutti possono abbandonare la nave e mettersi a puntare il dito. Farlo quando le acque erano calme, era sicuramente più scomodo e sconveniente. Finita questa lunga premessa, forse autoreferenziale ma per una volta dovuta, bastano poche righe per spiegare la situazione in casa nerostellata. Soldi non ce ne sono più. O meglio, non ce ne sono mai stati. La Foppiani onorerà gli impegni (compresa la copertura dei debiti della scorsa stagione), ma lo farà solo se la società è nelle mani di una figura terza (tipo un curatore fallimentare) che possa garantire che i soldi iniettati vengano utilizzati per pagare i debiti societari. La squadra è già praticamente in D (con la penalizzazione di 2 punti che infliggerà la Cdn). Il rischio più grande è quello di finire in Promozione o peggio ancora scomparire.
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