CASALE – Tra i 21 arresti per traffico internazionale di stupefacenti, eseguiti dai carabinieri martedì all’alba in diverse città italiane, c’è anche un casalese: Alfio Di Mari, 67 anni, residente in via Facino Cane 17, dove dimora con L.S.C., 61 anni, anche lei indagata nell’operazione denominata «Area 51».
Coinvolti anche due albanesi: una giovane donna che abita in via Sergio Oliaro, A. M., 26 anni, e un ragazzo albanese che abita in via Oliviero Capello E. M., 23 anni. Il blitz dei carabinieri è scattato nella notte alle 4. Alle 2,30 si è formato in città il nucleo d’intervento composto da dieci militari provenienti da Milano e quindici della Compagnia di Casale. E’ stato arrestato il Di Mari, che ora si trova in carcere a Vercelli. Alfio Di Mari, catanese di nascita, è un personaggio molto noto in città.
Apprezzatissimo ristoratore fin dall’apertura del primo locale all’inizio degli anni ‘80, poi alcuni guai giudiziari e negli anni ’90 l’arresto, con altre persone, per traffico internazionale di droga tra Italia, Turchia e Colombia.
Era stato condannato e aveva scontato la pena. Aveva così ripreso la sua attività di ristoratore.
Secondo gli inquirenti aveva però anche ripreso la più proficua attività del traffico internazionale di cocaina. E da quanto si apprende dal provvedimento di custodia cautelare firmato dal gip di Milano Maria Cristina Mannoci, su richiesta della Direzione distrettuale, risulterebbe coinvolto in una organizzazione di stampo mafioso collegata alla ’ndrangheta dei Gallace, potente cosca originaria di Guardavalle, in provincia di Catanzaro. Il casalese avrebbe agito in Italia e all’estero nell’ambito di questa «associazione criminale» definita estremamente pericolosa. Il ristoratore casalese avrebbe avuto un compito da corriere e lo scorso 5 settembre era stato fermato in città dai carabinieri. Sulla sua Audi A3, in un doppio fondo ben occultato (era stato necessario l’intervento di un carrozziere per smontare l’auto) erano stati rinvenuti 360 mila euro, soldi che secondo gli inquirenti erano destinati a pagare la cocaina ai trafficanti colombiani.
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