CASALE – Nel consiglio Comunale di lunedì sera è passata l’iniziativa varata dalla Giunta a favore del commercio locale messo in ginocchio dall’emergenza Coronavirus. Il provvedimento, che prevede 300 mila euro a sostegno del commercio cittadino, è stato approvato grazie ai voti di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e lista civica Difesa e Ripresa, mentre c’è stato il voto contrario del Partito Democratico e l’astensione di Demezzi.
“Il commercio cittadino in ginocchio, la Città di Casale Monferrato decide uno stanziamento significativo di 300 mila euro a favore dell’attività commerciali chiuse per decreto – dicono da palazzo San Giorgio i capigruppo di maggioranza – si tratta del provvedimento più importante, almeno a livello piemontese, di sostegno alle attività economiche. Accanto allo stanziamento per l’Agenzia di Sviluppo un segnale concreto della vicinanza della maggioranza a chi fa impresa e rende viva la città. Di fronte ad un’opposizione così preconcetta che porta voti contrari ed astensioni rispetto ad un provvedimento che possa alleviare le sofferenze delle attività commerciali chiuse per decreto restiamo attoniti. Il Comune di Casale ha profuso uno sforzo significativo, tra i primi in tutta Italia come stanziamento, per sostenere l’economia. Dispiace vedere, e in questo caso non possiamo fare che denunciarlo con forza, che pur di dare contro l’amministrazione l’opposizione del Partito Democratico e di Demezzi decida di non sostenere con il proprio voto una decisione di questa portata”. “La maggioranza si autoincensa, ma quello che fa lo fa con i soldi dello Stato, e senza metterci del suo – replica Luca Gioanola a nome del Partito Democratico – lo Stato è cattivo così come lo sarebbe la minoranza, però tutto quanto impegnato dalla maggioranza per il Covid è stato di fatto coperto dai trasferimenti statali di 1,38 milioni di euro (avanzando 100 mila euro), ai quali si aggiunge il precedente contributo per i buoni spesa di 178 mila euro, sempre statale. Non sono state aggiunte risorse proprie comunali nella variazione, anche se disponibili, al contrario si è previsto un incremento del fondo di riserva di 286 mila euro. Si sarebbe potuto e dovuto fare di più, per aiutare le attività, lo sviluppo economico, i cittadini, gli studenti. Questo è il punto e abbiamo provato fin da marzo a proporlo alla maggioranza, invece si è preferita la linea di non accingere a fondi propri; così aumenta ad esempio la Tari per i cittadini e l’esenzione Tari per le attività terminerà a inizio dicembre e non andrà fino a fine anno a prescindere dal nuovo dpcm, come avevamo proposto. La maggioranza ha scelto un profilo al risparmio, senza impegnare risorse proprie, il tutto accompagnato da annunci mirabolanti sul proprio conto e attaccando gli altri”. Non si è fatta attendere la risposta dell’Amministrazione. «La replica del Partito Democratico è apparsa ancora più pretestuosa delle motivazioni addotte nella discussione in Consiglio Comunale – commentano Riboldi, Capra e Filiberti – Non può non sapere l’opposizione che una consistente parte delle entrate correnti di un Comune, che servono a far funzionare i servizi e a svolgere la propria attività amministrativa quotidiana, derivano ogni anno da trasferimenti dello Stato, che quest’anno sono state implementate a titolo compensativo a fronte della altre minori entrate dovute al Covid. Dire quindi che il Comune ha usato soldi dello Stato e non ci ha messo fondi propri o è volutamente capzioso o dimostra l’assoluta mancanza di conoscenza della macchina amministrativa. Il merito della questione non può essere da dove provengono i soldi ma come si utilizzano: l’acquisto dei banchi a rotelle da parte del Ministero dell’Istruzione ne è un esempio lampante. Come mai altrimenti non tutti gli altri Comuni hanno investito le stesse risorse adottando i medesimi provvedimenti? Nella speranza che chi si candidava a guidare questa città non più tardi di un anno e mezzo fa’ sappia come funzionano i bilanci del Comune, siamo di fronte all’ennesima dimostrazione di un’opposizione preconcetta e partitica che non guarda al bene comune ma a meri interessi elettorali».
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