CASALE – La Junior proseguirà la sua avventura in Legadue o ripartirà da zero, ovvero dal campionato Promozione? Questa è la domanda che in molti si stanno ponendo dopo l’uscita dai play-off della squadra allenata da coach Giulio Griccioli. La risposta della maggior parte delle persone è un laconico: “E’ tutto finito”. Triste da dirsi, ma per tifosi, appassionati o semplici curiosi delle vicende cestistiche rossoblu, c’è attesa e timore della parola fine. La dichiarazione del presidente onorario Giancarlo Cerutti, subito dopo l’eliminazione della Novipiù in gara 4 contro Pistoia, non sembrano schiarire l’orizzonte, tutt’altro: “Finisce un’era durata da 14 anni – furono le sue parole – Ci sarà tempo per parlare del futuro”. Appunto. Il futuro. Negli anni passati, anche dopo le più cocenti delusioni, la società ha sempre reagito d’orgoglio, a volte d’impulso, dichiarando subito e pubblicamente di voler proseguire nel progetto basket. Al momento invece tutto tace. I comunicati stampa della società sorvolano sulle sorti della prima squadra e sono dedicati, giustamente tra l’altro, ai successi a livello nazionale delle formazioni giovanili, dall’Under 14 all’Under 17, o al Summer Camp. Stop. Si respira da tempo un’atmosfera da “rompete le righe” che preoccupa i tifosi rossoblu. Non è un caso che in questi play-off il pubblico non sia accorso in massa al PalaFerraris a sostenere la Novipiù. Quando non vi è certezza sul domani a molti è sembrato inutile andare ad assistere alle partite con Verona e Pistoia. Se poi aggiungiamo l’aumento del costo dei biglietti ecco il motivo delle 1300-1500 presenze di media nella post-season. Anche i 10.000 euro di multa per inadempienze economiche inflitti alla Junior Basket dalla Cometec non aiutano a tranquillizzare gli animi. L’idea di molti è che la stagione trascorsa nella massima serie cestistica nazionale, fortemente voluta e a lungo inseguita, sia stata un “bagno di sangue” dal punto di vista economico (oltre che sportivo) che ha lasciato importanti strascichi anche in questa stagione che, in effetti, è trascorsa all’insegna dello “spending review” più estremo. La squadra affidata ad uno straordinario Giulio Griccioli ha fatto di necessità virtù, affrontando difficoltà e infortuni senza mai attingere al portafoglio, come accaduto spesso e volentieri nelle stagioni passate. Ma forse non è bastato. Mantenere una squadra in Legadue ha un costo fisso e, in una piazza freddina come quella di Casale, probabilmente non c’è un rientro economico e d’immagine (per lo sponsor, che sembra orientato verso Torino) in grado di far proseguire l’avventura. La città attende notizie, buone o cattive che siano, anche perché, non dimentichiamoci, per agevolare la stagione della Junior in serie A il Comune di Casale ha affrontato spese importanti per la sistemazione e l’ampliamento di un PalaFerraris che adesso ha sempre più l’aspetto della classica “cattedrale nel deserto”, ma che comunque si continuerà a pagare per gli anni a venire con i soldi dei contribuenti. Anche per questo la città, e non solo i tifosi di basket, merita che si faccia chiarezza sul futuro. Presto, possibilmente.
Nicola Rustichelli
CASALE – Meno 17. Conto alla rovescia per il futuro del Casale Calcio, che appare sempre più appeso ad un filo. La sabbia nella clessidra che separa il Casale dal baratro, scorre sempre più veloce ed ora anche l’ipotesi Promozione inizia a diventare quasi un miraggio. Questo perchè al presidente federale Abete per essere nelle condizioni di concedere (in un momento di infinità bontà) l’ammissione ad una categoria superiore regionale ad una nuova società che tenga in vita (anche se non ufficialmente) la storia del Casale, serve che quella vecchia dichiari il fallimento, o meglio, che venga sentenziato dal Tribunale fallimentare casalese, e per farlo ci sono tempi tecnici relativamente lunghi. Quanti giorni esattamente serviranno non è facile da prevedere, ma sicuramente si supererà la prima settimana di luglio, data ultima per l’iscrizione ai campionati, anche quelli dilettantistici di Eccellenza e Promozione. In poche parole il Casale sta sotto ad un treno. In mezzo a tanta desolazione il ds Giorgio Danna sta cercando di tenere a galla una barca che fa acqua da tutte le parti. Il futuro nerostellato è appeso alle trattative tenute proprio dal dirigente di Borgo Vercelli che sta cercando di trovare uno spiraglio per evitare la cancellazione dalla storia del calcio. Un nodo fondamentale visto che chi viene avvicinato per proseguire l’avventura nerostellata, con Di Stanislao non vuole nemmeno parlarci. Il ds invece avrebbe tra le mani una trattativa reale con un soggetto imprenditoriale forte, che starebbe già analizzando la creativa contabilità nerostellata. Sarebbe una cordata che vuole fare del calcio seriamente, con programmazione, con intenzione di costruire qualcosa, praticamente tutto il contrario di quanto è stato fatto in questa stagione. Una soluzione che permetterebbe al Casale di conservare la Serie D e di non far sparire i colori nerostellati dal panorama calcistico, proprio nell’anno del centenario dello scudetto. Emissari di questo gruppo imprenditoriale starebbero analizzano riga per riga i conti del Casale, per capire quanto è realmente largo il buco fatto dall’asse Goveani-Di Stanislao in questa stagione, e quindi quanto bisognerà mettere sul piatto per salvare il salvabile e programmare una nuova stagione. Sarà necessario infatti ricapitalizzare le perdite registrate al 31/12 e coprire i debiti maturati a fine stagione, condizioni essenziali perchè il Comitato Interregionale della Lena Nazionale Dilettanti accetti l’iscrizione al massimo campionato dilettantistico. E la cifra sarà sicuramente alta. Ricostruirla non è facile, ma sicuramente a dicembre il buco si aggirava intorno ai 300 mila euro. Dando per certo che la cambiale tunisina non sarà onorata, a quella cifra bisognerà aggiungere i debiti maturati da gennaio a giugno. Centomila euro al mese di media, tra i circa cinquanta stipendi da pagare (45 giocatori più staff e dirigenti) e le spese correnti. Sui nomi vige il massimo riserbo ma quello che c’è di certo, è che non si tratta di imprenditori nè lombardi, nè alessandrini (leggasi Bianchi e Tonetto).
Dario Calemme