CASALE – Farsa nerostellata: atto numero 8. Dopo la fidejussione falsa, i cinque punti di penalizzazione stagionali (e ne arriveranno tra i 4 ed i 6 da scontare nella prossima stagione), la venuta del notaio torinese, la perquisizione in sede su ordine della Procura, la cessione del club, de facto, ad un indagato per bancarotta fraudolenta, l’estromissione dell’amministratore che si rifiutava di avvallare operazioni di «finanza creativa» e il ripianamento delle perdite con una cambiale tunisina, è arrivata la tegola più pesante, l’accusa più infamante: si sono venduti una partita. Qualcuno parla impropriamente di più gare, ma al di là dei pettegolezzi da sala stampa o da tribuna, in realtà la partita finita sotto la lente della Procura Federale è stata Casale-Giacomense. Di per sè il match non ha attirato particolarmente l’attenzione, infatti a far scattare l’inchiesta, è stata la segnalazione dell’Ams, l’Amministrazione dei Monopoli di Stato, alla Procura Federale per quel flusso anomalo di scommesse legato alla vittoria esterna della squadra di Masi San Giacomo. Qundicimila euro scommessi in meno di un’ora, poco prima del fischio d’inizio, in una sola città. Un dato che non è sfuggito ai Monopoli che hanno deciso di dar vita all’inchiesta. Un’indagine classificata «Top Secret» dagli 007 federali e affidata all’ispettore della Procura di stanza in Provincia di Alessandria. La segretezza, almeno in questa prima fase, era fondamentale per la buona riuscita dell’inchiesta, aperta intorno al 10 aprile scorso. Non è un caso, infatti, che tra le colonne di questo giornale, nel numero del 18 aprile, veniva ipotizzato il rischio che qualcuno «senza stipendio e con la squadra già retrocessa» potesse cadere in qualche spiacevole tentazione. La notizia, difatti, era già trapelata dai corridoi di via Gregorio Allegri, ma proprio perchè secretata dallo stesso procuratore federale Palazzi e priva di riscontri ufficiali, era stato preferito non diffonderla. Ma a rompere il silenzio e il segreto, ancora una volta, ci ha pensato la solita fuga di notizie nerostellata. Perchè passano gli anni, cambiano le proprietà, si avvicendano gli amministratori e i direttori, ma la storica «talpa» è sempre li, non muore mai (metaforicamente parlando). Qualcuno all’interno che sistematicamente fa da gola profonda al proprio giornalista di fiducia, passando notizie riservate di ogni genere: dagli acquisti di mercato alle ispezioni federali. Questa volta il «vecchio talpone» ha ben pensato di informare il proprio reporter degli interrogatori tenuti nella sede di via Trevigi, dall’Ispettore della Procura Federale, che ha voluto sentire separatamente, il segretario Vincenzo D’Ambrosio, il direttore sportivo Giorgio Danna, mister Francesco Buglio e i giocatori Casale, Curcio, Ficarotta e Lanzolla. Non si sono presentati alla convocazione, invece, l’ex Amministratore Matteo Dellera e il presidente Andrea Di Stanislao, fuori sede forse per motivi di lavoro e, probabilmente, verranno sentiti a Roma direttamente in Procura. Questa volta però si parla di cose serie e non di calcio mercato, e la fuga di notizie, che potrebbe rallentare l’indagine, non sarebbe stata apprezzata ai piani alti. Gli uffici provinciali della FederCalcio hanno provveduto immediatamente a segnalare la violazione del segreto sull’indagine disciplinare, e non è escluso che la Procura Federale cerchi di stanare la «talpa» che ora rischia severe conseguenze disciplinari. Staremo a vedere. Intanto la Società continua a sonnecchiare e a perdere tempo prezioso e la situazione si sta facendo sempre più critica.
Sarebbe meglio fallire subito
La soluzione migliore? Portare subito i libri in tribunale. Questo perché l’immobilismo di questa proprietà sta annientando la storia nerostellata, lanciando il club casalese verso il baratro. Così chi sta dietro le quinte spera che almeno il nuovo Amministratore Unico, Domenico Falanga, si metta una mano sulla coscienza e, scavalcando patron Di Stanislao, alzi bandiera bianca. Un fallimento pilotato che permetterebbe di sistemare in qualche modo la situazione prima della fine della stagione. Perché se a garantire che i soldi finiscano nelle casse del Casale e non in qualche tasca, ci fosse un curatore fallimentare, la Foppiani metterebbe più volentieri soldi freschi per pagare qualche debito. Continuare ad aspettare che si verifichi l’inevitabile, invece, sarebbe un vero colpo mortale per la società di via Trevigi che potrebbe addirittura scomparire per sempre. L’alternativa più ottimistica sarebbe quella di sperare almeno nella Promozione, perché il Comitato Regionale della FederCalcio, secondo indiscrezioni, non sarebbe disponibile a concedere nulla di più.
Dario Calemme