La coalizione di Centro Destra e il Movimento Cinque Stelle otto settimane fa hanno stravinto alle elezioni parlamentari ma sono ancora a discutere, perché ognuno dei due voleva avere il premio di maggioranza e governare da solo e adesso bisognerebbe mantenere promesse impossibili. Così dopo due mesi persi anche il Capo dello Stato sembra sul punto di perdere la pazienza.
Però qualche accordo l’hanno fatto, stile vecchia repubblica e al Parlamento si sono nominati tra di loro i Presidenti di Camera, Senato, Questori, Segretari, e i Presidenti delle Commissioni Speciale del Senato e della Camera che si occuperanno del Documento di Economia e Finanza.
Al PD non sono state date nemmeno le cariche di garanzia riservate all’opposizione da settanta anni di Repubblica.
Il M5S ha chiosato che fin che non c’è governo non c’è nemmeno opposizione e a nulla sono valse le proteste del PD Pittella, che ha definito questo modo di fare come “metodo acchiappa tutto”.
Anche a Casale abbiamo il problema delle rappresentanze, perché negli scorsi giorni il Sindaco ha nominato i rappresentanti del Comune in seno alla Casa di Riposo confermando i due che erano della maggioranza mentre uno lo voleva la destra che ha alzato i toni definendo arrogante il comportamento della Palazzetti, tanto che lunedì sera per dispetto hanno disertato il Consiglio comunale.
Ma il problema appare complesso. Infatti, quasi tutto il Consiglio della Casa di Riposo, come la sua governance, sono attualmente espressione del centro destra e del suo collegato CL attraverso la nomina da parte dei soci.
Dobbiamo tener presente che questo consiglio ha il compito limitato ma fondamentale di traghettare l’ente all’assetto secondo quanto previsto dalla legge regionale n. 12 del 2.8.2017 e il Comune, su cui ricade buona parte della spesa assistenziale per gli anziani ricoverati, deve garantirsi sui bilanci futuri, qualsiasi sia la maggioranza politica.
E’ importante guardare al bene comune e non all’interesse particolare, altrimenti vale il proverbio siciliano: “pe’ mmia è pappa, e pe’ ttia è ccacca”.
p.b.